21 novembre 1999

Fino al 23 gennaio 2000 Disegni cremonesi del Cinquecento Galleria degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe

 
Un incontro ravvicinato con la straordinaria perizia di disegnatori estremamente raffinati

di

Bernardino Campi: San DomenicoUna tecnica sopraffina che rendeva possibili meraviglie e capolavoro d’ogni genere. Esse pittori, in quei secoli, voleva dire innanzitutto saper disegnare. E saper tratteggiare con maestria la rappresentazione del mondo: sia quello soprannaturale degli elisi possibili, che quello umanissimo di realismi o fantasie, a volte sfrenate.
Insomma, senza capacità di disegno non si dava pittore; e maggiore era la perizia tecnica espressa in punta di pennello o matita, maggiore era il pregio dell’artista.
Oggi, si sa, anche in virtù dell’affermarsi di altre arti, la pittura ed I pittori non dipendo più esclusivamente dall’abilità del disegno. O, comunque, la loro grandezza non viene valutata sulla base della correttezza formale dei tratteggiamenti sul foglio. Esiste una maggiore libertà.
Ma ciononostante non si può restare impassibili di fronte a tali piccoli capolavori, come questa collezione di disegni cremonesi esposta fino al 23 gennaio nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (ingresso da Via della Ninna).
Se oggi possiamo godere della vista di questi piccoli capolavori, lo dobbiamo essenzialmente alla lungimiranza, alla sensibilità, ed all’acume del Cardinale Leopoldo de’ Medici che, nella seconda metà del Seicento non si era fatta sfuggire la possibilità di acquistare, tramite uno dei suoi agenti, ovvero il pittore Giovan Battista Natali, un numero cospicuo di disegni lombardi. La decisione del cardinale, presa su suggerimento del suo esperto di fiducia, Filippo Baldinucci, si rivela quanto mai saggia, portando a Firenze opere di Camillo Boccaccino, Antonio Campi, Bernardino Gatti, Giovan Battista Trotti, detto il Malosso. Camillo Boccaccino: La benedizione di Isacco
La mostra degli Uffizi è a cura di Marco Tanzi, esimio studioso del contesto in cui questa produzione di eccezionale qualità venne a maturare.
Le opere esposte testimoniano la straordinaria fioritura dell’arte lombarda, e cremonese in particolare, degli anni a cavallo tra la metà del XVI ed il XVII secolo: studi preparatori, schizzi, bozzetti,. Disegni dagli effetti chiaroscurali che donano alle singole opere (anche quelle pensate come semplice preparazione) un’autosufficienza stilistica che li rende in sé stessi degni.
Di Giulio Campi (Cremona 1507/1573) si fa apprezzare l’estremo realismo del tratto ed il dinamismo delle pose.
Di Camilllo Boccaccino l’indomito espressionismo dei volti, dei gesti, del moto che, perpetuo, sembra promanare da tutti I suoi disegni (vedi foto in basso).
Di Bernardino Campi il plastico chiaroscuro, che dona solidità e contorni a figure tracciate con estrema sapienza.
E poi gli acquerelli di Giovan Battista Trotti, detto il Malosso, le «piastrellature» prospettiche dei suoi allievi. E tanti altre piccole gemme da vedere.

Domenico Guarino

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