16 ottobre 2023

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 16 al 22 ottobre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 16 al 22 ottobre, in scena nei teatri di tutta Italia

invisibili di Aurélien Bory, foto di prove © Rosellina Garbo

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 16 al 22 ottobre.

Danza e teatro

A PALERMO GLI INVISIBILI DI AURÉLIEN BORY

Debutta, in prima assoluta al Teatro Biondo, invisibili di Aurélien Bory: uno spettacolo di teatro e danza ispirato alla città di Palermo (dal 20 al 29 ottobre). Il coreografo e regista francese di fama internazionale, da sempre affascinato dalle contaminazioni linguistiche e culturali, realizza uno spettacolo che nasce dalla sua “infatuazione” per la città di Palermo. invisibili è il risultato di diversi sopralluoghi del regista in città, di incontri con cittadini e artisti, di riflessioni sull’arte, la storia, le bellezze e le contraddizioni di Palermo.

Si tratta di uno spettacolo multidisciplinare di teatro, musica e danza, che a partire dal Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis e da altre suggestioni legate alla città di Palermo, sviluppa un percorso poetico sulla funzione dell’arte, ma anche uno scavo sull’attualità, sulle relazioni, l’identità e la complessità del contemporaneo.

«A Palermo – spiega Bory – l’invisibile risiede nelle tracce sui muri, nelle strade, ma anche nei canti e nei gesti tradizionali degli artisti che incontro. La storia di Palermo è attraversata da importanti sconvolgimenti, cambiamenti di paradigma provocati a più riprese da molteplici capovolgimenti, le cui tracce hanno finito per confondersi. …ho immaginato l’affresco Trionfo della Morte nel contesto attuale, che esprime i flagelli della nostra epoca: le morti dei migranti, la guerra, le catastrofi naturali. Sulla tela sono rappresentati artisti, musicisti, danzatrici».

“invisibili”, progetto, scenografia e regia Aurélien Bory, collaborazione artistica e costumi Manuela Agnesini, collaborazione tecnica e artistica Stéphane Chipeaux-Dardé, con Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi, Chris Obehi e Gianni Gebbia, musiche Gianni Gebbia, Joan Cambon, luci Arno Veyrat, scene realizzate da Pierre Dequivre, Stéphane Chipeaux-Dardé, Thomas Dupeyron. Produzione Teatro Biondo Palermo / Compagnie 111 – Aurélien Bory, e altre collaborazioni francesi.

invisibili di Aurélien Bory, foto di prove © Rosellina Garbo

PHILIPPE KRATZ FIRMA PER IL NUOVO BALLETTO DI TOSCANA

A ispirare The red shoes, il nuovo progetto del coreografo Philippe Kratz, che firma per il Nuovo Balletto di Toscana, è la famosa fiaba di Hans Christian Andersen, Scarpette Rosse. Kratz, autore che si distingue da anni in Italia e all’estero per l’originalità e lo stile dei suoi lavori, così parla della sua nuova creazione: «È un racconto che cerca di metterci in guardia, di tenerci buoni e docili: non avere velleità, rimanere umili e soprattutto non desiderare quello che hanno le altre persone. Perché Karen desidera le scarpette solo dopo averle viste indossate da una principessa? Sembra essere dunque un racconto con sfumature sessiste, classiste e inesorabilmente datato? Sicuramente sì. D’altra parte, occorre pensare che viviamo in una società che ci invita a volere sempre di più, a consumare di più, a fissarci sulle nostre mancanze e a paragonarci costantemente ad altre persone. Sebbene si riesca a realizzare una parte dei nostri sogni, qualcosa rimarrà sempre per noi inarrivabile. The red shoes prenderà spunto dalla favola concentrandosi sulla forza straordinaria che è il desiderio personale e collettivo; perché nella danza perenne che è la vita, tutti noi continuiamo a desiderare e richiedere incessantemente».

The Red Shoes, Coreografia di Philippe Kratz. Foto in sala prove Ph Claudia Ceville

“The red shoes”, coreografia e scenografia Philippe Kratz, dramaturg Sarah Ströbele, musica originale Pierfrancesco Perrone, disegno luci Giulia Pastore, costumi Grace Lyell, interpreti Cristina Acri, Alice Catapano, Matteo Capetola, Matilde Di Ciolo, Carmine Catalano, Aldo Nolli, Veronica Galdo, Beatrice Ciattini, Niccolo’ Poggini e Paolo Rizzo. Prima assoluta al Teatro Sociale di Trento, il 19 ottobre. In tournée.

ANTEPRIMA MONDIALE DI WIM VANDEKEYBUS

Tra gli spettacoli più attesi del Festival di danza contemporanea di Ferrara, il 21 ottobre, in anteprima mondiale e prima nazionale, debutta il nuovo lavoro di Wim Vandekeybus, Infamous Offspring, che racconta una moderna famiglia “patchwork”, ispirata alla mitologia greca e ricreata attraverso l’universo della compagnia Ultima Vez e della poetessa Fiona Benson, la cui oscura immaginazione solennemente infusa di lirismo debutta per la prima volta a teatro creando i testi per lo spettacolo.

Nell’ultimo lavoro di Vandekeybus, coprodotto dal Teatro Comunale di Ferrara, un nuovo cast di attori e danzatori si avventura nel labirinto dei racconti antichi che ruotano intorno agli dei, come proiezioni delle esperienze più varie della vita umana. Sul palco come sullo schermo, la danza si fonde con le poesie per creare un unico nuovo mondo. Non mancano le collaborazioni di assoluto rilievo, dalla leggenda del flamenco Israel Galván, alla pittrice e contorsionista scozzese Iona Kewney, che interpreterà Efesto, dio del fuoco.

«Zeus ed Era sono il nucleo del pantheon greco, animato da una prole molto rigogliosa – spiega il coreografo –. Come si relazionano questi ultimi con i loro genitori e tra loro? Tutti insieme, formano un mosaico dove ogni membro ha i propri punti di forza, le proprie ambizioni e i propri difetti. Gelosia, adulterio, avidità e molti altri aspetti che appartengono all’esperienza umana sono stati infusi e amplificati in questi personaggi irraggiungibili, in modo che l’umanità potesse rispecchiarsi in essi».

Wim Vandekeybus, Infamous Off spring

IL LAGO DEL BALLETTO DI ROMA

Fra i più stimati coreografi contemporanei italiani, Fabrizio Monteverde reinventa per il Balletto di Roma, il più famoso dei balletti di repertorio classico, in un percorso struggente di illusioni e memoria. Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, Il lago dei cigni è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza” avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico Il canto del cigno (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera.

Con dichiarata derivazione intellettuale dallo scrittore russo, il Lago di Monteverde trova in Il Canto il proprio naturale compimento drammaturgico e porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago. Persi tra i ruoli di una lunga carriera, i danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta si aggrapperanno ad un ultimo Lago, tra il ricordo sofferto di un’arte che travolge la vita e il tentativo estremo di rimandarne il finale.

Lago dei Cigni, Balletto Di Roma

Il lago dei cigni, ovvero Il canto”, coreografia e regia Fabrizio Monteverde, musiche Pëtr Il’ič Čajkovskij, costumi Santi Rinciari, light designer Emanuele De Maria. A Roma, Teatro Olimpico, per la stagione della danza dell’Accademia Filarmonica Romana, dal 17 al 22 ottobre.

LA COSCIENZA DI ZENO 

Lo spettacolo nasce in occasione del centenario dalla pubblicazione del capolavoro sveviano. La pièce restituisce l’affascinante complessità del milieu in cui Italo Svevo concepisce e ambienta il romanzo e ne illumina i nodi fondamentali e potentemente antesignani attraverso l’inedito adattamento, nato dalla collaborazione fra Paolo Valerio e Monica Codena. Sarà Alessandro Haber a coniugare la profondità e l’ironia surreale di Zeno Cosini, a tratteggiarne complessità e fragilità, senso di inadeguatezza e successi, autoassoluzione e sensi di colpa, la nevrosi e quell’incapacità di sentirsi “in sintonia” con la società, che lo porteranno sul lettino del Dottor S e alla scrittura del diario psicanalitico. Aspetti che si rispecchiano potentemente nelle contraddizioni dell’uomo contemporaneo, e lo rendono un personaggio attuale e teatralissimo nella sua surrealtà, nei suoi divertenti lapsus e ostinazioni, nelle sue intuizioni che ancora ci scuotono.

Il regista concretizza sulla scena la fascinazione dell’analisi che il protagonista fa della propria esistenza e del suo mondo interiore, sdoppiando il personaggio di Zeno e rendendo così quasi tangibile il dialogo che egli ha con sé stesso, il confronto con la sua “coscienza”, lo sguardo partecipe e allo stesso tempo scettico che pone sui ricordi e gli eventi della sua vita.

Alessandro Haber in La coscienza di Zeno. Ph Simone Di Luca

“La coscienza di Zeno”, di Italo Svevo, adattamento Monica Codena e Paolo Valerio, con Alessandro Haber, Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio, Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Emanuele Fortunati, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Goldenart Production – e da uno stimolante intrecciarsi di dimensioni e linguaggi scenici. scena e costumi Marta Crisolini Malatesta, luci Gigi Saccomandi, video Alessandro Papa, musiche Oragravity. A Roma, Teatro Quirino, dal 17 al 29 ottobre. In tournée.

STATUESQUE, OMAGGIO A CANOVA

Il coreografo Marco Pelle, residente del New York Theatre Ballet e Academic Fellow Bocconi, omaggia la bellezza statuaria della danza nella serata annuale di gala della Fondazione Milano per la Scala che si terrà nei capannoni dell’ex Ansaldo, il 19 ottobre. Il suo progetto video Statuesque, in omaggio al grande scultore Antonio Canova a 200 anni dalla morte, sarà per l’occasione tradotto in spettacolo teatrale per i suggestivi spazi dei Laboratori Ansaldo del Teatro alla Scala, un luogo che pullula di scenografie e costumi di opere e balletti, uno spazio che ricorda il lavoro dietro le quinte, quello delle prove di regia, e che al tempo stesso è così legato alla statuaria e alla bellezza da diventare un palcoscenico ideale per questo lavoro.

Statuesque nasce nel 2022 dal desiderio di celebrare il rapporto intrinseco tra scultura e danza ed è stato commissionato dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di NY e Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Washington DC, Fabio Finotti, e registrato all’interno dell’Ambasciata Italiana di Washington DC. A portare in scena le coreografie per questa Serata di gala saranno sette primi ballerini e solisti scaligeri: Martina Arduino con Marco Agostino, Agnese Di Clemente con Claudio Coviello, Antonella Albano con Gioacchino Storace, Gabriele Corrado. Le scenografie sono di Angelo Sala e il video e light concept di Marco Filiberck. All’interno del programma anche la prima europea di Safe from Sleep, ballata per l’occasione da Gabriele Corrado.

STATUESQUE di Marco Pelle

LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV

Un percorso all’interno dell’ultimo e forse più grande romanzo di Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che Umberto Orsini affronta per la terza volta nella sua carriera d’attore come una vera e propria linea guida e “cavallo di battaglia”. Dopo il fortunato sceneggiato televisivo di Bolchi e La leggenda del grande inquisitore, questo “nuovo Karamazov” è per Orsini l’occasione di confrontarsi direttamente con la complessità del personaggio più controverso e tormentato dell’intera epopea letteraria: Ivan Karamazov, il libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce forse consapevolmente all’omicidio l’assassino di suo padre; Ivan Karamazov, protagonista controverso e tormentato, colpevole e innocente insieme, ritorna a parlare, come un uomo ormai maturo che sente di non aver esaurito il suo compito, che sente il suo personaggio romanzesco troppo limitato per esprimere la complessità del suo pensiero e chiarire le esatte dinamiche dei “delitti” e dei “castighi”…e così si confessa e cerca di raccontare la sua storia.

LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV con UMBERTO ORSINI. Ph Fabrizio Sansoni

“Le memorie di Ivan Karamazov”, drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti, dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij, regia Luca Micheletti, con Umberto Orsini, scene Giacomo Andrico, costumi Daniele Gelsi, suono Alessandro Saviozzi, luci Carlo Pediani. Produzione Compagnia Umberto Orsini. A Roma, Teatro Vascello, fino al 22 ottobre.

FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI

Il Festival delle Colline Torinesi – Torino Creazione Contemporanea iniziato il 14 ottobre (e fino al 5 novembre), è un’edizione di ampio respiro che conta su 5 prime, 6 produzioni, 16 spettacoli, 26 giorni di programmazione e 41 recite. Confini-sconfinamenti, tema dell’ultimo anno di un triennio, fa riferimento al confine geografico, che viene superato in caso di migrazione, di fuga dal proprio paese.

Il Libano è il paese ospite del Festival ’23 e Lina Majdalanie e Rabih Mroué sono i protagonisti della monografia d’artista ‘23. A completare la vetrina del “paese ospite” ci saranno ancora Lina Majdalanie e Rabih Mroué con una videoinstallazione dedicata alla fotografia alla Fondazione Merz, Second Look.

Nel programma della settimana: Con la carabina, della Compagnia Licia Lanera. Un luna park e un appartamento, sono i luoghi di violenza e di una vendetta. Di un passato che non si dimentica e di un presente. Un dramma dell’enfant prodige Pauline Peyrade (17 e 18 ottobre); MOTUS, con Frankenstein (A Love Story), il cui punto di partenza è il romanzo Frankenstein di Mary Shelley (dal 17 al 19); TEDACÀ con Urla Silenziose. Senza una lingua, come puoi esprimere la tua angoscia? Pochi sanno quante lotte ci sono volute alla comunità dei sordi per far riconoscere, legalmente, il diritto di espressione. Ispirato alla vita di Emmanuelle Laborit, prima attrice sorda a vincere il premio Molière (dal 19 al 22).

Dewey Dell con Le Sacre du printemps nell’ambito di Torinodanza festival. Tra danza e performing arts, la ricerca coreografica della compagnia è ispirata da immagini della storia dell’arte e da comportamenti del regno animale (20 e 21 alle Fonderie Limone); Agrupaciòn Senor Serrano con Una Isla, uno sconfinamento verso mondi nuovi generati dall’intelligenza artificiale. Ne riflette con fascinazioni visuali e ironia la compagnia catalana Agrupaciòn Senor Serrano, che utilizza anche large language models.

Una isla, Ph Leafhopper

LA SCENA CATALANA A ORBITA

Il Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound, la cui programmazione è curata da Valentina Marini, prosegue l’attenta ricognizione delle geografie culturali internazionali e presenta il primo di due focus autoriali previsti in autunno, Voices from Spain: il 17 e 18 ottobre al Teatro Palladium due serate per quattro compagnie di punta della danza contemporanea spagnola, in collaborazione con il Festival La Mercé di Barcellona e Real Academia de España en Roma.

Prima Nazionale di El elogio de la fisura della coreografa e danzatrice catalana Lorena Nogal, un solo con la drammaturgia musicale di Marcos Morau, si configura come un manifesto del corpo vulnerabile, riflesso di uno stato di vibrazione, in cui i processi di trasformazione esaltano le imperfezioni, le asimmetrie, le disuguaglianze. Segue l’anteprima di Aurunca, nuova creazione del visionario Elias Aguirre, danzatore, coreografo e artista visivo che porta avanti la propria ricerca ispirandosi al mondo della Natura, combinando tecniche di danza contemporanea e danza urbana.

Il 18, prima nazionale di Impermanence di Fabián Thomé/Full Time Company, in cui le modificazioni del corpo, della mente e dello spazio nel corso del tempo, oltre ad essere oggetto sono anche strumento di trasformazione; quindi in prima nazionale, La Perla, coreografia di Iron Skulls Co, compagnia catalana che negli anni si è imposta per l’originale incrocio fra break dance, contact improvisation, butoh, teatro fisico e circo; e in chiusura Fabián Thomé / Full Time Company con Moi-Je, un duetto che esamina e interpreta la relazione fondante della coscienza umana, quella fra l’Io e l’altro da se.

Elias Aguirre, Aurunca

PROGETTO CARNE

Un Prologo di quattro giornate, interamente dedicato alla drammaturgia fisica, inaugura la seconda edizione di Carne (tra il Teatro Arena del Sole e il Teatro delle Moline, dal 19 al 22 ottobre), la rassegna di danza di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale dedicata alla drammaturgia fisica e curata dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti.

Un programma originale che accosta artisti molto differenti della scena italiana e internazionale: il coreografo israeliano Sharon Fridman, maestro della contact improvisation, che conduce un laboratorio a Modena all’interno della Scuola Iolanda Gazzerro di ERT con una dimostrazione finale del percorso pedagogico a Bologna, dove presenta anche un medley di tre sue differenti creazioni, Tres Piezas Cortas; il regista e attore Giuliano Scarpinato che si mette alla prova con la danza per la prima volta collaborando con il performer Cristian Cucco e il musicista Giacomo Agnifili nel nuovo lavoro All about Adam; e Federica Rosellini, attrice, regista e autrice in un inedito incontro artistico con la danzatrice Francesca Zaccaria in Não Não (Primo studio).

GO FIGURE, Sharon Fridman. Ph LIOR SEGEV

DAVIDSON

A metà strada tra racconto e sceneggiatura, Il Padre Selvaggio, scritto nel 1962 e pubblicato postumo nell’anno della sua morte, è un abbozzo di film che Pasolini non ha mai realizzato, nonostante fosse quasi tutto pronto e il regista avesse anche fatto un viaggio in Africa con Alberto Moravia e Dacia Maraini per trovare i posti dove girare. Balletto Civile porta in scena Davidson, una messinscena danzata, una vertigine tra opera letteraria e teatro fisico.

È la storia di Davidson, un ragazzo nero sensibile e acuto, proveniente da una tribù dell’Africa e del suo incontro con un insegnante progressista e tormentato – una figura di frontiera alter ego dello stesso Pasolini – che cerca di dare ai suoi ragazzi un’istruzione moderna e anticolonialista. Questa opera sospesa racconta soprattutto il conflitto tra l’insegnante e Davidson. Il cuore di questo contrasto è il dilemma del rapporto tra bianchi e neri, il problema della libertà e della democrazia, della tensione verso l’altro da sé.

Uno scritto breve ed intenso, con una forte valenza politica e non solo poetica. Una sceneggiatura ibrida che mischia codici e linguaggi differenti e proprio nell’assenza della sua realizzazione offre un grande potenziale espressivo. Una forma indefinita che presenta qualità visive che si prestano alla messa in scena danzata, in una vertigine tra opera letteraria e teatro fisico.

Davidson di Balletto Civile

“Davidson”, concept e drammaturgia Maurizio Camilli, coreografia Michela Lucenti, con Maurizio Camilli e Confident Frank, disegno luci Vincenzo De Angelis, disegno sonoro Andrea Gianessi. Produzione Balletto Civile, in collaborazione con ERT Emilia Romagna Teatro / Teatro Nazionale / focus CARNE. A Reggio Emilia, Fonderia, il 18 ottobre.

QUEL GIORNO, IL 16 OTTOBRE

Il 16 ottobre del 1943 è una data scolpita nella memoria della città e dei romani. 80 anni fa, nella Roma occupata dai nazisti, i reparti della Gestapo arrestarono 1259 persone, quasi tutte appartenenti alla comunità ebraica romana, una delle più numerose e antiche d’Italia. Furono deportati nei campi di sterminio: alla fine della guerra ne tornarono a casa solo 16.

La Fondazione Teatro di Roma vuole ricordare, con la capacità evocativa propria del teatro, quella tragedia producendo uno spettacolo, nato dalla penna di Marco Baliani e intitolato Quel giorno, che verrà rappresentato lunedì 16 ottobre (ore 21, ingresso libero) al Teatro Argentina con Lino Guanciale Sandra Toffolatti, e successivamente, dal 25 al 29 ottobre, al Teatro India con Sandra Toffolatti e Francesco Villano. In scena due attori, una donna e un uomo «Capaci di avere dentro di loro questa moltitudine di voci – scrive Baliani –  voci che escono con l’urgenza di chi non riesce a tenere nell’anima tanta materia di memoria. Le voci si alternano tra loro, cambiano di ritmo, di timbro, di volume, di intensità, ogni volta identificandosi profondamente col personaggio a cui la voce appartiene. A volte monologano, a volte narrano, a volte dialogano».

Marco Baliani, ph Marco Parollo

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