27 luglio 2005

fino al 18.IX.2005 Man Ray – Magie Merano, Kunst Merano arte

 
Dadaista, surrealista, artista, fotografo, regista. A Man Ray, insaziabile sperimentatore, le definizioni vanno decisamente strette. E basta dare un’occhiata a questa mostra per rendersene conto…

di

Ottantacinque fotografie, una decina di oggetti-scultura, gli allucinanti cortometraggi. Era dal 1995, anno dell’importante mostra organizzata dalla GAM di Torino, che in Italia non si vedeva una completa esposizione dedicata a Man Ray (1890-1976), uno dei maggiori sperimentatori del ventesimo secolo assieme a Duchamp e Picabia, compagni di strada verso la rivoluzione –in chiave ironica- del linguaggio espressivo. La prima cosa che colpisce di questo artista è l’assoluto eclettismo e la volontà di sperimentare nuovi linguaggi e tecniche. A cominciare dagli oggetti-scultura, alcuni veri e propri ready-made -come la serie degli assi da stiro o quella con i pesi da palestra-, altri invece oggetti comuni sui quali l’artista è intervenuto con un’interferenza in chiave surreale. Il metronomo adorno di una fotografia di un occhio, il busto di Venere imprigionato da una corda, gli stessi ferri da stiro dai quali sbucano però fitti e pungenti chiodi.
E poi il cinema, evoluzione in movimento del suo amore per l’immagine fotografica. Le retour à la raison è una breve ed assai intensa trasposizione cinematografica della scrittura automatica surrealista; procedimenti segnati dalla perdita di ogni logicità e da un’epifania di oggetti talora presentati in negativo -chiodi, puntine da disegno, profili di donna- ribaditi pure in altri corti, come L’étolie de mer, Emak-Bakia e Les mysterès du château de dé.
Ma il Man Ray più amato e giustamente rappresentato in mostra è quello in veste di fotografo. Un fotografo, in verità, che rifiuta le regole della fotografia, che non ha mai frequentato alcun corso specifico, che talora rifiuta perfino l’apparecchio fotografico per realizzare con nuove tecniche –rayogramma, solarizzazione, cliché verre– immagini sperimentali non prive di fascino e, soprattutto, di mistero.
Un’anarchia linguistica che non esula però da un’attenta meditazione e progettazione della scena; dalla velocità automatica del cinema si passa qui ai tempi lunghi della metafisica fotografica, e non è un caso che spesso la figura umana sia sostituita da manichini di legno, seppur colti in atteggiamenti tutt’altro che freddi e impersonali, quanto -al contrario- sensuali se non addirittura erotici. A volte è la figura umana, in un riuscito scambio d’identità, a farsi manichino: ecco allora che la camera delle meraviglie di Man Ray offre figure femminili in classiche pose statuarie, talvolta tribalizzate da inconsueti accostamenti come quello con una maschera africana, talvolta pietrificate al punto da perdere gli arti.
Molte le fotografie di moda –Man Ray collaborò non a caso con Harper’s Bazar e Vogue-, su tutte quelle della serie Mode au Congo (1937), significative per l’influsso della cultura africana sull’arte surrealista. Molti, moltissimi, anche i nudi e i bellissimi volti femminili, riusciti soprattutto nelle versioni solarizzate e in negativo. Accanto agli autoritratti, tra gli scatti più celebri segnaliamo infine quello che ha come protagonista una Meret Oppenheim nuda ed alle prese con un torchio tipografico…

articoli correlati
Mapplethorpe a Merano
Henry Cartier Bresson, un approfondimento
Dintorni dada a Bologna

duccio dogheria
mostra visitata il 20 luglio 2005


Man Ray.Magie – a cura di Valerio Dehò
Merano, Merano Arte, Portici 163
mar-dom 10.00-18.00 – ingresso euro 4,50 intero; euro 3,00 ridotto, visite guidate (su prenotazione) euro 2,00 – catalogo Damiani editore
tel. 0473.212643 fax 0473.276147
www.kunstmeranoarte.com
info@kunstmeranoarte.com
 

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui