29 agosto 2020

Esperimento Santarcangelo: buona la prima, ci vediamo a dicembre

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Più corto e diviso in tre parti, alla fine la 50ma edizione di Santarcangelo c'è stata, con la direzione dei Motus partita da questo momento incerto

zimmerfrei
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Più corto e diviso in tre parti, la prima questa estate la seconda in inverno e la terza la prossima estate, ma alla fine la cinquantesima edizione, o meglio la prima parte della cinquantesima edizione di Santarcangelo c’è stata. Fino a poche settimane fa era impensabile poter partecipare a un festival estivo. Le incognite erano troppe. Organizzare un festival era doppiamente complesso, viste l’incertezza e la considerazione pubblica nei confronti della cultura.
In un incontro organizzato dall’Associazione Ateatro lo scorso maggio, i Motus, la compagnia composta da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande, direttori artistici di questa edizione dilatata di Santarcangelo, il festival di teatro e arti performative più noto in Italia, si erano detti molto preoccupati soprattutto per la mancanza di indicazioni chiare da parte delle amministrazioni nei riguardi di segnaletica e normative. Ma alla fine il 15 giugno l’edizione 50, ribattezzata 2050, è ricominciata live, con la possibilità di assistere a degli incontri anche in streaming. I biglietti sono andati sold out a pochi giorni dalla messa in vendita online.

Ripensare il festival per ripensare la fruizione in un momento in cui l’incertezza ha barricato le frontiere, fisiche e mentali. Seppur le modalità di fruizione siano rimaste pressoché invariate, tranne la bella riscoperta di suggestive location all’aperto – come il dopo festival al Bisonte, ovvero al glorioso Sferisterio, decorato anche con l’installazione tutta rosa di Giacomo Cossio ControNatura – la direzione dei Motus sembra essere partita proprio da questo. Cinque giorni di eventi quasi tutti a km0 e con poche novità, ma con un chiaro intento politico, accendendo l’attenzione sui concetti di identità e di ruolo sociale.

Fraslab Mei 2017 - Cherish Menzo - fotografie Bas de Brouwer
Fraslab Mei 2017 – Cherish Menzo – fotografie Bas de Brouwer

Family Affair in versione santarcangiolese del collettivo bolognese Zimmerfrei è un progetto che porta in scena numerosi nuclei familiari contemporanei: registrazioni video inquadrano soggetti della famiglia che prendono parola tramite le voci di altri componenti della famiglia presenti sul palco, live. Un espediente che strizza l’occhio all’attuale teatro documentario internazionale, da Milo Rau a Mohamed El Khatib, senza però darci la profondità di ogni singolo nucleo, senza la possibilità di immedesimazione e quindi empatia.
Sotto la torre civica di Santarcangelo, Alessandro Berti con il suo monologo Black Dick, già presentato al festival Gender Bender 2018, ci porta a scoprire come il corpo dell’uomo nero sia stato usato dalla società bianca per alimentare pregiudizi. In una narrazione che parte dalla standup comedy ma che sprofonda spesso nella divulgazione nazionalpopolare, Alessandro Berti cita Bell Hooks, Cornel West e James Baldwin, in uno spettacolo lezione da proporre in tutti i licei italiani.
I riminesi Quotidiana.com, ovvero Roberto Scappin e Paola Vannoni, in un Secsi Shop in cui campeggia il busto di Aristotele, presentano i primi venti minuti di Tabù, studio di un progetto più ampio che si interroga sul concetto di proibito nella nostra società. Un confronto a due per capire il rapporto tra morale e masturbazione. Chissà cosa svelerà il finale.

Due i lavori stranieri arrivati a Santarcangelo. In prima nazionale, Sorry, But I Feel Slightly Disidentified… A solo for Cherish Menzo del regista belga Benjamin Kahn è la decostruzione del clichè teatrale e performativo. L’artista olandese di origine surinamese Cherish Menzo porta in scena attraverso il proprio corpo noi e i nostri pregiudizi, in un lavoro che si confronta con l’immobilismo della società.
Tra i lavori più attesi di questa edizione, site specific per il festival, è Se respira en el jardín como en un bosque del collettivo catalano El Conde de Torrefiel. Uno spettacolo per una persona alla volta che per i primi quindici minuti fa l’attore e in quelli successivi fa lo spettatore, guardando quindi il partecipante successivo. Un gioco di ruolo in una partecipata trasposizione di metateatro, una sottile ambiguità sul ruolo dell’individuo nella società e sul costante lavoro di immedesimazione di chi fa teatro.
Ci rivediamo a Santarcangelo dal 3 al 6 dicembre.

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