04 luglio 2002

Fino al 1.VIII.2002 A-153167 Lucca, Associazione Prometeo

 
Dieci sacchi di carbone sparsi per strada, l’esercito del Guatemala in parata, i massacri e le barbarie. Nella sua prima personale in Europa, Anibal Lopez, vincitore alla scorsa Biennale, denuncia la violenza dei soldati con un’azione inquieta e di denuncia…

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Prima personale europea per A-1 53167, alias Anibal Lopez. Già presente all’ultima Biennale di Venezia, l’artista – nato nel 1964 in Guatemala – fa oggi il suo debutto a Lucca. Lopez propone due opere: El Préstamo (“Il Prestito”) e 30 de Junio. Due opere, dunque: un video e una galleria di fotografie. Due linguaggi diversi per raccontare la stessa storia: un’azione di denuncia sociale, più carica di significati politici che di espressioni artistiche. “Più delle immagini contano le parole”, confessa Anibal mentre ci accompagna nel vuoto dello spazio della chiesetta di San Matteo, dove ha luogo l’installazione. E lì, in un angolo, la regolarità dei muri lisci e scrostati è rotta da una linea orizzontale. Sono le 24 fotografie (più 2 “verticali” appese un poco più in là, sulla destra) che raccontano il 30 de Junio visto dagli occhi di Anibal Lopez. Ventisei scatti, selezionati tra cento, che sintetizzano sì e no una mezza giornata. Quella in cui, in Guatemala, ricorre la festa dell’esercito. E che fa Anibal? La notte precedente alla parata, insieme a qualche complice, getta una decina di sacchi pieni zeppi di carbone lungo la strada. “Lo sapevo che sarebbero andati a raccoglie il carbone prima della sfilata”, spiega l’artista. “E già sapevo che non l’avrebbero raccolto tutto”. Così è stato. Lungo la strada sono rimaste polveri e macchie nere, indelebili e quasi impercettibili agli occhi dei più. Non a quelli di Anibal, che precisa qual era l’intenzione. “Che l’esercito camminasse su queste macchie”, dice, “e che io potessi scattare fotografie della parata. Il proposito non è che questi elementi siano avvertiti dalla gente che assiste assiepata sui marciapiede, ma che siano piuttosto riconosciuti Annibal Lopezdall’esercito”. Cioè da quei soldati accusati di massacri e barbarie. Da quei soldati addestrati senza cibo nella giungla del Petèn, in compagnia di cani (crudelmente cucinati come “pietanze” d’emergenza). Gli stessi soldati che uccidono i civili e bruciano le loro baracche. Ecco, nelle fosse comuni si mescolano cadaveri e ceneri. Il richiamo al carbone sparso lungo la via e calpestato dall’esercito è dunque immediato. Ma solo uno spettatore attento e preparato riesce a percepire, negli scatti di Anibal, la polvere nera sotto gli scarponi battenti dei generali e dei soldati semplici. Le contraddizioni simboliche, poi, risaltano – oltre che sotto le suole di gomma dura – anche nella contrapposizione tra l’ordine rigoroso degli schieramenti degli uomini in divisa e i volti perplessi degli spettatori-bambini e delle loro madri. Ma anche nel senso di marcia: quando il semaforo, non curante dell’autorità dei soldati, intima l’alt illuminandosi di rosso, l’esercito prosegue senza battere ciglio. E Anibal scatta, e continua a scattare. Il videotape, infine, è una testimonianza “clandestina” e concentrata (dura appena un minuto) dello spargimento notturno di carbone. “L’ho girato standomene nascosto dentro una macchina”, racconta l’artista. “Se mi avessero sorpreso, beh…”, confessa, “avrei rischiato la prigione ”.

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Gianluca Testa


A-153167 (Anìbal Lòpez)
Lucca, “Prometeo” Associazione Culturale per l’Arte Contemporanea in collaborazione con la galleria “Claudio Poleschi Arte Contemporanea” via S. Giustina, 21 – chiesa di S. Matteo (via S.Matteo, 1) Fino al 15 maggio 2002
Oario: lun_ven 10.30-13, 15.30-20; sabato 11-13 (ingresso libero) Telefono 48 7394163, fax 0583 471464 e-mail info@claudiopoleschi.com; ida.pisani@virgilio.it

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