05 novembre 2010

fino al 28.XI.2010 Salvatore Astore Torino, Fondazione 107

 
Un po’ terrestri un po’ umane. Sono le gigantesche calotte che hanno invaso la Fondazione 107. Accompagnate da una messe di disegni che paiono “cervellotiche” Tac. Una mostra che fa pensare...

di

L’uomo è da sempre stato attratto da due cose: la
propria (e altrui) testa e l’ambiente in cui vive. Non è un caso che le prime
operazioni chirurgiche della storia, anzi preistoria, siano state perforazioni
craniche per fini rituali (con un buco in testa, gli spiriti negativi potevano
uscire più facilmente…) e che gli uomini, soprattutto quelli del passato,
abbiano una spiccata passione per l’esplorazione (alla fine, anche fare un buco
in una testa può essere considerato un viaggio nell’ignoto, specie per i nostri
progenitori che li facevano con pezzi di selce appuntita).

Questa doppia curiosità può essere ricondotta a un
unico termine, ‘calotta’. Sia la terra che l’uomo ne hanno una: è cranica
quella umana, polare quella terrestre. Queste due calotte formano la metà di
una sfera che racchiude i nostri mondi: quello in cui viviamo fisicamente, il
pianeta Terra, e quello che abitiamo metaforicamente, la nostra testa (quando
uno è sovrappensiero non si dice forse “è nel proprio mondo”?).

Nella mostra che invade la Fondazione 107, Salvatore Astore (San Pancrazio,
Brindisi, 1957; vive a Torino) porta sei grandi installazioni scultoree più una
grande serie di disegni, pensate e realizzate site specific durante i tre mesi in cui l’artista ha vissuto e lavorato
all’interno dello spazio di via Sansovino. Tutti i lavori si intitolano proprio
Calotte.

Salvatore Astore - Calotte - veduta della mostra presso la Fondazione 107, Torino 2010 - photo Davide Giglio
Le grandi sculture in acciaio dell’artista campano
trapiantato sotto la Mole elevano su scala esponenziale il cranio umano, la
struttura ossea più complessa del corpo: 25-28 ossa interconnesse tra loro da
articolazioni fibrose dette suture. Suture che nei lavori di Astore sono i
punti di saldatura che tengono unite tra loro le parti che compongono ogni
lavoro.

Sono opere, dice l’artista, “che riflettono sulla relazione fra uomo e ambiente, sulla relatività
della visione antropocentrica dell’esistenza, sulle forme di controllo e
costrizione nella società contemporanea, sulle potenzialità immaginative della
mente
”. I lavori esposti alla Fondazione 107 sono, insomma, metafora della
presenza umana nello spazio che lo circonda, ma anche – vedi il caso in cui una
grande calotta è rinchiusa in un cubo in muratura – vincoli a cui viene
costretto. Il temine che dà il titolo alla mostra, e a tutti i lavori in essa
contenuti, diventa così un concetto che descrive sia l’uomo che l’ambiente in
cui vive, ma che indica anche il “contenitore fisico” da cui l’uomo trae,
genera e rigenera le energie necessarie alla propria esistenza.

Salvatore Astore - Calotte - veduta della mostra presso la Fondazione 107, Torino 2010 - photo Davide Giglio
La grande serie di 85 disegni chiude la mostra con
immagini che sembrano Tac al cervello o macchie di Rorschach. Due letture che
non si escludono a vicenda, anzi. In fondo, sia la tomografia assiale
computerizzata che il test psicologico ideato dallo psicologo svizzero non sono
altro che due modi per tentare di svelare i misteri custoditi all’interno delle
nostre teste.

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dal 12 ottobre
al 28 novembre 2010

Salvatore Astore – Calotte

Fondazione 107

Via Sansovino, 234 (zona Stadio delle Alpi) – 10151 Torino

Orario: giovedì e venerdì ore 15-19; sabato ore 14-20; domenica ore 10-13 e
14-19

Ingresso: intero € 5; ridotto € 3

Info: tel. +39 0114544474; info@fondazione107.it;
www.fondazione107.it

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