15 novembre 2010

fino al 13.II.2011 Michael Lin Prato, Centro Pecci

 
Invito a casa dell'artista, con sorpresa. Le stanze colorate e immaginifiche diventano tasselli di un gioco. Le cui regole assomigliano alla norma del consenso e del mercato...

di

Coerente alla base che ne
determina l’arte, Michael Lin (Tokyo, 1964; vive a Shangai e Parigi)
assimila la sua grande retrospettiva italiana a un’occasione di manifesta
convivialità: modificando le sale del Museo Pecci a immagine della propria
abitazione, l’artista invita il pubblico a sperimentarne gli ambienti, gli
oggetti e quant’altro.

L’operazione, realizzata in
collaborazione con l’atelier giapponese Bow Wow, non mira comunque a una
proposizione pedissequa; sebbene vi siano alcuni elementi reali e “usati”
dall’artista, la casa si ri-costituisce nello spazio espositivo in modalità
variata e ingigantita attraverso il gioco, l’immaginazione, l’ironia. Dalla
possibilità di scegliere la musica in salotto all’offerta di birra e sigarette
taiwanesi, dall’enorme pittura con funzione di pavimento al labirinto di porte
scorrevoli giapponesi nella tea room, la visita illusoria ha come fine un
coinvolgimento mutevole e sorprendente.

Il tratto costante della
multiforme dimora è certamente il ricorso ai motivi floreali della tradizione
orientale. Elementari nel disegno e sgargianti nei colori, rigorosamente
eseguiti a mano su ogni superficie, i fiori di Lin sono il marchio
riconoscibile di una pratica che con consapevolezza si colloca a metà tra
produzione artigianale e industriale, fra anonimato e unicità. 

Michael Lin - Spring - 2003 - courtesy Moroso, Milano
Tale dominanza
positiva sembrerebbe non escludere la possibilità di una riflessione sociale;
infatti, l’insistenza forte sui modi decorativi asiatici evidenzia per opposizione
il trauma di una mancanza. In modo simile al processo etnico della
conservazione, l’appariscenza diventa lo strumento per rinvigorire l’incerta
identità taiwanese.

Dunque, The colour is
bright, the beauty is generous
è un’ottima esposizione? Al di là
dell’allestimento, non proprio. La formula che caratterizza il tutto è così ben
equilibrata e accomodante da generare, a uno sguardo più approfondito, il
sospetto di un’abilità relazionale prima che artistica. Perché se è giusto
riconoscere all’autore il merito di svincolare l’espressione contemporanea
dall’aurea di serietà che spesso la distanzia dalla fruizione comune, allo
stesso modo bisogna rilevare l’assenza d’impostazione critica – ridotta
all’astuzia di un insieme assai gradevole, compensato da qualche riferimento
alla situazione geopolitica – e la natura poco originale delle opere, alcune
delle quali sono soltanto variazioni semplificate di modalità già note.

Michael Lin - Fukuoka - 2009
Probabilmente la reale
personalità dell’artista è da cercare altrove, nel rapporto tra la ripetizione
degli elementi e la loro permutabilità. Che si tratti di alcune figurazioni
replicate sulla carta da parati, di un video frammentato in diversi schermi, di
una serie di fotografie con medesimo angolo visuale, di porzioni di quadro
tagliate e ricomposte, l’effetto conseguente non muta. Cioè l’associazione del
massimo grado della fantasia all’elemento decorativo – poiché la fantasia qui
non coinvolge solo il motivo ma anche la sua disposizione – quale sinonimo di
una libertà più gaia e più ampia.

video
correlati

La
videorecensione della mostra

matteo
innocenti

mostra
visitata il 16 ottobre 2010


dal 16 ottobre 2010 al 13
febbraio 2011

Michael
Lin – The colour is bright the beauty is generous

a cura
di Marco Bazzini e Felix Schöber

C.Arte –
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277 – 59100 Prato

Orario: da mercoledì a lunedì ore 10-19

Ingresso: intero € 5; ridotto € 4

Catalogo Silvana Editoriale

Info: tel. +39 05745317; fax +39 0574531901; info@centroartepecci.prato.it; www.centroartepecci.prato.it

[exibart]

14 Commenti

  1. Visitando la mostra di Lin, sembra di vedere gli allestimenti realizzati dalla multinazionale Ikea. Decorazioni fine a se stesse. Una delusione!

  2. Di cosa parliamo: di felicità nelle stanze ovattate e colorate di Michael Lin? Gli artisti dell’art decò, se non altro, erano fervidi artigiani e creatori. Una mostra banale che non ha sedotto l’esiguo pubblico presente all’inaugurazione.

  3. Non è vero. All’inaugurazione ho mangiato un buon panino con la porchetta. Devo ammettere che la mostra non mi ha entusismata più di tanto. Bisogna cambiare la dirigenza del Museo Pecci?

  4. Continuino pure a offrire panini con la porchetta e porcherie pseudo-artistiche, ma devono comprendere che i cittadini pratesi non dormono e se ne sono accorti.

  5. Ma che porchetta. Qui siamo in un museo d’arredamenti d’interni. Ho visto tanti cuscini, comodi sofà e piacevoli tappeti colorati!

  6. Museo Pecci, milioni di euro spesi al vento!
    Una programmazzine di mostre banali, dettata da favori di amici dei suoi amici. Mostre che non interessano nè il grande pubblico nè il giro degli addetti ai lavori.

  7. Visto che il Museo Pecci di Prato è invisibile come un fantasma, la direzione ha pensato bene di decolarizzarlo a Milano. Purtroppo, rimane comunque sia un fantasma.

  8. Commento di un bimbo di 5 anni di fronte a Spring 2003: “ma… che ci fanno i mobili dell’Ikea al Museo?”
    che fosse il figliolo di Luca Rossi?

  9. Noy-a italia. Luca rossi, è un processo di pirolesi chimica che l’ha trasformato in un bambino, ottenuto mediante l’applicazione di calore (ricavato dai piumoni, cuscini tappeti esposti nel Museo Pecci), in completa assenza di ossigeno. La mancanza di ossigeno elimina la combustione e la conseguente esposizione di opere d’arte dannose e nocive alla vista.

  10. Il bambino, luca rossi è stato sorpreso al Museo Pecci mentre dormiva comodamente, su alcuni morbidi cuscini esposti in una sala. Il custode l’ha visto e gli ha chiesto: che ci fai te costì ? il bambino ha risposto: Scusi, sai… quest’ambiente ovattato e questo comodo divano mi ha fatto venire l’abbiocco!

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