28 maggio 2003

fino al 7.VI.2003 Ex Opis – Loredana Moretti Torino, spazio&ricerca

 
Lavandini incrostati, materassi accatastati, armadi vuoti. Nelle vecchie stanze dell’ex ospedale psichiatrico Opis di Bari aleggiano le anime-fantasma di uomini sopraffatti dal disagio. Perché la vera follia è la solitudine…

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“Il manicomio è una grande cassa di risonanza e il delirio diventa eco, l’anonimità misura” ha scritto Alda Merini ne La Terra Santa (edito da Scheiwiller). Il termine manicomio possiede un significato ruvido e lacerante. Richiama alla mente dolore, lacrime ed isolamento, miseria ed abbandono.
Sesto appuntamento con gli artisti emergenti promosso dalla Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, la personale di Loredana Moretti (1966, Bari) affronta un tema quanto mai doloroso: la follia intesa quale diversità ed estraniazione. Le ottanta fotografie presentate, infatti, sono state scattate nel 2001 presso l’ex Ospedale Loredana Moretti Psichiatrico interregionale salentino Opis di Bari, il più grande di tutto il meridione. Arrivata ad ospitare fino a 1400 pazienti, la struttura fu costruita tra il 1930 e il 1933 ed è rimasta attiva sino al 1998. Sebbene la chiusura dei manicomi fu sancita nel lontano ’78, per svariati anni da allora è stato difficile assicurare ai ricoverati una sistemazione. I luoghi immortalati dalla Moretti portano lo spettatore a confrontarsi con il lato oscuro dell’animo umano, con la paura della solitudine, dell’emarginazione, della malattia. Ad interrogarsi su quanto sia labile il confine tra ragionevolezza e pazzia, tra sanità e patologia. Ma anche a ricordare una condizione socio-sanitaria controversa e travagliata che ha realmente fatto parte della storia della nostra nazione.
Partendo dalle aree esterne all’edificio, tra piante secche e vecchie panchine di legno, l’autrice compie un’incursione nelle stanze-dormitorio, nei locali-doccia, nelle cucine, fino ad arrivare alla chiesa annessa al convento dei Frati Alcantarini, vicino alla quale è stato costruito l’ospedale. Gli ambienti sono disabitati ed il silenzio invita al raccoglimento. Niente più pazienti, né personale medico. Ma, nonostante questo, le loro tracce sono dappertutto. Sui muri, negli angoli, accanto ai letti spogliati e agli armadi vuoti, vicino ai ripiani contrassegnati con i nomi dei malati.
Queste immagini, dichiara l’autrice, sono dedicate “a tutti coloro che non ci sonoLoredana Moretti più, a [quelli] che sono sopravvissuti a tanto dolore e che da qualche parte, ora, sono ‘normalmente’ in contatto con il proprio disagio”. In mezzo ad altre trenta, due polaroid rivelano alcuni dettagli di un’apparecchiatura per l’elettroshock. Chiude la mostra un ingrandimento dello stesso infernale-indicibile-strumento, emblematico della devastazione attorno e dentro.
Da circa 10 anni Loredana Moretti affianca alla professione d’architetto quella di fotografa, rivolgendo particolare attenzione ai luoghi cittadini dove albergano disparità e discriminazione. Con la serie Lidi l’artista ha partecipato alla scorsa edizione della Biennale Internazionale di Fotografia Border Stories, nell’ambito della sezione Giovani Autori.

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sonia gallesio
mostra visitata il 17 maggio 2003


Ex Opis – Loredana Moretti
dal 6 maggio al 7 giugno 2003
Torino, SPAZIO&RICERCA Fondazione Italiana per la Fotografia
c/o Libreria Araba Fenice, via San Tommaso 5
tel. +039 011544132 – 011 546594
orario di visita: da martedì a sabato 10.00/13.00 e 15.30/19.00
ingresso: libero
infoline: 347 1193886
fif.progettogiovani@libero.it


[exibart]

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