15 gennaio 2024

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 15 al 21 gennaio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 15 al 21 gennaio, in scena nei teatri di tutta Italia

Salveremo il mondo prima dell'alba

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 15 al 21 gennaio.

Teatro e danza

CHI SALVERÀ IL MONDO PRIMA DELL’ALBA?

Dopo aver esplorato il mondo degli ultimi, in questa nuova produzione Carrozzeria Orfeo indaga il mondo del benessere e dell’apparente successo, attraverso il racconto dei primi, dei ricchi, dei vincenti, imprigionati nello stesso vortice di responsabilità asfissianti e sensi di colpa. È il racconto della vita di alcuni ospiti e di parte dello staff di una rehab di lusso specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee. Lo spettacolo vuole farsi metafora di un modello di vita giunto a un punto di non ritorno, dove parole come comunità, umanità e gentilezza sono quasi del tutto scomparse e bandite se non per essere strumentalizzate. Ciò che ne rimane è un’umanità confusa e impaurita, sopraffatta dall’ossessione di un continuo doversi vendere, con il terrore che nessuno ti voglia mai comprare. Il tutto esplorato in pieno stile Carrozzeria Orfeo, grazie a un occhio sempre lucido, forse disilluso, che vuole cogliere, con ironia ed estremo divertimento, i paradossi, le contraddizioni e le deformazioni grottesche della realtà, attraverso personaggi strabordanti di umanità, ironia e dolore.

Salveremo il mondo prima dell’alba

“Salveremo il mondo prima dell’alba”, Carrozzeria Orfeo, drammaturgia Gabriele Di Luca, regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi, con Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati, musiche originali Massimiliano Setti, scenografia e luci Lucio Diana, costumi Stefania Cempini, creazioni video Igor Biddau. Coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. Dopo il debutto al teatro Le Muse di Ancona, lo spettacolo inizia una lunga tournée. A gennaio: alle Fonderie Limone Moncalieri, Torino, dal 16 al 21; il 23 a Reggello, Teatro Excelsior, il 24 gennaio a San Marino, Teatro Titano; il 26 gennaio a Vasto (CH), Teatro Rossetti; il 27e 28 a Bari, Teatro Kismet; il 30 gennaio a Mantova, Teatro Sociale.

I DEMONI DA DOSTOEVSKIJ

Claudio Autelli firma il debutto di Demoni, lavoro realizzato in occasione del bicentenario della morte di Fëdor Dostoevskij e lo fa affidandosi alla riscrittura del giovane e talentuoso drammaturgo Fabrizio Sinisi. Il testo traccia un affresco della giovinezza, interrogandosi sugli stessi temi indagati dal grande classico a cui si ispira.

Quello che i giovani nutrono nei confronti dei padri è davvero odio, oppure è un’altra faccia dell’adorazione? Quale è il mondo che la nuova generazione vorrebbe costruire, se avesse la forza e il potere per farlo? Quali sono le idee dei ragazzi quando pensano al cambiamento sociale e, perché no, alla rivoluzione?

Un gruppo di ragazzi – ex compagni di scuola – tornano dopo alcuni anni nella loro città natale. Sembrerebbe una semplice rimpatriata, ma è qualcosa di più: i giovani fanno parte di una fantomatica organizzazione internazionale ecoterrorista e il loro obiettivo è quello di occupare uno spazio pubblico e costituire un nuovo modello di società e di convivenza proprio nel luogo in cui sono nati. Un’utopia, un sogno di piccola rivoluzione semi-pacifica. Il progetto si rivela più complesso del previsto: gli otto ragazzi si troveranno incastrati in un vicolo cieco, in una situazione tragica da cui non riusciranno più a uscire.

Demoni, regia Claudio Autelli. Ph. Luca Del Pia

“Demoni”, di Fabrizio Sinisi, liberamente ispirato all’opera di Fëdor Dostoevskij, regia Claudio Autelli, con Alfonso De Vreese, Leda Kreider, Marta Malvestiti, Francesca Osso, Carlotta Viscovo, Lorenzo Frediani, Mauro Lamantia, Antonio Perretta, Emanuele Turetta. Demoni”, scene e costumi Gregorio Zurla, luci Cesare Agoni, musiche Gianluca Agostini. Produzione Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con LAC Lugano Arte e Cultura. A Lugano, LAC, Sala Teatro, il 19 e 20 gennaio.

TRASCINANTE LOVETRAIN

Da sempre interessato al rapporto tra strutture musicali e coreografiche, Emanuel Gat porta in scena Lovetrain2020, un “musical” contemporaneo costruito sui successi dei Tears for Fears. Attraverso la band culto degli anni Ottanta, icona della new wave britannica con i suoi intramontabili pezzi (Mad world, Shout, Everybody Wants to Rule The World, Change, Sowing The Seeds Of Love), il coreografo si tuffa nel “vibe” e nella spinta utopica di un’epoca ed esplora le possibilità espressive ed emotive scaturite dall’intreccio tra danza e musica pop. 14 i danzatori in scena in una vera e propria esplosione di energia. Prima mondiale il 3 ottobre 2020 all’Opera Comédie, Montpellier Danse 40 Bis, e premiato in Francia come miglior spettacolo di danza della stagione 2020-21. Dopo alcune tappe in Italia, giunge anche al Teatro Bellini di Napoli, dal 17 al 21 gennaio, nell’ambito della programmazione curata da Emma Cianchi e Manuela Barbato.

EMANUEL GAT DANCE LOVETRAIN 2020

ILIADE, IL GIOCO DEGLI DEI

Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla.

In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra. Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore.

A dieci anni dalla nascita, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre.

Iliade. Il gioco degli dei, ph. Luciano Rossetti

“Iliade, il gioco degli dei”, testo di Francesco Niccolini liberamente ispirato dall’Iliade di Omero drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer con Alessio Boni, Iaia Forte, Francesco Meoni, Marcello Prayer. Produzione Nuovo Teatro di Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo. A Empoli, Teatro Excelsior, il 16 gennaio; ad Arezzo, Teatro Petrarca, il 17 e 18; a Mestre, Teatro Toniolo, dal 23 al 28. In tournée.

QUEL SESTO POTERE

In un capannone isolato, tre ragazzi vengono pagati da un partito estremista per inventare fake news e manipolare le elezioni politiche imminenti. Odio. Denaro. Vendetta. Tre capitoli che racchiudono i temi centrali di questo spettacolo con una trama tristemente attuale fatta di politica, fake news, manipolazione.

Ma quello su cui ha scelto di concentrarsi l’autore Davide Sacco «Sono state le motivazioni che spingono una generazione a comportarsi in maniera crudele, cattiva, bastarda. Ci sono molti conflitti in scena: il più evidente è quello tra i ragazzi e il conduttore televisivo, che è anche il motore principale della vicenda, ma più andiamo avanti nella scoperta dei personaggi e più capiamo che il conflitto maggiore è interiore a ognuno di loro, tra quello che vorrebbero essere e quello che la società li costringe a diventare. Il campo di battaglia è quello della diffusione delle notizie, e anche qui lo scontro è tra un conduttore che eccelle nel suo mestiere, che è amato dal pubblico e che conosce alla perfezione lo strumento della televisione, e tre giovani che invece sanno come gestire l’umore del web, come smuovere le masse e scatenare reazioni di pancia ma terribilmente potenti. In mezzo, la verità, che viene schiacciata e perde sempre più di valore».

Sesto potere, di Davide Sacco

“Sesto potere”, scritto e diretto da Davide Sacco, con Francesco Montanari, Cristiano Caccamo, Matteo Cecchi, Nina Torresi, e la partecipazione in video di Lorenzo Gioielli, scene Luigi Sacco, costumi Valeria Pacini, musiche Davide Cavuti, disegno luci Luigi Della Monica, progettazione video Igor Renzetti, grafiche e animazione video Elio Di Paolo e Francesco Rufini. Produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro – LVF – Teatro Manini di Narni – Teatro Comunale di Sulmona “Maria Caniglia”. A Roma, Teatro Ambra Jovinelli, fino al 21 gennaio.

IL CACCIATORE DI NAZISTI

Si racconta la storia di Simon Wiesenthal, scrittore austriaco di origine ebraica, che dopo essere sopravvissuto a cinque diversi campi di sterminio dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto. Lo spettacolo si apre nel 2003, in quello che idealmente è l’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal al Centro di documentazione ebraica da lui fondato: prima di andare in pensione, l’uomo ripercorre per ellissi ed episodi emblematici 58 anni di inseguimento dei criminali di guerra nazisti.

Lo spettacolo Il cacciatore di nazisti, di Giorgio Gallione, basato sui libri dello stesso Wiesenthal e affidato all’interpretazione di Remo Girone, si interroga non solo sulla feroce banalità del male ma anche sulla sua genesi. Gallione mette in scena un thriller di spionaggio con un’indagine storica, offrendo una prospettiva umana, un tocco di caustico umorismo ebraico e un forte senso di partecipazione. Il progetto artistico di Gallione e di Gianluca Ramazzotti diventa un tentativo epico e civile di combattere l’oblio, un richiamo a preservare la memoria e a resistere alla rimozione delle atrocità dell’Olocausto.

Remo Girone in Il cacciatore di nazisti

“Il cacciatore di nazisti. L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal”, regia e drammaturgia di Giorgio Gallione, scene e costumi Guido Fiorato, disegno luci Aldo Mantovani. Produzione Ginevra Media Production e Teatro Nazionale di Genova. A Ferrara, Teatro Comunale, dal 19 al 21 gennaio.

CULTUS DI ROBERTO ZAPPALÀ

Dopo un inizio che mette in risalto la cura del corpo con alcuni brani di musica popolare, a ispirare la nuova creazione di Roberto Zappalà Cultus per la sua compagnia Zappalà Danza, sono le meravigliose atmosfere dell’opera The Little Match Girl Passion di David Lang composta nel 2007; voci che danno vita ad un lavoro di grande impatto sonoro con atmosfere sacre originariamente ispirate alla fiaba della piccola fiammiferaia di Hans Christian Andersen con un riferimento nella Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach.

In Cultus ogni riferimento diretto alla fiaba di Andersen scompare trasfigurandosi in danza astratta, pura, protagonista assoluta dell’opera. L’ispirazione arriva al coreografo catanese indirettamente anche dal capolavoro di Bach e dalla passione come sofferenza estrema che Cristo e l’uomo, ogni uomo, ogni donna, (ogni piccola fiammiferaia) porta con sé. In Cultus (al Teatro Comunale di Modena, il 17 gennaio) la fisicità della danza, il suo trascendere il referenziale, immerge in un luogo fluido dove perdere la cognizione del tempo e contemporaneamente sentirsi partecipi di qualcosa di appassionante, in un’unica esperienza sensoriale. I corpi dei danzatori, donne e uomini, si abbandonano a un movimento continuo, portando in scena le passioni dei singoli e delle moltitudini.

Cultus Ph Serena Nicoletti

SCENA NOSTRA A PALERMO

Ritorna dal19 gennaio al 22 maggio, allo Spazio Franco di Palermo, Scena Nostra, la rassegna prodotta da Babel in collaborazione con Rete Latitudini, dedicata alla creazione contemporanea che attraversa generi e linguaggi e diverse generazioni di artisti e artiste. Leit motiv della sesta edizione della rassegna è Se fosse l’ultimo? Un interrogativo provocatorio con cui Spazio Franco vuole puntare l’attenzione sul proprio futuro prossimo, in un momento di grande crisi delle imprese culturali.

Dieci spettacoli scandiscono il programma eterogeneo che accosta grandi nomi del teatro italiano a più giovani compagnie, mettendo in dialogo realtà artistiche locali e nazionali e presentando alcuni dei progetti più significativi nati e sviluppati nell’ambito del laboratorio permanente di Spazio Franco. Dal maestro del teatro italiano Danio Manfredini, alla storica coppia di attori-registi, Enzo Vetrano e Stefano Randisi (nella foto), da Giuseppe Massa alla danzatrice e coreografa Alessandra Fazzino, solo per fare alcuni nomi.

Apre il festival, il 19 gennaio, e fino al 21, Iperdark, «Cronaca notturna di un iper-viaggio onirico e ironico», di e con Dario Muratore, prodotto da Frazioni Residue con Babel. Il protagonista Davide Geometra cresce all’interno di un sistema familiare e sociale che lo allontana da qualsiasi appartenenza o orientamento fino a sviluppare una solitudine morale che lo porta a sentirsi sopraffatto dalla sua insignificanza di individuo.

Vetrano Randisi e Borghese Ph Paolo Cortesi

CARAVAGGIO. DI CHIARO E DI SCURO 

Quanti dettagli servono per raccontare la storia di Michelangelo Merisi da Caravaggio? C’è la peste da bambino, che gli porta via padre e nonno. La fame e la povertà da giovane pittore apprendista, il successo fulmineo e scapestrato, i litigi, le risse: tentati omicidi, agguati in strada, ferite denunce e un omicidio riuscito. Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, pene comminate, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi. Poi le tele, dato che lui gli affreschi proprio non li sapeva fare, solo a olio, riusciva. Opere dimenticate fino al Novecento, spesso rimosse, rifiutate dai committenti, troppo violente, scandalose, irriverenti, senza paradiso né speranza, “spropositate per lascivia e poco decoro”.

Francesco Niccolini, autore, e Luigi D’Elia, attore, raccontano a modo loro questo straordinario artista insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che per la prima volta si cimentano nella regia di un monologo, Caravaggio. Di chiaro e di scuro (a Urbino, Teatro Sanzio, il 17 gennaio). Tutti insieme provano ad attraversare l’epoca d’oro della cultura italiana ed europea, quel primo Seicento che ha visto sbocciare i capolavori e le rivoluzioni più grandi del pensiero, dell’arte e della scienza occidentale con Shakespeare, Galileo, Cervantes, Gesualdo da Venosa e Caravaggio. Tutti insieme. Nati e morti tutti negli stessi anni. Tutti mossi dallo stesso scandaloso ardore.

Luigi D’Elia, Caravaggio – ph Matteo Groppo

METTI, UNA SERA A CENA

Un grande classico. Un testo cult, in equilibrio perfetto tra il teatro e il cinema. Metti, una sera a cena, per la regia di Kaspar Capparoni, è omaggio ad un autore fondamentale per la commedia italiana, creatore di storie che sono ancora oggi attualissime e che ha segnato un’epoca: Giuseppe Patroni Griffi. La commedia è un’indagine sui rapporti sentimentali di un gruppo di amici con serate, conversazioni e riti che si ripetono e acrobazie di morbose relazioni, con la famosa scena d’amore a tre e l’omosessualità che, all’epoca, crearono il grande scandalo con il ritratto lucido, disincantato e anticipatore delle nevrosi erotiche della nostra epoca.

Primo debutto della commedia nel 1967 al Teatro Eliseo e poi in scena per altri due anni in tutta Italia, protagonista la celebre Compagnia dei Giovani con Rossella Falk, Romolo Valli, Carlo Giuffrè, Elsa Albani, un giovane Umberto Orsini e regia di Giorgio De Lullo: grande successo di critica e pubblico e file ai botteghini e poi, ancora enorme successo con l’edizione cinematografica campione di incassi con Florinda Bolkan, Jean- Louis Trintignant, Annie Girardot, Tony Musante, Lino Capolicchio e la celeberrima colonna sonora di Ennio Morricone.

Metti, una sera a cena, ph Umberto Fiore

“Metti, una sera a cena”, di Giuseppe Patroni Griffi, con Kaspar Capparoni, Laura Lattuada, Carlo Caprioli, Clara Galante, Edoardo Purgatori, regia Kaspar Capparoni, aiuto regia Orazio Rotolo Schifone – Scene Alessandro Chiti – Costumi Valter Azzini, luci Umberto Fiore. Produzione a cura di Ge.A. A Roma, Teatro Off/Off, dal 19 al 28 gennaio.

ALCUNE COREOGRAFIE DI JACOPO JENNA

Per la programmazione LA DANZA CHE MUOVE, di Sosta Palmizi, il secondo appuntamento è al Teatro Mecenate di Arezzo, il 21, con Alcune Coreografie del coreografo, performer e videomaker Jacopo Jenna: un dialogo continuo tra la danzatrice Ramona Caia e una moltitudine di frammenti video montati in una sequenza serrata, spaziando nella storia della danza e della performance, attraversando il cinema e internet, in un viaggio concreto e virtuale che abbraccia i generi più lontani.

In Alcune Coreografie (musica originale di Francesco Casciaro, luci di Mattia Bagnoli, costume di Eva di Franco), la danzatrice incarna, trasforma, connette e riporta al presente il corpo dell’immagine, ne sonda la dinamica, la libertà e l’immediatezza linguistica senza un punto di vista privilegiato, lo sradica dall’immaginario nello svolgimento di una coreografia esatta. La danza tenta di liberarsi dalla forza dell’immagine, smettendo di riferirsi a qualcos’altro, per iniziare a rifarsi solo a se stessa. Nella seconda parte un video originale dell’artista Roberto Fassone offre una sequenza di coreografie visive, un paesaggio simbolico dove l’umano è assente ma che ancora cerca un rapporto con il corpo in scena e riflette su quella materia intangibile di cui la danza è fatta.

Ramona Caja in Alcune coreografie ph Jacopo Jenna

IO E TE. ODE ALLA GIOVENTÙ

Il regista e attore Gianluca Merolli porta in scena in Italia I and you, testo di Lauren Gounderson prodotto per la prima volta da Marin Theatre Company (California), Olney Theatre (Maryland) e Phoenix Theatre (Indiana), con due giovanissimi protagonisti: Aurora Spreafico e Derli Do Rosario Soares.

Un giorno, Anthony piomba in camera di Caroline, una sua compagna di classe che non aveva mai incontrato prima. Caroline non va a scuola da anni per una malattia che la costringe in casa. Motivo di questa visita inaspettata è “Foglie d’erba” di Walt Whitman, tema di un compito a breve scadenza della loro insegnante di inglese. Lei è cinica, arguta, dissacrante; figlia del contemporaneo e ipertecnologica. Distratta. Caroline potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Lui è saggio, cortese, vagamente anacronistico; ricco di passioni e appassionato.

L’incontro, che inizialmente sembra fallimentare, permette ai due ragazzi di conoscere se stessi e l’altro, mentre Whitman rimescola le carte della conversazione e delle loro vite: con un linguaggio tipico dei 17 anni svettano su temi per loro inattesi, nuovi. S’interrogano sulla morte, sui misteri della vita, sull’eroismo della poesia e proprio con le armi della poesia, apparentemente noiosa, si svela un mistero molto più profondo che li unisce. Io e te è un’ode alla gioventù, alla vita. Un inno all’altruismo, alla pietà. Io e te è un urlo sopra i tetti del mondo che ci permette di essere salvati. A Roma, Spazio Diamante, dal 19 al 21 gennaio.

Io e te, regia Gianluca Merolli

CENERENTOLA PER IL ROMA CITY BALLET

Cenerentola, balletto in due atti, su musica di Sergej Prokof’ev, firmato in una nuova versione dal regista e coreografo Luciano Cannito, vede protagoniste nei ruoli principali le due stelle internazionali Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru Principal Dancers del Teatro dell’Opera di Berlino, che si affiancano al Corpo di Ballo Roma City Ballet Company, una delle più recenti formazioni italiane, e a Manuel Paruccini nel ruolo della matrigna “en travesti”, costumi di Giusi Giustino, scene di Michele Della Cioppa (a Roma, Teatro Olimpico per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, dal 19 al 21 gennaio).

Nella versione di Cannito, coreografo particolarmente attento alla struttura narrativa del balletto, la storia si arricchisce di un pizzico di follia, comicità e divertimento senza tralasciare la spettacolarità, soprattutto nelle scene del secondo atto con il grande salone da ballo.

«I grandi Balletti, anzi, i grandi titoli di balletto classico – racconta Cannito –, affascinano e stimolano l’immaginazione, ci riportano a mondi fatti di magia, di sogno, di fantasia. Il balletto della storia universale di Cenerentola aggiunge al fantastico del racconto attraverso le immagini e la grande danza, il fantastico del desiderato da tutti: realizzare i nostri sogni nei momenti più bui della nostra vita e soprattutto realizzarli quando non ce lo aspettavamo più».

Sscena da Cenerentola, coreografia Luciano Cannito

TANTO VALE DIVERTIRSI

Per celebrare il Mese della Memoria, Antonella Carone, Tony Marzolla, Loris Leoci della compagnia pugliese Uno&Trio, mettono in scena lo spettacolo Tanto vale divertirsi. La trama si ispira al periodo di permanenza dei più grandi attori comici ebrei nel campo di transito di Westerbork, in Olanda, durante la Seconda Guerra Mondiale. In quella tappa intermedia verso lo sterminio, fu allestito un teatro dove questi artisti continuarono ad esibirsi in spettacoli di cabaret in cambio di una speciale – ma momentanea – immunità.

In mezzo agli orrori della morte e alla barbarie umana, l’Arte e la Risata riuscirono a farsi spazio per aiutare a sopravvivere o, semplicemente, per dare una chance in più. “Un po’ per celia, un po’ per non morire!” diceva Ettore Petrolini citando Madama Butterfly. E non è proprio per esorcizzare la morte che l’uomo, o qualcuno più su, ha inventato la risata? E cosa c’è di meglio, allora, che cambiare una tragedia, il famoso Amleto di Shakespeare, in una farsa che possa far morire… dal ridere? Vaudeville, teatro comico futurista, kabarett, avanspettacolo, rivista, umorismo yiddish sono mescolati in un gran pentolone con le parole del bardo inglese cercando di conciliare il riso e il lutto. Uno spettacolo che fa riflettere sulla condizione umana, sul potere dell’Arte e sulla forza sovversiva della Risata.

Tanto vale divertirsi compagnia Uno&Trio

“Tanto vale divertirsi”, progetto, regia e interpretazione Antonella Carone, Tony Marzolla, Loris Leoci, drammaturgia Damiano Nirchio, scenografia e costumi Pier Paolo Bisleri, disegno Luci Giuseppe Pugliese Arrangiamenti canzoni e vocal coach Isabella Minafra. A Bari, Teatro Piccinni, il 18 gennaio; Mesagne (Br), teatro Comunale, il 20 e 21; Lecce, Teatro Paisiello, il 22; Sulmona, Teatro Maria Caniglia, il 24.

INTRATTENIMENTO VIOLENTO

Uno spettacolo-performance di e con Eleonora Danco, tragicomico e viscerale. Un linguaggio diretto, dove la parola si fa immagine, il corpo strumento di tensione. Personaggi presi dalla strada, stati d’animo, frammenti, pezzi di vita. La relazione con la città, le strade, le metropolitane, gli alti e i bassi delle giornate. I condizionamenti con l’infanzia. Una performance intensa, trascinante. Un concerto, un disco, una tela che si fa a pezzi. Lo spettacolo prodotto da La fabbrica dell’Attore, è in scena al Teatro Argot di Roma, dal 18 al 21 gennaio.

Eleonora Danco

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