02 ottobre 2023

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 2 all’8 ottobre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 2 all'8 ottobre, in scena nei teatri di tutta Italia

M di Marie Chouinard

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 2 all’8 ottobre.

Danza e teatro

DUE CREAZIONI DI MARIE CHOUINARD
Torna al festival MILANoLTRE una maestra della scena contemporanea internazionale, Marie Chouinard, con M (il 3 e 4 ottobre), una coreografia sviluppata a partire dal respiro e dalle voci dei 12 performer. Dai micromovimenti, da un impulso che scuote i polmoni e le ossa, c’è il risveglio dell’emozione, l’attivazione della meccanica delirante dell’essere “creature viventi”. Una comunità che avanza, affina il suo movimento al volo, e si scontra ancora e ancora con le radici della follia e della saggezza. Un invito a tornare alle emozioni per meglio vedere, conoscere, gustare…e a chiudere gli occhi sorridendo. La coreografa firma anche scene, luci, costumi e le coloratissime parrucche.

Il 5 ottobre la Compagnie Marie Chouinard è in scena con Radical Vitality. Presentato alla Biennale di Venezia nel 2018 è una creazione antologica che raccoglie frammenti di coreografie storiche (assoli e duetti) a partire dagli esordi della carriera della coreografa quebecchese in una nuova prospettiva.

M di Marie Chouinard

ANTIGONE IN AMAZZONIA
Le “geografie del nostro tempo” (il titolo che muove l’intera edizione del Romaeuropa Festival) sono, questa volta, quelle dell’Amazzonia. È qui infatti che l’acclamato regista Svizzero Milo Rau ha deciso di ambientare la sua Antigone in the Amazon (prima nazionale il 3 e il 4 ottobre al Teatro Argentina) che chiude la sua Trilogia degli Antichi Miti. Dopo Orestes in Mosul Il Nuovo Vangelo, Rau torna insieme alla sua compagnia Institute of Political Murder a utilizzare i classici della cultura occidentale come filtro critico per analizzare il mondo contemporaneo. Un teatro capace di confrontarsi con i grandi temi della nostra attualità, fondandosi sull’intreccio tra finzione e realtà.

Per costruire lo spettacolo, Rau si è recato nello stato brasiliano del Parà dove ha incontrato i corpi e le storie del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra – MST (Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra). Coinvolgendo attori professionisti e non professionisti e le popolazioni indigene, Rau costruisce un affondo sulle conseguenze prodotte dal conflitto tra sviluppo senza controllo e gli ancestrali proprietari della terra. La vicenda di Antigone che si oppone all’ordine costituito si specchia qui nel confronto tra le popolazioni residenti – custodi di un’ancestrale memoria della terra vergine e in lotta per la sopravvivenza – e la politica economica brasiliana e del mercato mondiale.

Antigone in Amazzonia © Kurt van der Elst

ANNE TERESA DE KEERSMAEKER A REGGIO EMILIA
Il titolo Exit Above – after the tempest rimanda alla Tempesta di Shakespeare e in cui la camminata come movimento primordiale e il blues come fonte musicale si incontrano in uno spettacolo che è un inedito confronto con le radici della musica pop occidentale. Un viaggio che, partendo dalla canzone Walking Blues del leggendario Robert Johnson, approda a Der Wanderer di Schubert. È lo spettacolo che la coreografa Anne Teresa De Keersmaeker con la sua Compagnia Rosas presenta al Festival Aperto Reggio Emilia, l’8 ottobre al Teatro Municipale Valli. Ad affiancare le danzatrici e i danzatori della compagnia sono Meskerem Mees – cantautrice fiamminga emergente di origini etiopi – con una serie di variazioni e adattamenti delle “walking songs” e Jean-Marie Aerts, sound designer dei TC Matic, leggendaria formazione rock belga degli anni Ottanta.

Exit above – after the tempest pone un gesto primordiale come quello del camminare, che lei definisce «La ricollocazione orizzontale della nostra verticalità, la colonna vertebrale, la nostra antenna tra cielo e terra»: il vagare, il marciare, l’isolarsi e il ritrovarsi uniti in un gruppo di persone per muoversi insieme sono per De Keersmaeker azioni di resistenza contro l’efficienza dell’iper-produttività odierna, strumenti in grado di generare pensieri e reminiscenze, di rivelare quanto il nostro mondo interiore possa assomigliare ad un paesaggio che spesso può essere attraversato solo a piedi.

Anne Teresa De Keersmaeker EXIT ABOVE – after the tempest

FOCUS RESISTERE E CREARE
Per la IX edizione della Rassegna internazionale di danza Resistere e Creare del Teatro della Tosse di Genova, con la direzione artistica di Linda Kapetanea e Jozef Fruĉek, il 4 ottobre in anteprima la restituzione pubblica di una residenza svolta a Genova di Tabù del collettivo FUNA, che basa la sua ricerca sulla commistione tra danza, teatro di prosa, danza aerea e musica rituale. Il 6 ottobre Taca Tè, coreografia di Lara Guidetti. Taca tè, in dialetto emiliano “comincia tu”, è una sfida al diritto di esistere nel tempo, giocata tra due corpi anagraficamente lontani che convergono nel presente della danza. Un incontro tra tempi e generazioni diverse, tra età della vita che si osservano e si confrontano in un flusso di ascolto, intimità profonda, limiti che si spostano, corpi che discutono e si accordano. In scena, Antonio Caporilli e Francesca Lastella.

Il 6 e 7 ottobre il grande teatro internazionale con Mazùt, tra i primi spettacoli di Blaï Mateu Trias e Camille Decourtye, duo franco catalano fondatore della compagnia Baro d’evel, di cui ha assunto la direzione artistica dal 2006. Mazùt è un sogno fragile e sospeso come una bolla di sapone, in cui il tempo assume la qualità di un appassionato passo a due, una visione dal sapore surrealista che scava e scova il nostro essere animali: due creature alla ricerca del loro animale interiore perché l’umanità le ha sopraffatte, perché hanno perso l’istinto, perché il mondo va troppo veloce, troppe parole, troppe lettere.

Ancora il 7, Dancing Bruno di Lara Guidetti e Saverio Bari: una cavalcata nel ballo popolare tra gli inizi del 900 e i primi anni 70, aggrappati alla sella della storia dei cambiamenti sociali e politici che hanno trasformato il nostro modo di vivere gli spazi, le relazioni, i ruoli e i passi in comune.

Dancing Bruno Ph. Donato Aquaro

L’ISOLA DI PANZETTI E TICCONI
In prima nazionale per Torinodanza Festival (4 e 5 ottobre, alla Lavanderia a Vapore di Collegno), Insel di Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, autori e performer tra i più interessanti della scena italiana attuale, i quali, in questa performance, guidano un quartetto di danzatori per indagare il concetto di isola (Insel): uno spazio circoscritto esplorato in senso simbolico come metafora della condizione esistenziale per volgere lo sguardo all’individuo e l’inevitabile incontro con la propria ombra.

L’impatto fisico del naufrago su un’isola deserta e la caduta nel profondo della propria interiorità, sono in Insel collisioni equivalenti. Due figure, sorvegliate dalle loro ombre, trovano nel monologo l’unico canale espressivo. Compiaciute dai loro stessi toni sofferenti non contemplano la presenza dell’altro. Precipitano nell’oscuro del proprio essere, inscenando il dramma del proprio narcisismo. Le ombre si estendono come oscurità maestosa e voce, una voce antica, profonda, che con vibrazioni telluriche dissestanti scardina ogni tipo di protagonismo egoico e lascia spazio, tra il terreno sformato e scosso, al possibile emergere di una comunità. La voce, di Gavino Murgia, si ispira alla tradizionale tecnica del Cantu a Tenore originaria dell’isola di Sardegna.

Lo spettacolo sarà in scena anche al Romaeuropa Festival, il 21 ottobre, nell’ambito di Dancing Days.

Insel – Spezza Švagelj

VARIAZIONE SU GIONA
Nell’ambito del festival Fabbrica Europa, debutta al Teatro Cantiere Florida, il 3 ottobre, Variazioni su Giona, seconda riflessione danzata, con la coreografia di Julie Ann Anzilotti su musica originale di Steven Brown, e con Paola Bedoni e Paolo Piancastelli, che trae ispirazione dal Libro del profeta Giona dell’Antico Testamento.

Giona rifiuta l’ordine di Dio di recarsi a Ninive per predicare la conversione dei suoi abitanti. Testardamente sceglie di imbarcarsi per andare nella direzione opposta. Improvvisamente il mare si alza e Giona, sapendo che è l’ira di Dio ad aver scatenato la tempesta, chiede di essere gettato in acqua. Le onde si calmano, Giona viene inghiottito da un grosso pesce e rimane nel suo ventre per tre giorni e tre notti, durante i quali grida a Dio e gli chiede di salvarlo, sicuro del suo intervento. «Allora l’Eterno parlò al pesce, ed esso vomitò Giona sull’asciutto». Il profeta allora si reca a Ninive, dove le sue parole portano gli abitanti al ravvedimento e a ottenere il perdono divino. Questo fa adirare molto Giona, che ritiene che debbano essere puniti per tutto il male che hanno fatto. Ma Dio, attraverso la nascita di una pianta di ricino. Il che procura una forte commozione in Giona e il successivo dispiacere provocato dal suo seccarsi, fa comprendere al profeta cosa vuol dire avere compassione.

Variazione su Giona

INTERPLAY A TORINO
Alla Lavanderia a Vapore di Collegno (To), per Interplay, in scena, il 4 ottobre, The Halley Solo, di Fabrizio Favale. Vincitore del bando Danza Urbana XL 2022, Favale torna al festival torinese dopo la partecipazione a contesti di spicco quali Biennale De La Danse De Lyon (FR), Suzanne Dellal di Tel Aviv (IL), SIDance Seoul (KR). Come ad imitare la traiettoria di una cometa, in The Halley Solo il danzatore Daniele Bianco abbandona qualsiasi tipo di riferimento narrativo per lanciarsi, come un corpo celeste nello spazio, in più traiettorie e dinamiche, cambi di qualità e densità, stasi e rapide torsioni.

Il 5 ottobre, FUNA Collettivo di Danza Verticale, presenta ROOM22, di e con Marianna Moccia e Valeria Nappi. Il progetto, vincitore del bando Danza Urbana XL 2022, è nato dalla convivenza forzata tra le due danzatrici e performer. Partendo dalla costrizione di uno spazio limitato, riconducibile allo sgabello, l’opera indaga il concetto di comunicazione tra gli individui nel tempo del distanziamento sociale. La volontà è quella di disegnare lo spazio interiore che le due performer costruiscono, tentando di rimanere in connessione tra loro nonostante la distanza fisica.

Funa Collettivo di Danza Verticale

LE OPERE E I GIORNI
L’undicesima edizione di Trasparenze, dopo la tappa di Gombola nel mese di luglio, approda a Modena dal 4 all’8 ottobre con una tessitura di eventi in relazione con gli spazi urbani del Parchetto di Via San Giovanni Bosco e i progetti del Teatro dei Venti, con la direzione artistica di Stefano Tè.

Le opere e i giorni, spettacolo con gli abitanti di Gombola e Polinago, porta l’Appennino in Città, “Favole senza età” raccoglie le voci degli ospiti della Casa Residenza per Anziani San Giovanni Bosco, il progetto “La Misura Umana” mette all’opera un cantiere creativo con artisti provenienti da tutta Italia e bambini della Scuola Primaria Palestrina. Il progetto nasce dal recupero della tradizione dell’Ander a Vagg, andare a veglia, ovvero incontrarsi e trascorrere le sere d’inverno in compagnia, nella stalla, o nei luoghi più riscaldati. Quello diventava il luogo dell’incontro, delle storie e dei racconti. Il titolo Le opere e i giorni prende spunto dall’opera di Esiodo, che mescola la lingua della poesia omerica a consigli pratici per l’agricoltura.

Gli altri artisti ospiti: Alex Ascione Trio, Alice Rohrwacher e JR, C&C company, Compagnie La Désarmante, Domenico Pizzulo / Humareels, GOT RHYTHM!, I Flexus, Naatangué Theatre, Super Cumbia y la Liga de la Alegria.

Le opere e i giorni Ph. Chiara Ferrin

TEATRO BASTARDO A PALERMO
Ricerca e linguaggi ibridi, contaminazione e sperimentazione teatrale: è questo il cuore pulsante del Teatro Bastardo, curato da Giulia D’Oro e Flora Pitrolo, che torna a Palermo per l’ottava edizione (dal 5 al 24 ottobre) in diversi spazi della città. Tra i protagonisti nazionali e internazionali in cartellone: Oliver Zahn, performer, regista e drammaturgo teatrale,  con la danzatrice Emilia GuarinoKeira Fox, artista londinese la cui pratica comprende performance, coreografia, suono e installazione, accompagnata dall’elettronica di Vindicatrix, produttore, cantante e polistrumentista; La Santa, progetto performativo del compositore e artista multimediale Carlo Ascrizzi che indaga le immagini, i suoni, i riti e la cultura folk della Calabria; Maria Luisa Usai, attrice/performer, autrice e regista di spettacoli e progetti multidisciplinari; Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi, con lo spettacolo AeReA. Ma anche Hombre Collettivo, giovane compagnia attiva nella ricerca e nella sperimentazione sui linguaggi del teatro di figura, che ripercorrerà gli anni più bui dello stragismo mafioso, tra il 1990 e il 1994.

Lo spettacolo si rivolge in particolare al pubblico degli adolescenti, con un linguaggio fatto di immagini e simboli che intercetta la simultaneità e la multimedialità. Agli adolescenti è dedicato anche il lavoro di Beatrice Baruffini, attrice e regista tra le voci più autorevoli del teatro di figura per l’infanzia e l’adolescenza. Il programma completo su teatrobastardo.org.

Hombre Collettiv, Casa nostra

LA DANZA DI JARANA AL PIMOFF
Da qualche anno, l’indagine della coreografa spagnola Laila Santanach si concentra su quelle tradizioni dove la pratica collettiva è essenziale per mettere in relazione un territorio e i suoi abitanti. Jarana (debutto al PimOff di Milano, il 4 ottobre) è la terza parte di una trilogia dedicata alla tradizione e al rituale che la compagnia porta avanti dal 2018: un bisogno di indagare le proprie radici che passa attraverso la danza contemporanea e la musica elettronica.

La parola “jarana” indica l’azione di creare trambusto e confusione, movimento e disordine: una folla di persone che fonda uno spazio rumoroso, il quale diviene necessariamente uno spazio di scambio e di dialogo. Da Jarana nasce, insomma, una comunità. Dopo Aèr, dedicata alla tradizionale danza catalana delcontrapaso, e Tradere, una lente su quelle festività occidentali che richiedono uno sforzo fisico, spesso un sacrificio vero e proprio del corpo, al fine di rinnovare ciclicamente la vicinanza tra le persone di una comunità, Jarana è incentrata invece su quelle tradizioni che non esistono più o che rischiano di scomparire, e sull’immaginare quali potrebbero essere le nuove pratiche tradizionali del futuro.

Jarana, Ph. Jofre Moreno

CIRCE A VICENZA
Dopo Clitemnestra e Medea, Luciano Violante – magistrato, ex Presidente della Camera dei Deputati, presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine – torna a interrogarsi, nei panni di drammaturgo, su questa figura mitologica per chiudere la sua trilogia delle donne di sangue e giustizia. Circe, la dea-maga simbolo della seduzione, “incontrerà” nella performance diversi personaggi attraversati e segnati dal dolore, dalla poetessa russa Anna Achmatova a Giuda Iscariota, per arrivare alle figure del mito classico, fino all’inevitabile e multiforme Odisseo, dei passaggi rituali per accompagnare Circe dalla porta del reale a quella della mitologia. Lo spettacolo – quinto titolo del 76° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza “Stella Meravigliosa” – è interpretato da Viola Graziosi, per la regia e le scene di Giuseppe Dipasquale, in programma dal 5 al 7 ottobre al Teatro Olimpico (produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale).

Viola Graziosi interpreta Circe

GIRUGIRU DI GRUPPO E-MOTION
La regista e coreografa Francesca la Cava presenta il primo studio di GIRUGIRU, nuovo progetto della compagnia GRUPPO e-MOTION (7 ottobre al Palazzo Ducale Orsini di Solofra (AV) e l’11 ottobre all’Orto Botanico di Cagliari). Un viaggio nel “viaggio” dove i performer vengono condotti con continuità in alcuni luoghi, procedendo lentamente nella medesima direzione. Esperimenti che riflettono il movimento del “procedere” dalla comunità al singolo individuo, dall’antropologia culturale alla mitologia personale, dalla drammatizzazione alla documentazione e ancora dal testo all’immagine, dall’ensemble alla performance solista.

«Attraverso la conoscenza delle memorie dei differenti miti dei paesi che si affacciano sul mare, ricerchiamo e sperimentiamo un sincretismo culturale acentrico ed eccentrico – dichiara la Francesca La Cava – in cui rientrano, nella loro eterogeneità, tutti i fenomeni umani nei quali la cultura si crea e si trasforma. In questo modo lasciamo il posto alla proliferazione dei punti di vista e alla moltiplicazione dei corpi narranti, che si delineano come spia della frammentazione della verità, di una realtà non più assoluta ma relativa e parziale».

GIRUGIRU ph. Luciano Onza

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