23 gennaio 2007

fino al 28.I.2007 Federico Pacini Siena, Palazzo Patrizi

 
Pacini utilizza la fotografia come un terzo occhio per guardare la realtà. Che interpreta a colori o in bianco e nero. Con tagli inediti e inquadrature oblique. Raggiungendo risultati di grande raffinatezza...

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In occasione della sua prima personale, Federico Pacini, giovane fotografo senese, propone un saggio completo del suo lavoro. Trentasei opere di grande formato, di cui dieci a colori e ventisei in bianco e nero. Ritratti, nudi e fiori, ovvero soggetti classici della fotografia, che testimoniano come Pacini attinga a piene mani sia alla contemporaneità che ai grandi maestri del passato.
Anche se l’autoreferenzialità degli autoritratti, il continuo utilizzo di inquadrature oblique, la ricerca di tagli inediti e la riflessione sui contesti urbani testimoniano la vicinanza di Pacini al percorso artistico intrapreso da molti suoi coetanei, aspetti come il senso dell’equilibrio, la sensibilità nell’affrontare i soggetti, la ricerca quasi ossessiva della perfezione e l’uso delle luci lo avvicinano in maniera inconfutabile ai grandi maestri della fotografia, primo fra tutti a Robert Mapplethorpe.
Se l’affinità con il grande americano sia voluta o puramente casuale in Pacini non è dato saperlo, tuttavia il giovane fotografo riesce ad instillare in ogni sua immagine un accento personale, una nota particolare, una visione diversa.
Il nudo non è mai sfacciatamente erotico, ma soltanto un pretesto per giocare con le luci e le ombre, con le curve del corpo femminile, con le allusioni e i giochi ottici che una particolare posa può esaltare. Come nel caso del ritratto in cui la donna nuda sta seduta a terra con le braccia nascoste dietro la schiena e il viso reclinato all’indietro, quasi fosse una nike greca priva degli arti. Certe pose ricalcano appieno alcuni famosissimi lavori di Mapplethorpe, pur manifestando interessanti variati. Nel nudo femminile sdraiato, ad esempio, Pacini rispetto al fotografo americano aggiunge le calze nere ed il braccio piegato, creando così nuovi volumi nella composizione e nuovi giochi di ombre.
Molto interessante la serie di ritratti eseguita a personaggi del grande schermo, frutto dalla passione di Pacini per il cinema. La scelta dei soggetti non è mai casuale: l’artista ritrae Federico Pacini, Senza titolo, 2005 esclusivamente chi riesce a trasmettergli qualcosa, a livello profondo o semplicemente a pelle. Come restare indifferenti di fronte all’intensità degli occhi di Giovanna Mezzogiorno o alla naturale attitudine di una trasgressiva Asia Argento di fronte all’obiettivo?
La particolarità di questi ritratti in bianco e nero sta tutta nella scelta dell’inquadratura, sempre leggermente spostata a destra o a sinistra. Difficilmente il soggetto risulta centrato, addirittura a volte la foto è scattata di sbieco. Lo spostamento dell’inquadratura è una caratteristica che troviamo anche nella serie dei fiori, realizzata a colori. Rose, calle, orchidee, gerbere e papaveri si offrono allo spettatore in tutto il loro concentrato di bellezza e fragilità. I petali sono spesso accarezzati da gocce d’acqua, oppure si presentano lisci e morbidi come il velluto. Il fotografo è capace di cogliere il senso dell’effimera bellezza dei fiori, riesce a fermare con lo scatto quell’istante di perfezione che spesso sfugge alla vista.
La fotografia è per Pacini uno strumento per fermare un attimo, catturare un momento, un’espressione, un sentimento, senza lasciar minimamente trasparire lo sforzo che c’è dietro a quest’operazione. Le immagini che raffigurano gocce d’acqua, ad esempio, dietro l’apparente facilità di esecuzione, celano il difficile tentativo di fermare qualcosa di estremamente fuggevole. Lo sgocciolamento, come il trascorrere del tempo.

sara paradisi
mostra visitata il 13 gennaio 2007


dal 13/01/2007 al 28/01/2007
Federico Pacini – Fotografie
Palazzo Patrizi, Via di Città, 81 Siena
orario: prima settimana mattina e pomeriggio; seconda settimana solo pomeriggio. ingresso gratuito – info 0577/292226
Catalogo con testi di Omar Calabrese e Mauro Civai


[exibart]

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