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Un dialogo muto ed ispirato tra bellezze estranee al fluire del tempo sul tema della bellezza e della classicità intese come maestose, quiete, espressioni di valori assoluti.
Reinterpretabili certo; ma a patto di partire dagli stessi assunti, dagli stessi preupposti. Per non spezzare il filo del discorso.
E’ una mostra, quella di Mitoraj che va vista nel silenzio della contemplazione.
Va «sentita» sulla pelle, bevendo fino all’ultima goccia il succo del dialogo tra antichità e moderno. Il legame tra passato e presente che vive nella scultura del maestro polacco, si completa e si dispiega a pieno nello scambio estetico-concettuale che matura grazie alla sapiente collocazione delle opere.
E’ difficile esprimere il valore della proposta espositiva. Bisogna assolutamente visitarla, questa mostra.
E’ come se Dalì incontrasse Michelangelo ed entrambi si recassero a contemplare I resti delle antichità classiche. Si facessero dialogo, si sciogliessero nel fluire delle forme.
Quello che Mitoraj ricerca è la purezza delle forme. E’ la classicità maestosa e placida. Mai passiva imitazione, ma feconda riproposizione di suggestioni più che di canoni.
Di aliti più che di opere.
Supportata dalla perizia tecnica, dalla padronanza assoluta del materiale utilizzato, nella scultura di Mitoraj si tocca la trascendenza; con essa si travalica il passo che separa la realtà dall’assoluto.
Gigantezze, respiri di idealità: scultura che nasce frammento (a volte) ed è già (sempre) capolavoro.
La mostra è aperta dal 20 giugno al 30 settembre, tra il Museo Archeologico ed il Giardino di Boboli;
il Museo archeologico (via della Colonna 38) è aperto dal martedì al venerdì dalle 9 alle 14; il sabato dalle 9 alle 14 e dalle 21 alle 24. Domenica dallle 9 alle 20, per info 055 2612936.
Il Giardino di Boboli (Palazzo Pitti) è aperto tutti I giorni dalle 9 alle 18 e 30. Per info 055 2388601
E’ previsto un biglietto unico di entrata per entrambe le sedi della mostra, disponibile presso entrambe le biglietterie
Altri articoli sulla mostra
Domenico Guarino
[exibart]
Finalmente una bella mostra che apre i musei fiorentini all’arte.
Ovvero reinterpreta il ruolo delle gallerie pubbliche nel senso della proposizione di eventi.
Con un doppio vantaggio: creare nuove e più profonde dialettiche d’arte; ed invogliare la gente a visitare i musei, troppo spesso vissuti come luoghi noiosi o comunque «pesanti»