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19
novembre 2010
fino al 22.XII.2010 Five Easy Pieces Torino, Franco Noero
torino
Incroci di vissuti, desideri e identità. Storie personali che diventano pubbliche. A partire da cinque piccole e semplici “cose”. Al via il primo progetto curatoriale di Noero...
Ispirato all’omonima pellicola
di Bob Rafelson del 1970, film dall’atmosfera a tratti soffocante in cui
Jack Nicholson suona al pianoforte Cinque
pezzi facili di Chopin, Five Easy
Pieces è il riuscito progetto curatorial-specific
per il secondo spazio di Franco Noero. L’esposizione è la prima di cinque
collettive affidate a curatori che sceglieranno altrettante opere di artisti su
un tema ogni volta differente.
di Bob Rafelson del 1970, film dall’atmosfera a tratti soffocante in cui
Jack Nicholson suona al pianoforte Cinque
pezzi facili di Chopin, Five Easy
Pieces è il riuscito progetto curatorial-specific
per il secondo spazio di Franco Noero. L’esposizione è la prima di cinque
collettive affidate a curatori che sceglieranno altrettante opere di artisti su
un tema ogni volta differente.
Il messicano Patrick Charpenel è
il regista-starter. Tema è la narrazione, poiché raccontare significa pur sempre
descrivere “qualcosa”. Che sia infatti un accaduto, un sogno o un ricordo, la
materia espressa è costituita da un prima e un dopo. Il racconto è allora
sviluppo temporale, e i “cinque pezzi facili” in mostra narrano essenzialmente
storie. Sono pezzi e immagini casuali, del tutto ordinari, ma che – allestiti
secondo una precisa prospettiva temporale e spaziale – sono restituiti come
esperienza personale di ogni singolo. L’oggetto quotidiano diventa così
frammento di autentica poesia.
il regista-starter. Tema è la narrazione, poiché raccontare significa pur sempre
descrivere “qualcosa”. Che sia infatti un accaduto, un sogno o un ricordo, la
materia espressa è costituita da un prima e un dopo. Il racconto è allora
sviluppo temporale, e i “cinque pezzi facili” in mostra narrano essenzialmente
storie. Sono pezzi e immagini casuali, del tutto ordinari, ma che – allestiti
secondo una precisa prospettiva temporale e spaziale – sono restituiti come
esperienza personale di ogni singolo. L’oggetto quotidiano diventa così
frammento di autentica poesia.
La
tedesca Kirsten Pieroth presenta Essential
La Stampa. È un’installazione costituita da 31 contenitori di vetro, quelli
domestici per la conservazione del cibo, che contengono edizioni del quotidiano
torinese. Portate a ebollizione con un procedimento che modifica la consistenza
della carta, le pagine – con il loro contenuto del mese di ottobre – sono
trasformate in sostanza liquida, palesando il principio scientifico secondo cui
la modifica della struttura di un materiale non implica la perdita di
consistenza che ne corrisponde.
Anche
il dittico fotografico e il libro d’artista di Fernando Ortega parlano
di gesti comuni che segnano la magia del quotidiano. Le immagini documentano le
fasi di accordatura del pianoforte di Beethoven, strumento con una corda in più
per via della sordità del compositore e accordato con un dispositivo
particolare messo a punto da lui stesso. Il vaso in terracotta di Saâdane
Afif, invece, riflette la teoria per la quale le onde sonore prodotte dal
movimento del tornio nella modellazione del manufatto siano trattenute sulla
superficie dell’oggetto. Il suono di canzoni scritte da compositori e poeti,
invitati dall’artista durante la realizzazione del vaso, sono così “registrate”
sulla superficie in creta.
il dittico fotografico e il libro d’artista di Fernando Ortega parlano
di gesti comuni che segnano la magia del quotidiano. Le immagini documentano le
fasi di accordatura del pianoforte di Beethoven, strumento con una corda in più
per via della sordità del compositore e accordato con un dispositivo
particolare messo a punto da lui stesso. Il vaso in terracotta di Saâdane
Afif, invece, riflette la teoria per la quale le onde sonore prodotte dal
movimento del tornio nella modellazione del manufatto siano trattenute sulla
superficie dell’oggetto. Il suono di canzoni scritte da compositori e poeti,
invitati dall’artista durante la realizzazione del vaso, sono così “registrate”
sulla superficie in creta.
Mentre
il video del gruppo Superflex è l’inquadratura di un’auto in fiamme, che
sull’eco delle pubblicità patinate di settore fa da contraltare al malcontento
politico simbolo di disordini civili, ridotta all’essenziale è l’opera di Danh
Vo. L’artista vietnamita, di adozione danese – e solito lavorare sui
paradossi dei ruoli sociali – presenta quello che apparentemente può sembrare
soltanto un anello. Partendo dall’idea di recuperare al banco dei pegni la fede
nuziale del padre, perduta al gioco d’azzardo dalla madre, Danh Vo ricerca in
una dimensione neutrale l’origine del sentimento e del legame che l’oggetto
rappresenta. Intimamente.
Saâdane
Afif alla Biennale di Lione 2008
Danh
Vo in Strange Comfort a Roma
Pieroth
e Ortega a Torino in Gallery, Galerie,
Galleria
mostra visitata il 6 novembre 2010
dal 6 novembre al 6 dicembre 2010
Five Easy Pieces
a cura di Patrick
Charpenel
Galleria
Franco Noero – Project Space
Via Giulia di Barolo 16d (zona corso San Maurizio) – 10124 Torino
Orario: da giovedì a sabato ore 15-19 solo su prenotazione
Ingresso libero
Info: tel. +39 011882208; fax +39 01119703024; info@franconoero.com; www.franconoero.com
[exibart]