26 gennaio 2011

fino al 6.II.2011 8 e mezzo Firenze, Stazione Leopolda

 
Plastica, gomma, vetro, luce, pane, carne e idee impreviste. Sono gli ingredienti con cui una fantasia new pop si sostituisce al mondo. Almeno così suggeriscono alcuni degli artisti più noti del momento...

di

All’evidenza dei fatti, la Fondazione Trussardi
rappresenta una delle realtà italiane più strutturate ed efficaci nella
promozione dell’arte contemporanea, con quasi un decennio di attività segnata
dai forti investimenti dell’azienda e dal rapporto “privilegiato” tra
Massimiliano Gioni e un nutrito gruppo di autori internazionali al vertice.

Dalla proposta complessiva è emersa ed emerge una tendenza
costante allo “spettacolare”: fattore che riguarda sia la tipologia delle opere
– grandi dimensioni, appariscenza, impatto emozionale, installazione invasiva
ecc. – sia le reazioni suscitate nel pubblico, solitamente polemiche (che, nel
caso specifico, sono prova di una capacità di causare clamore, più che di una
reale contestazione).

Inserita con intelligenza in tale prospettiva, la mostra , prima grande collettiva della fondazione, in omaggio al
centenario del marchio, si propone come una sequenza auto-celebrativa
d’immagini straordinarie. E se nel capolavoro di Fellini citato dal titolo l’inventiva del protagonista,
disorientata da un blocco dell’ispirazione, generava infine un’enorme
piattaforma per un’astronave assolutamente inutile, per analogia l’esposizione
relaziona opere che, seppur molto diverse, sono frutto maturo di intuizioni
estetiche debordanti.

Peter Fischli & David Weiss - Parts of a Film with Rat and Bear - 2008 - still da video - 54' - prodotto con il supporto della Fondazione Nicola Trussardi - courtesy gli artisti & Sprüth Magers, Berlino-Londra & Galerie Eva Presenhuber, Zurigo & Matthew Marks Gallery, New York
È esemplificativo del senso generale, per paradosso, il
lavoro formalmente più ordinario del contesto, il neon di Martin Creed
posto all’entrata e riscattato da tutto quanto si vedrà dopo: Everything is
going to be allright.
La carrellata prosegue con visioni ormai celebri, tra
cui l’auto bianca più roulotte uscita dalla pancia della terra, di Elmegreen
& Dragset
, il Bush orgiastico della Pig Island di Paul
McCarthy
, l’autoritratto gigantesco e aerostatico di Pawel Althamer,
la casa di pane di Urs Fischer, lo spogliarello della ragazza-scultura
di Tino Sehgal.

Particolari ma per ragioni differenti i video di Tacita
Dean
, Still Life e Day
for Night
, unica opera davvero intimista tra quelle presentate, e
l’anteprima nazionale di We, coppia di piccoli Maurizio Cattelan
mezzi morti e mezzi vivi, convincenti per incisività e ironia ma non tra i
risultati più originali dell’autore (discorso riferibile anche alle due
fotografie di Paola Pivi).

Al di là comunque della questione di merito sulla potenza e
sui limiti di questo tipo di arte – che si nutre delle azioni e degli oggetti
comuni, per trasferirli da una dimensione già di per sé spettacolarizzata a
un’altra parossistica – e considerandone invece il riconoscimento che da tempo
riceve, e in qualche misura la vitalità che comporta, è inevitabile notare il
distacco rispetto alla nostra scena nazionale: gli italiani che vi si
riferiscono sono pochi e, potendo scegliere, preferiscono proseguire la ricerca
in altri Paesi.

Maurizio Cattelan - We - 2010 - struttura in fibra di vetro, gomma uretanica, legno, abiti - cm 148x79x68 - courtesy l’artista & The Dakis Joannou Collection, Atene - photo Marco De Scalzi
Dunque, una mostra come , innegabilmente esuberante, di riflesso può
diventare monito contro quell’errore che così spesso riguarda anche le ultime
generazioni nostrane: la rimeditazione infinita sulle idee e sulle pratiche
degli scorsi decenni.

video
correlati

La
videorecensione della mostra

matteo
innocenti

mostra
visitata l’11 gennaio 2011


dall’undici gennaio al 6
febbraio 2010

a cura
di Massimiliano Gioni

Stazione Leopolda

Viale Fratelli Rosselli, 5 – 50144 Firenze

Orario: tutti i giorni ore 10-20

Ingresso libero

Info: tel. +39 028068821; press@fondazionenicolatrussardi.com; www.fondazionenicolatrussardi.com

[exibart]

 

4 Commenti

  1. Come ho scritto altre volte credo che la fondazione Trussardi sviluppi la migliore attività in italia legata all’arte contemporanea. Non c’è paragone che tenga nemmeno con musei importanti. Il nomadismo dello spazio è stata una bella e semplice intuizione che mette il progetto davanti ad un limite che rinfresca.

    Curiosa una certa cifra new pop che accomuna molti lavori-artisti: il ritratto gonfiato potrebbe essere cattelan (artista come pallone gonfiato?), come anche gli animali della pivi; poi il pop cheap di sehgal e creed, ma anche la scritta di creed potrebbe essere cattelan se messa davanti ad uno stabilimento Fiat; come anche la casa di pane semmai installata in contesto significativo. Poi c’è il pop malinconico di dean, sala e almond; come non rilevare analogie tra cattelan e ancora Elmgreen e Dragset (la macchina e rulot che spuntano dal sottosuolo)? E il video di Fischli e Weiss non potrebbe avere come protagonisti i galleristi che Cattelan ha travestito da leoni a napoli negli anni ’90? O forse è solo Cattelan che ha copiato gli altri. Non importa.
    E come non vedere analogie tra mccarty e il suo figliastro bock? In entrambi i casi un cattelan avvicinato fatalmente ad un fuoco che ha poi sciolto e sporcato le cose.

    Queste imbarazzanti sovrapposizioni POP dovrebbero far pensare, nel senso che riflettono il gusto del pubblico e il gusto dei curatore (che cerca di proporre cose interessanti e significative). Spesso sono ottime intuizioni, tutte consolidate negli anni 90 (dato significativo, apparte sehgal). Forse gli ultimi colpi di coda del 900 sono stati dati proprio con questo new pop (ora provocatorio, ora malinconico, ora cheap). Certe cose oggi sarebbero totalmente spuntate perchè incontrerebbero una certa assuefazione del pubblico. Questi ultimi colpi di coda hanno dato il via ad una crisi della rappresentazione. Po, che molti facciano finta di niente e che la cosa non importi granchè, sono altri discorsi.

  2. Più che di una fantasia “new pop”… qui, siamo di fronte all’ennesima giostra paranoica dello spettacolo mediatico di una produzione di idee vecchie, condite di nuovi materiali. La loro presenza nel Mondo ha più un’efficacia virtuale che un’effettiva presa sul pubblico. Di fatto non succede mai nulla. E’ la solita messa in scena di un discorso, semplicemente didattico, legato soltanto al gioco della provocazione, fine a se stessa. Gioco, che è già stato ben delineato, con efficacia nel secolo scorso; nella prassi creativa di molti bravi artisti, di tutt’altro spessore artistico e intellettuale. Ciò, sia nei suoi aspetti prettamente linguistici che comunicativi. Queste opere definite “new pop”, non nascono per interpretare o sostituirsi al Mondo; al contrario, si presentano separate fin dall’inizio, perchè nascono dalla bocca, sono digerite dal pubblico e assimilate nell’entropia del sistema saturo del mercato; in cui i pochi collezzionisti sono consumatori famelici in investimento o disinfestimento, di euforia di depressione, come le cose esposte in mostra alla Stazione Leopolda di Firenze.

  3. Savino, condivido profondamente quello che scrivi.
    Rossi, come al solito , di fronte a cio che è acquisito , la tua posizione è sempre quella di subalternita’ intelletuale.

    sei SOTTO TRACCIA !

  4. Caro Lorenzo Marras, in effetti è proprio come dici tu: la differenza essenziale di posizione tra me e luca rossi… è che io critico l’attuale sistema dell’arte sotto traccia, ingannadomi, di poterlo scardinare alle radici. Mentre, l’amico luca rossi, agisce sopra la traccia, o in superficie, illudendosi di correggerlo soltanto nella sfera del pensiero critico, che non sia anche, in ogni sua piega, una legittimazione sullo stato contemporaneo del sistema malato dell’arte.

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