21 marzo 2023

Ripensare il paesaggio, nella città post pandemica: il progetto del Piccolo Teatro di Milano

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Un percorso di interazione tra pratiche teatrali e paesaggio, per affrontare il concetto di limite nella dimensione urbana: al via Unlock The City, progetto europeo di cui è capofila il Piccolo Teatro di Milano

I partner del progetto europeo UNLOCK THE CITY! davanti alla sede del Piccolo Teatro di Milano

Milano, Barcellona, Anversa, Piatra-Neamt, Oslo, Praga. Sei città che corrispondono ad altrettante importanti istituzioni teatrali, accademie, e università europee: Piccolo Teatro, Teatre Lliure, Toneelhuis, Teatrul Tineretului, Østfold University College & Norwegian Theater Academy, The Academy of Performing Arts, AMU. A legare questa cordata è il progetto vincitore di Creative Europe “UNLOCK THE CITY!” di cui è capofila il Piccolo Teatro, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Ripensare il paesaggio nella città post pandemica attraverso la lente del teatro è il tema sul quale la rete di partner è stata coinvolta a riflettere e attivarsi con una prospettiva umanistica oltre che scientifica.

«Il progetto nasce da una questione di fondo: come è cambiata la percezione della città e l’immaginario urbano a seguito dell’esperienza del lockdown?», ha esordito Claudio Longhi, direttore artistico del Piccolo durante la conferenza stampa che ha visto riuniti i diversi partner. «Questa tematica, insieme ad altre, ci ha portato a prendere atto di alcune categorie tra cui il problema della relazione interno-esterno, la percezione dello spazio pubblico e del diritto all’accesso ad esso, e il mutato modo di vivere la città».

Claudio Longhi, direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano, durante la conferenza stampa. © Jacopo Buora
Claudio Longhi, direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano, durante la conferenza stampa. © Jacopo Buora

Affrontando queste tematiche non può non venire in mente il rapporto fisiologico con il teatro in senso stretto, in quanto sistema modellizzante della città. Basti pensare al teatro greco per rendersi conto che quell’architettura ci parla di un elemento politico, sociale, di un modo di intendere il vivere insieme. «Dalle considerazioni se è mutato l’immaginario urbano o se esso comincia a manifestare della “zone di criticità” – prosegue Longhi -, ci siamo domandati: come si pone il teatro davanti a questa situazione? Come lo registra? E come può intervenire anche attivamente nel contribuire a definire un nuovo immaginario urbano? Ragionando su tali questioni a partire dal nostro specifico teatrale, immaginando dei possibili interlocutori, ci siamo rivolti a degli studiosi di paesaggio come lente attraverso la quale guardare questi fenomeni».

Da qui la scelta del Politecnico come partner al tavolo della progettazione – nella persona del professore Antonio Longo del dipartimento di Architettura e Studi Urbanistici specializzato in paesaggistica -, e ampliando, successivamente, la focalizzazione sul concetto di “limite” nel paesaggio urbano. Concretamente verranno individuati luoghi o aree urbane che abbiano ricoperto un ruolo chiave per i cittadini durante la pandemia, per poi avviarvi un processo di ricerca. Tale ricerca avverrà su tre diversi livelli: comunità (soggetto), spazio fisico (oggetto), relazione tra teatro e area urbana (relazione). Il progetto, che ha in sé una componente di pratica artistica e una di prassi della ricerca, intende sviluppare e potenziare il dialogo interdisciplinare e la possibilità di un approccio polifonico e da più prospettive.

Juan Carlos Martel Bayod, direttore del Teatre Lliure di Barcellona, durante la conferenza stampa

Durante i tre anni previsti per sviluppare e attivare il progetto, grazie alla stretta collaborazione di artisti, operatori teatrali, studenti, professori universitari ed esperti (locali e internazionali) di diversi ambiti disciplinari, e quindi grazie allo sviluppo di un metodo di lavoro integrato – in cui la pratica teatrale si ibrida alla ricerca scientifica –, il progetto mira a sviluppare diverse attività: indagine sul territorio e studio del paesaggio della città post-pandemica; creazione e realizzazione di 12 performance affidate a dieci artisti europei; workshop e percorsi formativi tematici rivolti a studenti universitari.

Ciascuno dei partner individuerà i propri campi di applicazione e le proprie linee di azioni. Ad Anversa, per esempio, il centro dell’indagine sarà un quartiere periferico della città, con le sue strade e la sua piazza. Un luogo ricco di complessità, contraddizioni e ambiguità, nonché caratterizzato da una composizione urbana diversificata. In particolare, verrà esplorato lo spazio notturno della città (inteso come spazio sociale oltre che fisico) con le sue comunità e con la moltitudine di suoni cittadini che lo abitano.

Per Milano lo spazio preso in oggetto è quello del Parco pubblico, inteso come spazio aperto in cui si sovrappongono sviluppo metropolitano e natura (antropizzata); area di auto-aggregazione e di sociabilità (regolata o meno) in cui convergono comunità diverse; luogo in cui si praticano sport e abitudini che ripristinano la biodiversità culturale della città; dimensione cittadina in cui socializzare e agire all’aperto in una fase storica in cui l’attività indoor è continuamente messa a rischio.

«Nello specifico abbiamo optato – conclude Longhi – per la zona sud-orientale della città, tra Corvetto, Chiaravalle, Porto di Mare, anche se non è detto che questo sarà successivamente il luogo del teatro dell’azione. Come Piccolo la scelta di associare tre artisti in questo percorso di studio e di pratica teatrale, è caduta su Marta Cuscunà, regista, drammaturga e attrice; Davide Carnevali, autore, regista e drammaturgo; e il collettivo artistico Sotterraneo. La prima lavorerà sul “Soggetto”, quindi la comunità; Carnevali su “Oggetto”, il luogo; Sotterraneo su “Teatro-città”. Questi tre percorsi, che si svilupperanno a partire dalla prossima stagione 2023-2024, saranno integrati nella stagione teatrale del Piccolo a tutti gli effetti».

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