26 aprile 2024

Le tre sorelle di Cechov e il canto di Sadaf Baghbani per la libertà delle donne iraniane

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Arrivata in Italia dall’Iran con 147 pallini di piombo nel corpo, Sadaf Baghbani racconta la sua storia al Teatro Parenti di Milano, in una rilettura drammaticamente attuale delle Tre Sorelle di Cechov

Le mie tre sorelle, Teatro Franco Parenti, Milano
Le mie tre sorelle, Teatro Franco Parenti, Milano

Sadaf Baghbani è arrivata in Italia a fine 2023. In corpo aveva centoquarantasette pallini di piombo, sparati dalla milizia iraniana durante una manifestazione dell’organizzazione Donna Vita Libertà. Per paura di ripercussioni, nessun medico di Teheran aveva avuto il coraggio di curarla e dopo oltre un anno di agonia e lividi persistenti sul corpo è riuscita ad arrivare in Italia. Dietro di lei rimane il dolore per aver abbandonato i suoi affetti e la sua famiglia, il senso di colpa per aver lasciato la lotta, sapendo però che le sue sorelle continueranno a scendere in piazza anche per lei, per continuare a urlare la libertà che le donne iraniane non hanno. È proprio Baghbani a salire sul palco del Teatro Franco Parenti di Milano, per raccontare la sua storia. Un dialogo tra lei – che parla persiano – e le sue due sorelle, rimaste in Iran e che in scena sono impersonate da due attrici che parlano italiano. Questo è il collegamento, per il regista Ashkan Khatibi, con Le tre sorelle di Cechov.

Le mie tre sorelle, Teatro Franco Parenti, Milano

Un’opera densa, con un linguaggio asciutto e senza giri di parole, fatta di lunghi monologhi – peccato per la struttura dei sottotitoli che non hanno agevolato una lettura chiara e veloce di quanto veniva detto in scena – e brani di musica rap persiana, il linguaggio della nuova generazione iraniana. Le mie tre sorelle porta sul palco la vita quotidiana di tre giovani donne iraniane: dalla difficoltà del lavoro alle violenze subite, dai genitori problematici ai sogni confidati in quelle lunghe notti tra ragazze, fino al momento della tragedia e all’arrivo in Italia.

Le mie tre sorelle, Teatro Franco Parenti, Milano

Anche Khatibi è esule iraniano: regista, attore, scrittore e cantante, è stato fondatore del più grande gruppo teatrale giovanile in Iran, Chahar Payeh, ovvero sgabello, composto da una sessantina di membri che sta continuando a seguire anche ora che sono lontani. Dopo 30 anni di lavoro e di insegnamento, dopo minacce e intimidazioni, come oppositore del regime è stato costretto a lasciare la sua casa. Arrivato in Italia nel 2023, dopo un periodo di clandestinità, ha scelto Milano come luogo di vita e lavoro e ha fondato il gruppo teatrale Scagnell. Le mie tre sorelle è la loro prima produzione.

Le mie tre sorelle, Teatro Franco Parenti, Milano

Anche il regista bolognese Enrico Baraldi aveva traslato la commedia cechoviana nella narrazione di tre sorelle esuli di guerra: Non tre sorelle / HE ТРИ СЕСТРИ ci riporta nel conflitto in Ucraina e l’intero spettacolo, oltre che sulla narrazione delle vite delle tre protagoniste, ruota attorno al fatto se sia giusto che tre artiste ucraine, fuggite dalle bombe, mettano in scena l’opera di un autore russo (anche se sulla nazionalità di Cechov si può aprire un’ulteriore discussione). La celebre battuta “A Mosca, a Mosca” assume un significato completamente diverso, in un momento di profonda tristezza per le attrici, ora lontane da casa: l’unico posto che sognano è quello in cui non possono tornare.

“A Roma, a Roma” era invece il mantra ripetuto da Sadaf Baghbani e dalle sue sorelle, interpretate dalle attrici Nazanin Aban e Saba Poori, mentre sognavano un luogo dove poter realizzare i loro sogni. E quello di Sadaf sembra essersi realizzato: ora per la prima volta è sul palco di un teatro importante, fino al 28 aprile e forse anche oltre.

La sera della prima, in platea anche la direttrice del teatro Andrée Ruth Shammah che ha sottolineato l’importanza di ospitare lavori portatori di messaggi universali quanto mai necessari, soprattutto in questo momento storico: la lotta per la libertà delle donne non ha confini.

1 commento

  1. Si—-la lotta delle DONNE non ha confini
    ho conosciuto LIDA un’artista, pittrice, scrittrice e poetessa a San Pietroburgo ad un Congresso UNESCO, IRANIANA rifugiata politica la ritrovai a Roma, insegnava l’ARTE della PACE all’Università Tor Vergata
    la invitai a partecipare con me al WORLD INTERFAITH HARMONY WEEK 2000
    PRAYER in COLOUR evento
    è stato selezionato ed inserito nel web delle Nazioni UNITE
    oggi conosciuta in tutti i Continenti è membro dell’ISTITUTO per la PACE, premiata a MALTA dalla Commissione Europea ARTISST for PEACE

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