09 gennaio 2004

fino al 17.I.2003 Ketty Tagliatti – Diastema Livorno, Galleria Giraldi

 
Da una vecchia poltrona irrestaurabile alle rose del proprio giardino Ketty Tagliatti esibisce a Livorno una serie di lavori incentrati sul concetto di intervallo e sulla sua perdita…

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Raccoglie circa cinquanta opere realizzate tra il 1997 ed il 2003 la personale di Ketty Tagliatti . Il titolo, Diastema, ricavato dal libro L’intervallo perduto di Gillo Dorfles, fa riferimento al fattore “diastematico” in quanto perdita dell’intervallo di silenzio tra due rumori. Tale assenza altera costantemente la nostra comprensione della realtà con inevitabili conseguenze nei vari ambiti della vita.
Accendendo i riflettori sul procedere lento e meditativo di Ketty Tagliatti, il percorso dell’esposizione si confronta, a suo modo, con un concetto che, dopo aver contraddistinto l’ultima parte del Novecento, sembra trovare nuove ideali amplificazioni nello sviluppo della nostra era tecnologica. Il veloce succedersi o meglioKetty Tagliatti l’incessante sovrapporsi di eventi senza alcuna sospensione, in grado di consentire l’attuarsi di un possibile ricambio, ha dato luogo anche nell’arte a fenomeni positivi e negativi. E se alcune forme artistiche come l’Informale sono nate proprio in seguito alla compromissione dell’elemento intervallare, altre hanno già mirato ad un suo recupero. Si pensi, ad esempio, alla land art, alla narrative art o alla body art. La ricerca del momento di “stasi positiva” rappresenta così, per Tagliatti, l’aspetto fondamentale dell’operare artistico, perché solo nel rispetto del silenzio si situa la fonte della creatività, dell’immaginazione, nonché lo sviluppo di una capacità fruitiva autonoma.
La mostra, aprendosi con l’immagine di una poltrona vecchia, sfondata, irrestaurabile, comunica inizialmente l’idea di uno spazio destabilizzato. Del resto, la poltrona, immobile nel trascorrere del tempo, rappresenta la vera grande protagonista del lavoro della Tagliatti sin dal 1996. In questo periodo il soggetto è un mero pretesto per disegnare, mentre il segno è la pura espressione di un’identità, quasi una sorta di impronta digitale dell’artista ferrarese, che presenta un disegno della solita poltrona continuamente cancellato e riproposto. Successivamente il desiderio di fissare la forma introduce il ricamo tramutando il segno in filo. Grovigli, spirali, cancellazioni e di nuovo disegno mettono in luce una continua tensione tra oggettività e interiorità. Ciò nonostante è proprio l’innovazione sia del “soggetto” sia del “gesto” a dare vita alle realizzazioni della sezione conclusiva della mostra.
Ketty TagliattiL’allontanamento dalla rappresentazione ossessiva della poltrona inaugura, infatti, un sostanziale rinnovamento estetico – concettuale. Adesso le rose del giardino della propria casa, disegnate anch’esse dal vero, sono cancellate e successivamente ricamate dall’artista per ottenere una matrice, che servirà a riprodurre i nuovi fiori di un altro eventuale giardino. Con un monito o forse un’annotazione oppure ancora con una semplice richiesta, il mondo di Ketty Tagliatti allora, non solo sceglie un esame temporale, capace di regalare una nuova autonomia al soggetto, ma ci comunica l’idea di una libertà, che solo l’atto della rigenezione può esaltare.

silvia fierabracci


Ketty Tagliatti, Diastema – Galleria Giraldi Piazza della Repubblica, 59 – 57123 Livorno; Periodo: fino al 17 gennaio 2004; Orario: feriali 10,00 – 13,00 / 17,00 – 20,00

[exibart]

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