12 luglio 2010

fino al 18.VII.2010 Eroi eroine Rivalta (to), Castello

 
Segni che non lasciano traccia. Nella società delle icone-fast food e degli eroi per un giorno, l’arte prova a fare il punto della situazione. Chiedendosi se esista ancora il potere dell’immagine...

di

Quando
un progetto è in rodaggio, la prudenza non è mai troppa. Accade così che a
Rivalta si ripeta l’impostazione con la quale, lo scorso autunno, l’articolato
castello locale entrava nella partita culturale della cinta torinese.
Collettiva bis, e trait d’union col passato la “riconvocata” Maura Banfo
, che si sdoppia facendo da
madrina all’apertura delle scuderie col video-pendant di una serie fotografica,
in cui un vecchio libro di fiabe sfogliato da mani rugose pare invitare lo
spettatore a varcare lo specchio, come Alice nel Paese delle Meraviglie.

Perché
le proposte sono tante, se non per quantità per varietà, in una mostra avvolta
intorno a un enunciato complesso, ma a rischio dispersione nella sua traduzione
espositiva. Una riflessione sulla bulimia di immagini, Hung Tung-Lu - Pretty Soldier: Sailor Moon - 1999/2001 - fotografia 3D, griglia 3D, lightbox - cm 128x96x6 - courtesy Noire Contemporary Art, Torinoche oggi assurgono
facilmente a simulacro e altrettanto in fretta, dopo uno sfruttamento
intensivo, si sgretolano, fino – per dirla con Baudrillard – alla “sparizione
dell’arte
”.
Ed
è proprio al punto di svolta del XX secolo secondo il teorico francese – la Pop
Art – che afferisce uno dei filoni del percorso. Pop è Mary Sue
, che bamboleggia equivoca con un
enorme bon-bon, ironizzando sui cliché femminili. Pop è il lightbox di Hung
Tung-Lu
, opportunamente collocato
sull’altare della piccola cappella, dove Sailor Moon si staglia contro una pala
gotica. Pop è Roxy In The Box
, che ridipinge statue devozionali con i panni dei
supereroi dei comics non per contraffazione blasfema, bensì per glorificarne e
attualizzarne i Pow!-ers
. Dissacrante è invece Diego Scroppo, cui basta rovesciare l’insegna di
una farmacia per capovolgere contemporaneamente simbolo e senso.

Le
icone sono dei fari? L’artista allora può spegnerle, modificarle, riaccenderle.
Lo fa Anne Schneider
, che rigenera in un ossimoro la ballerina di Degas, preservandone solo l’anima e il
nastro azzurro: sottile come un Giacometti
, distorta come un Bacon, e tuttavia elegante come
l’originale. E se Andrea Massaioli
sostanzialmente rispetta lo spirito del Tuffatore di Paestum, nasconde un certo
cinismo la megalomania di Oleg Kulik
, il cui ritratto equestre sullo sfondo della Piazza Rossa
riprende il Napoleone di David
, ma in quel Paese che per il generale segnò l’inizio
della fine (e, guarda caso, proprio di fronte s’impongono i monumentali Vinti
di Francesco
Sena
).
Jan Fabre - Lancelot - 2004 - still da video - 8’17’’ - courtesy l’artista
Ma
chi giganteggia davvero è Jan Fabre
, nel video proiettato contro i nudi mattoni
dell’appartato torrione, ad aumentarne l’intensità e a risarcire l’opera d’arte
della sua aura

svanita. Qui il fiammingo veste l’armatura di un maturo e tormentato
Lancillotto, impegnato a mulinare lo spadone contro i fantasmi del passato, del
mito e della mente. Emblema potente della sfida più terribile: quella con se
stessi.

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visitata il 12 giugno 2010


dal 12 giugno al 18 luglio 2010

Eroi
eroine. Iconologia e simulacro

a cura di Alessandro Demma e Luca Bradamante
Castello

Via Orsini, 7
– 10040 Rivalta (TO)

Orario: da
mercoledì a venerdì ore 15-19; sabato e domenica ore 10-19

Ingresso
libero

Catalogo Skira

Info: tel. +39
011904555;
comunicazione@comune.rivalta.to.it

[exibart]

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