31 maggio 2019

Le trombe del giudizio. A Rieti, Ozmo realizza la prima opera di street art su un tribunale

 

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Un giudizio a dir poco super partes, diciamo anche universale, per condannare un atto di violenza tutto umano. Come a dire che, comunque vada, la legge dovrà essere veramente uguale per tutti. Al suono delle trombe è l’opera di Gionata Gesi, in arte Ozmo, che dal 25 maggio anima una grande parete del Tribunale di Rieti, in piazza Bachelet. 
Invitato da Annalisa Ferraro, nell’ambito di “Trame-Tracce di memoria”, progetto ideato dall’Agenzia Creativa The Uncommon Factory, lo street artist originario di Pontedera, i cui lavori sono diffusi da Baltimora a Beirut, ha tratto ispirazione da due opere di matrice classica e fortemente legate alla storia del territorio che, in questo mash-up monumentale, trovano una eloquente consequenzialità visiva e narrativa. La composizione è dominata dalla riproduzione iperdefinita del gruppo scultoreo del Ratto delle Sabine, realizzato da Giambologna tra il 1574 e il 1580 e conservato alla Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria a Firenze. La vibrante plastica delle membra contorte è incorniciata dalla folla di anime penitenti in attesa del Giudizio Universale, una scena tratta dall’affresco dei fratelli Torresani per l’Oratorio di San Pietro Martire della città laziale, antica capitale della regione storica della Sabina. Al suono delle trombe, quando il tempo sarà scaduto, la giustizia farà il suo corso, distinguendo i salvi e i condannati secondo le azioni compiute. 
Insomma, è la Legge che, in questo caso, nella sua forma più evidente, cioè quella architettonica di un tribunale, favorisce un intervento di Street Art, a ennesima conferma del turning point dell’arte di strada, da azione non autorizzata a monumento pubblico, consegnato alla città. 

In alto: OZMO, Al suono delle trombe, TraMe-Tracce di memoria, Rieti. Ph Marco Bellucci

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