20 ottobre 2010

fino al 6.XI.2010 Michael Ajerman Torino, Eventinove

 
Un giovane artista che ha già fatto molta strada. Arte figurativa che si presenta senza mediazioni e che convince anche senza stupire. Riflessioni intorno alla pittura e non variazioni sul metodo...

di

Basta uno sguardo ai lavori di Micheal Ajerman
(New York, 1977; vive a Londra) per comprendere che si tratta d’un artista che
non si pone limiti prevedibili. Alle pareti della galleria tagli scomposti,
sfondi spessi e compatti, pennellate massicce, profili scaraventati sulla tela.

Assenza di definizione e gestualità impulsiva: siamo di
fronte a uno sturm und drang del
pennello o a un espressionista consapevole? L’impressione è che, per quanto si
cerchi di definire questo pittore, non si affezionerebbe di certo alla
definizione applicata, in quanto si ha la sensazione che esprima con più forza
il suo temperamento che non un corpus di pensieri lineari. Si tratta di una
pittura istintiva, che non si alimenta del soggetto individuato; l’artista,
mentre aggiunge colore a strati sovrapposti, scava nella banalità della figura
che rappresenta e la rende più forte, più profonda e significativa.

La critica tende a sottolineare l’atmosfera cupa che crea
nelle sue istantanee di anonime immagini del quotidiano, citando Hopper e articolando la sospensione del giudizio su ciò
che sta per avvenire in quel dato momento. Ci si chiede, secondo questa
interpretazione, dove dovrebbe avvenire l’ipotetico “delitto” tanto atteso:
nell’idea di chi osserva, o piuttosto dovrebbe esser previsto nella mente di
chi dipinge? È una questione di causalità. Lo pensiamo perché è un dato
visibile o consideriamo questo aspetto perché è l’artista che vuole creare una suspense
nella narrazione e quindi lo evidenzia? In fondo l’artista non vuole suggerire
nulla che non sia già insito nel dipinto. E allora da dove viene questa
sensazione di pericolo imminente?

Michael Ajerman - Scary Monsters - 2009 - olio su lino - cm 102x122
Forse semplicemente dal desiderio di uscire dal quadro.
Perché non è l’azione che potrebbe avvenire a disturbarci, ma ciò che l’artista
rivela della propria interiorità senza un limite razionale al movimento della
mano che esegue l’atto pittorico.

Quindi è un ritorno all’arte pura, all’essere senza
sovrastrutture, ed è per questo che convince. I suoi acquarelli sono superiori
ai dipinti a olio, perché la possibilità di controllo è sicuramente inferiore,
eppure Ajerman supera questo ostacolo a proprio vantaggio, e si accanisce sulla
carta fino a quando il soggetto conosciuto non assomiglia che all’identità che
l’artista sente davvero appartenergli. Ed è un’immagine fittizia, che nulla ha
a che vedere con la realtà.

Michael Ajerman - Eva Asleep in Two Locations - 2005 - acquerello su carta - cm 57x76
Di nuovo ci troviamo di fronte a un’immediatezza di
contenuti, all’assenza di un progetto, e in un contesto in cui tutti progettano
e cercano di ottenere obiettivi “altri”, questo può risultare liberatorio. Che
l’arte possa essere solo espressione di un “io”, e che non abbia voglia di
raggiungere nulla che non sia se stessa.

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a Milano

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mostra visitata il 25 settembre 2010


dal 16 settembre al 6 novembre 2010

Michael Ajerman – Third Floor

Galleria Eventinove

Via della
Rocca, 36 (Borgo Nuovo) – 10123 Torino

Orario: da
martedì a sabato ore 11-19

Ingresso
libero

Catalogo
disponibile

Info: tel. +39
0119390013;
galleriatorino@eventinove.it; www.eventinove.it

[exibart]

5 Commenti

  1. attenzione! i pupazzetti potrebbero scappare:
    “forse semplicemente dal desiderio di uscire dal quadro”…
    ma che state a di? e si definiscono pure “critici” o “curatori”… ma fanno il compitino da 5 elementare

  2. Gentile Sig. Leo,
    mi permetto di farle notare che deve esserle sfuggito il senso di almeno tre periodi (sinonimo di frase complessa). La prego di riprovare a leggere. Se non dovesse ancora comprendere (ma sono sicura che potrebbe riuscirci anche lei) può perdere qualche altro minuto del suo prezioso tempo e farcelo sapere, e le verrò in aiuto.

  3. caro Leo,
    sono Stefano e come Laura scrivo per Exibart.
    Non mi considero nè un critico, nè un curatore, e nemmeno credo che Laura si consideri tale.
    Visto che, evidentemente, si considera superiore ai “compitini da quinta elementare”, mi permetto di darle un consiglio.
    Contatti la redazione di Exibart, sò per certo che stanno cercando nuovi collaboratori che arrivino almeno alla licenza media. Sicuramente la prenderanno tra i collaboratori, il che darà l’opportunità a Exibart di alzare il suo livello culturale e a noi di leggere i suoi articoli e ovviamente commentarli.
    Saluti,
    Stefano

  4. Errata corrige: la Laura di cui parlavo sarebbe nella vita reale Barbara che reale lo è anche di cognome.
    Chiedo umilmente perdono a tutti coloro che si sono sentiti offesi da questo errore da quinta elementare.

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