18 dicembre 2023

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 18 al 24 dicembre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 18 al 24 dicembre, in scena nei teatri di tutta Italia

Coppelia con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. Ph Brescia e Amisano

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 18 al 24 dicembre.

Danza e teatro

UNA NUOVA COPPELIA ALLA SCALA

Rappresentata per la prima volta nel 1870 all’Opéra di Parigi sulla splendida musica di Léo Delibes, Coppélia si annovera tra i capolavori del grande repertorio del balletto. Molte sono state le versioni coreografiche di questo titolo, documentato alla Scala di Milano fin dalla fine dell’Ottocento.

Risale al 2009 l’ultima produzione per il Balletto scaligero, ma ora con l’apertura della nuova Stagione si apre anche un nuovo capitolo, con l’autorevole coreografo Alexei Ratmansky che firma una nuova versione che segue la storia ma con l’energia del nostro tempo, capace di unire umorismo e tradizione. Con un nuovissimo allestimento firmato da Jérôme Kaplan, la sensibilità creativa di Ratmansky arricchisce il repertorio della Compagnia scaligera con la sua visione di questo storico balletto. Nell’allestimento all’apparenza tradizionale non mancano riferimenti al presente, come la dedica all’Ucraina. La Galizia, regione dell’ambientazione, si trova in Ucraina, «Paese dal quale provengo e a cui dedico questa nuova creazione. La forza con la quale sto affrontando questo progetto – ha spiegato Ratmansky, naturalizzato americano – vuole essere una celebrazione della vita in un momento in cui ci troviamo di fronte a una tragedia».

Protagonisti, nelle dieci recite, dal 17 dicembre al 13 gennaio 2024, quattro diversi cast: la neo étoile Nicoletta Manni, per la prima volta nel ruolo di Swanilda, affiancata da Timofej Amdrijashenko nel ruolo di Franz e Christian Fagetti nel ruolo di Coppélius. Seguiranno Alice Mariani, Nicola Del Freo e Massimo Dalla Mora, quindi Camilla Cerulli, Claudio Coviello e Matteo Gavazzi, Martina Arduino, Marco Agostino e Massimo Garon. Sul podio Paul Connelly a dirigere la partitura di Delibes con l’Orchestra della Scala. RAI Cultura trasmetterà il titolo il 28 dicembre su RAI 5 e RaiPlay.

Coppelia con Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko. Ph Brescia e Amisano

LO SCHIACCIANOCI ALL’OPERA DI ROMA

Gli elementi oscuri e psicologici della trama originale lasciano il posto ad una favola amata da grandi e piccoli che racconta di come, allo scoccare della mezzanotte di un magico Natale, i sogni e i desideri interiori della giovane protagonista, Clara, iniziano a realizzarsi.

«La coreografia di questo nuovo Schiaccianoci si ispira alle tradizionali e iconiche produzioni che ho danzato e ammirato ormai da più di cinquant’anni». Sono le parole di Paul Chalmer, coreografo canadese classe 1962, che firma il nuovo allestimento de Lo schiaccianoci (12 rappresentazioni dal 21 al 31 dicembre), con la direzione d’orchestra di Nir Kabaretti delle celebri musiche di Čajkovskij per il balletto natalizio per antonomasia ideato da Marius Petipa e Lev Ivanov nel 1891-92, ispirato al racconto di E.T.A. Hoffmann (Schiaccianoci e il re dei topi) nella versione già edulcorata di Alexandre Dumas (Storia di uno schiaccianoci).

Chalmer è legato a Lo schiaccianoci dall’infanzia: è stato il primo che ha visto a teatro e il primo in cui ha danzato. Nella sua carriera di coreografo lo ha affrontato solo due volte. In questa nuova versione cerca la sintesi delle precedenti, quella del Balletto di Lipsia (2007) e quella dell’Opera Nova a Bydgoszcz in Polonia (2015).

Gli ospiti internazionali Maia Makhateli e Victor Caixeta interpretano la Fata Confetto e il suo cavaliere: lei georgiana e lui brasiliano. Negli stessi ruoli si alternano con loro le étoiles Rebecca Bianchi e Susanna Salvi con i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano e il solista Giacomo Castellana. In scena anche le étoiles Alessandra Amato e Alessio Rezza, che danza il principe Schiaccianoci, i solisti e tutto il Corpo di Ballo. Partecipano alla produzione anche gli allievi della Scuola di Danza.

Prove de Lo schiaccianoci, Federica Maine e Mattia Tortora, ph. Fabrizio Sansoni

BIANCANEVE AL TEATRO MASSIMO DI PALERMO

Un balletto-concerto in stile classico, narrativo, che ripercorre e in parte riscrive la fiaba dei Fratelli Grimmcon un lieto fine riservato a Biancaneve e al più umano Cacciatore, che prende il posto del Principe azzurro. La coreografia Biancaneve, firmata dal direttore Jean-Sébastien Colau e da Vincenzo Veneruso, è danzata sulle note del celebre Concerto per pianoforte n. 2, della Rapsodia su un tema di Paganini e della Sinfonia n.2 di Sergei Rachmaninoff.

«La coreografia è una vera challenge per i solisti – dicono i coreografi – ed è ispirata anche al grande maestro George Balanchine. Prevede un susseguirsi di giri, salti e prese che richiedono una forte padronanza della tecnica accademica applicata su tempi musicali molto rapidi, con un rilascio della parte superiore del corpo per dare morbidezza. Quanto alla drammaturgia abbiamo sostituito il personaggio idealizzato del principe azzurro con quello più autentico e terreno del cacciatore che, invece di strappare il cuore di Biancaneve come ordinato dalla matrigna, lo conquista, e alla fine la salva dall’incantesimo con un bacio. Così come la morte della cerbiatta è una morte naturale e non è causata dal cacciatore per ingannare la Regina».

In scena nel corso delle otto recite (fino al 23 dicembre) si alternano tre cast che impegnano tutti i ballerini del Corpo di Ballo del Teatro Massimo. Tra loro, nei ruoli principali: Carla Mammo Zagarella, Martina Pasinotti e Yuriko Nishihara nel ruolo di Biancaneve; Michele Morelli, Alessandro Cascioli e Alessandro Casà nei panni del Cacciatore; Francesca Davoli, Linda Messina e Francesca Bellone nel ruolo della Regina. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo dirige Danila Grassi, al pianoforte si alternano nelle recite i due giovani solisti Alberto Ferro e Davide Ranaldi. Le scenografie sono di Apolonia Polona Loborec; i costumi di Cécile Flamand, le luci di Maureen Sizun Vom Dorp.

Biancaneve (Martina Pasinotti) Regina (Linda Messina) ® Rosellina Garbo

CARCERE E DESTINI INCROCIATI

A Pesaro, dal 18 al 20 dicembre, Sentieri Incrociati, progetto speciale del Ministero della Cultura a cura del Teatro Aenigma e del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere con la rassegna “Destini Incrociati”, che presenterà performance, frutto di laboratori produttivi realizzati con detenuti, una sezione dedicata alla proiezione di video, incontri, conferenze e un laboratorio di formazione e specializzazione.

L’evento scenico inaugurale Il Filo di Arianna. Primo episodio METAMORFOSI rappresenta l’esito del Laboratorio di formazione e specializzazione sui linguaggi e le pratiche del teatro in carcere. A seguire, la consegna del Premio Internazionale Gramsci per il Teatro in Carcere 2022 promosso dalla Rivista Europea Catarsi Teatri delle Diversità a Elena Cánovas e Teatro Yeses di Madrid. In chiusura, al Teatro Rossini Spettri con gli attori detenuti della Casa Circondariale di Brindisi e i danzatori professionisti della Compagnia D’Arte Dinamica AlphaZTL diretta da Vito Alfarano.

Al centro tematiche sociali come la violenza sulla donna, l’omosessualità, la libertà di amare. Il 19 presso Palazzo Gradari con il FOCUS Danza in Carcere che prevede testimonianze e presentazioni video di Dario La Ferla, AlphaZTL, Koreoprject, Compagnia Lirya, Balamós Teatro, Compagnia Petra.

Spettri di Vito Alfarano. Ph Dario Discanno

EL CONDE DE TORREFIEL A VENEZIA

É a metà strada tra il fantastico e il concreto, tra l’immaginazione e la realtà, lo spettacolo Una imagen interor, del collettivo teatrale El Conde de Torrefiel (a Venezia, Teatro Goldoni il 20 dicembre per il cartellone di Asteroide Amor). Lo spettacolo vuole trasferire sulla scena l’immagine di una storia parallela e sotterranea, dove gli effetti di ciò che si nasconde fra le pieghe della vita materiale si intrecciano con tutti i vuoti e i significati che attraversano spettralmente la vita di ciascuno. Né le immagini né le parole riescono a sostenere l’impressione di realtà che accompagna la vita. Lo spettacolo assume questo fallimento e propone un esercizio poetico, che sonda i fondamenti del concetto di finzione, proponendo l’erotismo dell’immaginazione come alternativa radicale alla stabilità delle immagini che ci governano.

I corpi in scena “lavorano” la materia e la parola, per costruire di fronte agli occhi dello spettatore dei possibili paesaggi, a metà strada tra il fantastico e il concreto, con l’obiettivo di far dialogare poeticamente le possibilità offerte dal desiderio e la tirannia del linguaggio come strumento che determina leggi e valori comuni.

El Conde, Ph Nurith Wagner-Strauss

LA SCATOLA DI BISCOTTI

«È la storia di un progressivo ritrovamento – annota l’autore Maurizio de Giovanni – di una donna che crede di essere arrivata a un punto fermo, di aver costruito un’identità soddisfacente ed equilibrata, e che invece si ritrova, in occasione della morte di sua madre e del ritorno al paese dal quale era scappata trent’anni prima, a fare i conti con un passato che, come tutti i passati, non è mai passato. Che viene subdolamente fuori da una vecchia scatola, una di quelle di metallo che aveva contenuto biscotti e che adesso conserva frammenti di esistenza confusi e disordinati in forma di vecchie fotografie, che si animano e che chiedono conto di chi si era. E di chi si è diventati».

Nelle note allo spettacolo, il regista Andrea Renzi scrive: «In una notte tempestosa, una donna, un’affermata e potente agente di spettacolo, fa i conti con se stessa e con le sue origini. …Le memorie e i ricordi si fanno vibranti dialoghi innervati sull’asse delle differenze di concezione tra una vita di città e una di paese. Tutte “le cose della vita” vengono messe in discussione: il rapporto con il lavoro, il senso di “casa”, la famiglia e gli amori».

Prove de LA SCATOLA DI BISCOTTI di Maurizio de Giovanni Regia di Andrea Renzi

“La scatola di biscotti”, di Maurizio de Giovanni, regia Andrea Renzi, con Marina Confalone, Chiara Baffi, Andrea Cioffi, Silvia D’Anastasio, scene Lino Fiorito, musiche Federico Odling,, costumi Anna Verde, disegno luci Carmine Pierri. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro Mercadante, dal 21 dicembre, al 7 gennaio 2024.

DAVIDSON DA PASOLINI

È tratto dalla sceneggiatura de Il padre selvaggio di Pier Paolo Pasolini, con la drammaturgia di Maurizio Camilli, protagonista in scena insieme al giovane performer Confident Frank, lo spettacolo Davidson (al Ridotto del Teatro Storchi di Modena, nell’ambito di Carne, il focus sulla drammaturgia fisica di ERT / Teatro Nazionale a cura di Michela Lucenti, dal 19 al 21 dicembre).

Il Padre Selvaggio è una sceneggiatura soltanto abbozzata, iniziata nel 1962 e pubblicata postuma nel fatale 1975. È la storia di Davidson, un giovane sensibile e acuto proveniente da una tribù dell’Africa, che incontra un insegnante progressista e tormentato – una figura di frontiera, alter ego dello stesso Pasolini – che cerca di dare ai suoi allievi un’istruzione moderna e anticolonialista. L’opera è incentrata sul conflitto che inevitabilmente si sviluppa tra l’insegnante e Davidson, diffidente verso il metodo innovativo e la cultura del suo docente. Il cuore del contrasto è il dilemma del rapporto tra bianchi e neri, che si amplia poi ai grandi temi della libertà e della democrazia, ma anche della difficoltà di comprensione fra culture e generazioni apparentemente distanti.

Quello dell’autore friulano è uno scritto breve e intenso, con una forte valenza politica oltre che poetica. Una sceneggiatura ibrida che unisce codici e linguaggi differenti, sviluppando così un grande potenziale espressivo.

Davidson, Balletto Civile, Ph Donato Aquaro

TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO…

«Affrontare a teatro Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmüller, una delle maggiori registe del cinema italiano e autrice che ha profondamente segnato la cultura e l’immaginario del nostro Paese, è una sfida che abbiamo deciso di accettare con la dovuta umiltà – dice il regista Marcello Cotugno. La nostra versione ricolloca la storia nella dimensione del contemporaneo, scegliendo come nuovo campo di battaglia il differente clima socioculturale di una società tardo capitalista, in cui nuove tensioni e nuove contraddizioni determinano e orientano conflitti ed emozioni tra i personaggi».

Racconto d’amore e di lotta di classe, la messinscena è sì un rimando alla versione cinematografia, ma senza imitarla: nella visione registica di Cotugno si riequilibrano i rapporti di forza tra i due protagonisti in nome della parità di genere, ma la sceneggiatura – allo stesso piano di quella di Wertmüller – non perde la sua capacità di provocare, divertire, spiazzare. Giuseppe Zeno e Euridice Axen interpretano rispettivamente Gennarino e Raffaella – i due naufraghi che si ritrovano a convivere in un’isola deserta – ruoli che nel film del ’74 erano affidati a Giancarlo Giannini e a Mariangela Melato, e che nel rifacimento di Cotugno rappresentano una benestante e snob signora del Nord e un immigrato nordafricano naturalizzato siciliano.

GIUSEPPE ZENO ED EURIDICE AXEN – Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto “, scritto da Lina Wertmüller in collaborazione con Valerio Ruiz, regia Marcello Cotugno, adattamento Marcello Cotugno e Irene Alison, con Giuseppe Zeno ed Euridice Axen, Barbara Alesse, Alfredo Angelici, Francesco Cordella, scene Roberto Crea, light designer Pietro Sperduti, costumi Lisa Casillo, musiche a cura di Marcello Cotugno. Produzione Best Live. A Bologna, Teatro delle Celebrazioni, il 21 e 22 dicembre. In tournée.

PLEASE, COME!

Si chiude l’edizione 2023 della rassegna internazionale di danza Resistere e Creare con un focus su Fattoria Vittadini: in prima nazionale Please, Come! di e con Chiara Ameglio e, prima dello spettacolo, Flux di Maura Di Vietri, un’esperienza immersiva virtuale di digital art.

Il lavoro della coreografa e danzatrice Chiara Ameglio, presentato in primo studio nel 2022, è nato dal desiderio di interrogare alcuni concetti intorno al fenomeno della schiavitù contemporanea: la richiesta di aiuto, l’iperallerta, l’isolamento, la sorveglianza, la resistenza, la dissociazione, il concetto di “morto sociale” e di “corpo scarto”. Please, Come! è un dispositivo che tenta di sottoporre al corpo queste condizioni, un componimento di pratiche corporee ed esperienze fisiche anomale, alterate, forzate. È un invito per il pubblico a entrare e testimoniare l’atto di liberazione di un corpo che nell’abbandono, disarmato e dominato, diventa simbolo di lotta e resistenza.

Il titolo dello spettacolo si richiama al messaggio disperato di qualcuno che scrive a grandi lettere sulla sabbia sapendo che non può essere visto; alza un braccio in alto come un richiamo, invia un messaggio in una bottiglia che verrà perduta, urla ma non sarà sentito.

PLEASE, Come @ Meliti Sara

Please, Come!”, di e con Chiara Ameglio, collaborazione artistica Santi Crispo, musiche KeepingFaka, luci Fabio Bozzetta. Produzione Fattoria Vittadini. Coproduzione Fondazione Luzzati Teatro della Tosse – Festival Danza in Rete. A Genova, Teatri di S. Agostino – Sala Trionfo, il 21 dicembre.

LE ONDE DI VIRGINIA WOOLF

«Il corpo mi precede» e «la porta si apre e la tigre balza»: due frammenti del romanzo Le onde di Virginia Woolf hanno ispirato la coreografa Simona Bertozzi nella creazione di Onde (il 20 dicembre al teatro India di Roma, nell’ambito del Festival Teatri di Vetro).

«Affidata all’impeto energetico e all’orizzonte visionario di giovani presenze e corporeità, Onde prende forma attraverso una pratica performativa, coreografica e musicale che si apre al presente di corpi protesi e fluttuanti tra estasi, guizzi animali e curvature verso l’evanescenza» suggerisce la coreografa in merito allo spettacolo interpretato da Arianna Brugiolo, Rafael Candela e Valentina Foschi, in dialogo con la musica originale eseguita dal vivo da Luca Perciballi.

«Il ritmo scandisce le andature individuali e le azioni corali, evidenziando l’unanime ostinazione al galleggiamento e allo slancio dell’emersione. Ci si accorda al moto sonoro, a geometrie collettive e scie cosmiche, riproponendo virate e inclinazioni simili a ondate di corpi, nel loro presente vertiginoso e polifonico».

Simona Bertozzi, Onde, ph Luca Del Pia

LA CANTATA DEI PASTORI

Con la sua classicissima Cantata dei Pastori – per la nascita del verbo umanato, Peppe Barra torna in una nuova edizione, con un nuovo allestimento, nuove musiche e una nuova compagnia di artisti. Con lui, che incarna da 50 anni il pulcinellesco Razzullo, Lalla Esposito nel ruolo di Sarchiapone (dal 22 al 30 dicembre, Teatro Trianon Viviani di Napoli).

Immaginate due napoletani, due morti di fame, Razzullo, scrivano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano, e Sarchiapone, suo compaesano, in fuga per i crimini commessi, mentre Giuseppe e la Vergine Maria vagano in cerca di alloggio per far nascere Gesù. Immaginate una tribù di Pastori in attesa del Messia. Immaginate una turba di Diavoli, mandati da Lucifero sulla terra per uccidere la Sacra Coppia, spaventare e torturare in tutti i modi i due disgraziati compagni, che le provano tutte pur di trovare un lavoro che permetta loro di mangiare. Immaginate l’Arcangelo Gabriele, armato come un San Michele, proteggere tutti, ricacciare le Furie nel buio dell’Inferno e permettere che nasca il Redentore. Immaginate.

La cantata dei pastori

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