24 giugno 1999

24.VI.1999 – 5.IX.1999 Intervista Botero: «Sono fiero di essere a Firenze»

 
Intervista esclusiva con lo scultore colombiano che espone le sue opere in Piazza della Signoria ed a Palzzo Vecchio
«So che molta gente, speriamo non sia la maggior parte, ha sostenuto che questa mostra non sarebbe adatta alla Piazza. Io posso dire di aver lavorato con molto rispetto della città e della sua storia...»

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Botero in Piazza SignoriaAbbiamo incontrato il maestro di Medellin alla vernice della mostra che presenta sue sculture e dipinti tra la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio (piccole sculture e quadri) e Piazza della Signoria (30 enormi sculture).
Un artista affabile, un uomo cordiale che non lega necesariamente al quieto vivere l’ispirazione e la poetica delle sue opere. Uno scultore che quando parla dei suoi ciccioni, li definisce «morbidi»; che si ispira all’arte classica, alla plasticità solida e netta della scultura greco-romana e rinascimentale.
Grande abilità tecnica, finissima descrittività, gusto per una provocazione ironica, allegra, spensierata che fa delle sue opere la sintesi della «commedia della vita».
A Firenze questa mostra sta facendo discutere. Era giusto mettere il segno personificato della modernità nello scrigno del Rinascimento? Botero è tranquillo del fatto suo e dice:
«Innanzitutto mi sento molto fortunato per aver avuto questo invito. So che sono il primo artista a fare questo. E per un artista è davvero il massimo che puoi fare nella vita. Non solo perché la Piazza è bellissima, ma anche perché, più in particolare, è la più bella piazza d’arte che esista al mondo. Io ho fatto altre mostre all’aperto in luoghi bellissimi come Park Avenue a New York, o sugli Champs Elisees a Parigi, ma qui è diverso. Lì, al di là della bellezza intrinseca del luogo, non c’era arte. Qui si.
Questa che ho difronte è la grande storia dell’arte» C’è stata provocazione nel fare questo?
«So che molta gente, speriamo non sia la maggior parte, ha sostenuto che questa mostra non sarebbe adatta alla Piazza. Io posso dire di aver lavorato con molto rispetto della città e della sua storia. Non ho coperto la vista di Palazzo Vecchio; tutto è stato fatto usando le massime precauzioni, sia dal punto di vista dell’installazione che della sicurezza. Allora, penso che questa mostra non tolga nulla alla Piazza; anzi gli dia qualcosa»
Ha visto la mostra di Mitoraj qui a Firenze?
«Si, mi è piaciuta molto. Sebbene noi due abbiamo un’ispirazione comune per la calssicità, siamo artisti profondamente diversi. Ma mi è piaciuto il lavoro che è stato fatto per l’allestimento, soprattutto a Boboli».
Lei ritiene che, al di là della sua mostra, Firenze debba essere una città meno conservatrice in fatto d’arte?
«Questa città ha avuto la fortuna di essere un centro d’arte mondiale. Allora è normale che la gente sia gelosa di quanto c’è. C’è un orgoglio molto grande dei fiorentini. Ed è giustissimo che ci sia. Tuttavia bisogna che tutte le città abbiano delle manifestazioni che si accordino con la vita attuale. Ecco perché, con tutto il rispetto della grazia che c’è qui, eventi come la mia mostra credo siano importanti. Credo che le due cose possano coesistere».

Domenico Guarino

[exibart]

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