03 maggio 2021

L’università di Firenze ha ideato un nuovo gel per il restauro della street art

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Il gruppo di ricerca fiorentino, guidato da Piero e Michele Baglioni, ha presentato a Washington una formula che permette di rimuovere i graffiti dalle opere di street art

Il murales di Banksy sul muro dell'ex carcere di Reading, imbrattato dal Team Robbo

La street art è oggi un fenomeno comune a tutte le città del mondo, dalle grandi metropoli occidentali fino ai luoghi più reconditi, come la striscia di Gaza o il muro del West Bank. A riprova della sua fama, questa pratica ha assunto nel tempo un ruolo sempre più virtuoso, allontanandosi dall’immaginario dei “graffiti di strada” per arrivare ai grandi murales della rigenerazione urbana. La versatilità di questo medium, che ne fa la sua più grande forza di espressione, è anche il suo aspetto più debole: la natura pubblica – il muro di strada – lo rende facile bersaglio di chiunque voglia sovrapporci la propria opinione, di fatto rovinando la pittura sottostante e rendendone quasi impossibile il restauro. Ne è un esempio il murales realizzato da Banksy il giorno di San Valentino dello scorso anno a Bristol, deturpato in poco tempo da abitanti della zona. Per conservare e riportare alla luce queste opere d’arte a cielo aperto, un gruppo di ricerca dell’Università di Firenze guidato da Piero e Michele Baglioni, ha sviluppato un gel in grado di rimuovere graffiti e scritte vandaliche dalle opere di street art. Il rivoluzionario gel è stato presentato dai ricercatori lo scorso 13 aprile presso l’American Chemical Society di Washington e pubblicato sulla rivista specialistica “Journal of Colloid and Interface Science”.

Prima di presentare gli esiti della ricerca, l’efficacia della formula è stata testata dagli scienziati su una serie di muri fiorentini, come quelli sotto il Ponte di Verrazzano, in concomitanza con un’équipe di restauratori in Danimarca. Il professor Piero Baglioni ha spiegato la difficoltà di sviluppare una formula che potesse agire sull’arte di strada, realizzata con medium commerciali come le vernici acriliche, non pensate per resistere alla prova del tempo. La soluzione è stata trovata nello sviluppo di un fluido nanostrutturato, a base di sostanze non tossiche e sostenibili, concentrato in un idrogel a rilascio rallentato. Questa nuova sostanza è capace di creare una pellicola sottilissima di detergente in grado di distinguere i due strati sovrapposti di vernice, eliminando il più recente e ridando vita all’originale.

La ricerca, come ha affermato Michele Baglioni, «è il primo studio sistematico sulla rimozione selettiva e controllata di vernici moderne da vernici con composizione chimica simile» e la sua efficacia è estendibile non solo alla street art, ma anche ad altre forme d’arte: l’idrogel può infatti essere utilizzato per il restauro di dipinti di arte moderna, rimuovendo lo strato di vernice dannosa da cui spesso sono coperti.

Non è la prima volta che l’istituto fiorentino ha sviluppato tecniche innovative per la conservazione: il gel Peggy, brevettato tra il 2015 e il 2019, è stato progettato specificamente per il restauro delle opere della Collezione Peggy Guggenheim, da Marx Ernst a Jackson Pollock. Un altro brevetto attualmente in fase di sperimentazione è il progetto Apache – Active intelligent PAckaging materials and display cases as a tool for preventive conservation of Cultural Heritage, che prevede la realizzazione di un composto organico capace di proteggere le opere d’arte dai danni del tempo.

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