14 marzo 2000

Dall’11.III al 22.IV.2000 Vinicio Berti Firenze, Centro d’Arte Spaziotempo

 
Al Centro d'Arte Spaziotempo una mostra delle più importanti opere di Vinicio Berti, uno dei più rappresentativi artisti degli anni Cinquanta per le innovazioni impresse al linguaggio dell'arte...

di

Berti, come gran parte dei pittori toscani della generazione degli anni venti nasce “rosariano” immerso nei paesaggi e nelle strade fiorentine. Soltanto dall’immediato dopoguerra l’artista troverà una propria autonoma strada: nel 1947 dalle ricerche e dal dibattito delle idee emersero due tendenze divergenti che si fronteggiarono fino agli anni settanta. Da una parte il “Realismo Socialista” promosso e sostenuto dal Partito Comunista e in Italia rappresentato dal pittore Renato Guttuso, che voleva l’Arte al servizio della lotta di classe e delle masse operaie. Dall’altra “l’astrattismo” scoperto da un gruppo di giovani artisti che nel 1947 pubblicano a Roma il manifesto “Forma 1” contro i conservatori e i cosiddetti realisti. Al manifesto aderisce anche Berti che solo tre anni più tardi, nel 1950, firmerà ( con Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti) il “Manifesto dell’Astrattismo Classico”.
L’esposizione si impegna a ripercorrere proprio questi anni e la scelta dell’artista di una pittura popolare e sociale che Togliatti e i quadri del partito di allora non capirono condannando Berti alla solitudine.
Berti
Non lo si deve prendere per un pittore politico: Berti fu essenzialmente un pittore di contestazione sociale, di realtà, politicamente orientato ma non perciò supinamente allineato.
Nel Manifesto dell’Astrattismo classico Berti definisce quell’arte ” Arte dell’uomo di cui è l’avvenire, di quell’uomo che non avrà più classi né ideologizzazioni mistificatorie. L’uomo contemporaneo ha la possibilità di essere un uomo dell’avvenire nel bene e nel male. La pittura che io faccio è in questa dimensione nei limiti o nelle qualità che possono sussistere. Se c’è un’estetica è particolare e va identificata in una particolare ideologia.”
Le “espansioni” dei primissimi anni Cinquanta segnano un sondaggio spaziale dell’impianto strutturale: la struttura si converte in segno e si fa duttile, riassumendo l’intensità di una carica espressiva. I dipinti sul tema” Cittadella ostile” ripropongono sbarramenti strutturali, ma intesi in tutta la loro precarietà di confronto temporale, e perciò matericamente sottolineati.(Cittadella ostile, 1955-56; Momento atomico, 1954).
Tuttavia l’immaginazione di Berti non cede a smarginamenti irrazionalistici, e lungo gli anni Sessanta va riacquistando certezze strutturali più nette, tentando figurazioni emblematiche di conflittualità utopiche nella condizione del tempo( Progetto utopia H 39 aprile novembre, 1963).
Berti
Il critico militante dell’astrattismo classico Ermanno Migliorini definisce l’arte di questi pittori a cinquant’anni di distanza coerente con le premesse originali, cioè devota alla natura della superficie, alle dimensioni del quadro, alla composizione asimmetrica, liberata nello spazio e dinamica. Nessuno di quei pittori e soprattutto Berti ha mai ceduto alle mode incalzanti dell’informale, al culto delle materie, all’influenza falso avanguardistica di Burri e Fontana, né alle tentazioni della Pop-Art.


Vinicio Berti, Centro d’Arte Spaziotempo, p.zza Peruzzi 15r, dall’ 11 marzo al 22 aprile. Dal lunedì al sabato 10-13; 16-20, chiuso la domenica. Info.055218678.
Si catalogo adito dalla Giunti Editore.


Cristiana Margiacchi

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui