17 febbraio 2022

Chi ha paura di Virginia Woolf? Gioco al massacro fra coppie in crisi

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Appassionato della drammaturgia statunitense anni ’50-’60, Antonio Latella affonda ora il bisturi nelle pieghe della coppia in crisi descritta da Edward Albee. In una produzione Teatro Stabile dell'Umbria

Chi ha paura i Virginia Woolf, foto di Brunella Giolivo

Un ring, un campo di battaglia, un luogo di reclusione. Quella grande stanza dai lunghi tendaggi verde scuro con, allineati in proscenio, dei piccoli gatti di porcellana rivolti verso il pubblico, è tutto questo. E altro ancora. Quel luogo che, a tratti, rimanda a certe atmosfere del cinema di David Lynch, nell’allestimento del regista Antonio Latella, è spazio della mente, è palcoscenico della vita reale e irreale, perimetro dell’immaginazione, di fuga dal mondo e rifugio. Fra quelle mura domestiche, i quattro personaggi del dramma Chi ha paura di Virginia Woolf? dell’americano Edward Albee, spostandosi continuamente tra una poltrona, un armadio a doppia anta che è anche porta, un pianoforte verticale messo di sbieco, e un mobile quale punto di attrazione per bevute di alcol qui solo immaginato nei bicchieri e nelle bottiglie vuote, consumano un gioco al massacro tutto verbale, un crudele duello fatto di complicità, grida, livori, isterismi. In questa ragnatela di squallore, amore, sarcasmo, sono finiti George, mediocre professore universitario di biologia, e la moglie alcolizzata Martha, figlia del preside di un piccolo college. Sono una coppia di mezza età il cui rapporto è arrivato al capolinea. Si detestano, eppure continuano a stare l’uno al fianco dell’altra, tra menzogne e complicità.

Chi ha paura di Virginia Woolf, foto di Brunella Giolivo

Il “jeu de massacre” si consuma lungo l’arco di una lunga notte con l’arrivo di una giovane coppia di sposini, Nick e Honey, invitati da Martha a insaputa del marito, per un ultimo drink dopo una serata organizzata dal padre di lei. Davanti agli inconsapevoli ospiti invitati a un gioco della verità che si rivelerà cinico ed esasperante, i due si lasciano andare alla loro crudele “commedia”, complici e carnefici di loro stessi contemporaneamente. «Vi dico io a cosa giochiamo adesso – dirà George a un certo punto della serata -. Abbiamo giocato a umiliare il padrone di casa…e almeno la prima mano l’abbiamo finita… ancora non vogliamo giocare a saltare addosso alla padrona di casa…e allora ecco il nuovo gioco… Maltrattare gli ospiti… Vi piace? Che ne dite? Ci facciamo una partitina a maltrattare gli ospiti?».

Chi ha paura di Virginia Woolf, foto di Brunella Giolivo

Via via, lungo la notte affiorano verità nascoste, presunte o tali, con l’affronto estremo: quello di rivelare a Nick e Honey che lui e la moglie, diversamente da quanto avevano lasciato credere, non hanno alcun figlio, venendo meno così a un loro patto preciso («Non puoi decidere tu queste cose!», gli grida Martha). La loro era solo una creatura immaginaria frutto dell’esercizio della fantasia, perché «…amore e creazione talvolta si fondono – spiega la dramaturg Linda Dalisi -, e quando avviene si può superare il tempo, il dolore per l’assenza di un figlio cui trasmettere i propri racconti… si può superare la propria infelicità e la propria paura, perfino la paura di essere felici, o di vivere ogni giorno in pienezza; di farlo nel gioco. Nel superamento dei limiti, nello sprofondare nel buio e attraverso l’esorcismo, rinascere in una diversa luce». In Chi ha paura di Virginia Woolf? (debutto a Broadway nel 1962, poi versione cinematografica di Mike Nichols) Albee pone, tra il resto, un quesito: chi ha paura di vivere senza false illusioni? Perché è la paura, il vero grande lupo cattivo che ci spinge verso le delusioni. Martha e George temono una vita senza illusioni, o meglio ne parleranno solo aiutati artificialmente dall’alcol, creandosi una sorta di proiezioni giovanili di se stessi nei giovani ospiti. Saranno proprio questi fantasmi del passato ad aizzare il feroce duello verbale e la loro malata creatività. Giocando, Martha e George fanno del teatro, mettono in scena la realtà.

Chi ha paura di Virginia Woolf, foto di Brunella Giolivo

E man mano che parlano e ridono, denudandosi nei loro pensieri, tra cattiverie, adulazioni e minacce, bugie e offese, paure e farneticazioni, racconti reali o inventati di storie del passato, le due coppie si rivelano “mostri”, crudeli o patetici. Anche Nick e Honey si spingeranno, infatti, oltre i loro stessi confini, condividendo una successione di smascheramenti a confronto con la realtà. Il linguaggio – ogni personaggio ha il suo come scudo e arma contundente al tempo stesso – diventa una lama tagliente per attaccare e ridurre a brandelli l’involucro in cui ciascuno nasconde la propria personalità e le proprie debolezze. Per non morire. “Ogni volta che entra la morte, bisogna inventare, mentire, ricostruire. La morte la puoi vincere solo con l’invenzione”. Albee prende spunto da questa frase della Woolf portando Martha e George a inventare per ricrearsi: perché per restare in vita – sembra dire Albee – bisogna scegliere di spiazzare la morte, di vincere la depressione, la paura, forse anche di anticiparla.

Chi ha paura di Virginia Woolf, foto di Brunella Giolivo

Latella, per fare questo, affila le parole come lame per duellare, ferire, affondare, difendersi, arrancare, confondere. Le mette in bocca a interpreti dai quali tira fuori risorse attoriali nascoste, toni ed espressività inedite, energia interiore e fisica seducente, con sfumature di segni che squarciano lo spartito testuale rivelandoci corrispondenze esistenziali. E sono due attori di razza come Vinicio Marchioni e Sonia Bergamasco – affiancati dai bravissimi Ludovico Fededegni e Paola Giannini -, che fanno delle parole e dei loro corpi armi esplosive ma anche carezze di ambiguità e verità, non senza una forte componente umoristica. Ci seducono dall’inizio alla fine in un crescendo deflagrante che ci lascia, in ultimo, con un senso di grande compassione per la disperazione dei personaggi di questa, in fondo, grande storia d’amore.

In tournée al Teatro Morlacchi di Perugia dal 16 al 20 febbraio 2022; Arena del Sole di Bologna, dal 24 al 27; Teatro della Corte di Genova, dall’8 al 13 marzo; Piccolo Teatro Strehler di Milano, dal 16 al 27; LAC di Lugano, il 29 e 30.

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