23 luglio 2010

fino al 31.VIII.2010 Rafael Pareja Trento, NumeroDue

 
Niente computer grafica o cinematografia, ma quadri che - in un brulichio di immagini e stratificazioni - cercano nuove strade alla pittura. Tra accostamenti surreali e object trouvé...

di

Gioca
in casa Rafael Pareja (Trento, 1972) nella nuova personale allestita alla Galleria
NumeroDue di Trento. Accantonati per il momento la computer grafica e i
riferimenti alla cinematografia, Pareja si affida a una pittura dove il suo
passato di writer rimane comunque in primo piano.

Nella
nuova serie di lavori, tutti prodotti nell’ultimo anno, l’intervento pittorico
prende posto su un supporto inizialmente destinato a un altro uso, ripetendo “quella
sospensione tra atto creativo e distruttivo
” che aveva attirato l’artista verso l’universo urban
dei graffiti all’inizio della sua carriera.

Quest’idea
di stratificazione rimanda all’esperienza di Peter Schuyff, visto proprio a Trento poco tempo
fa: gli interventi pittorici di quest’ultimo si stendono infatti su vecchie
tele prese nei mercatini delle pulci. Nel caso di Pareja, il supporto ready made
è invece più vario e, talvolta, anche autobiografico. Si va da vecchi lavori,
prove grafiche e incisioni di Pareja stesso, a saggi di accademia salvati dal
macero, fino alle pagine di un rotocalco femminile dedicate ai più influenti
curatori del mondo dell’arte.

Su
questo universo legato al passato dell’artista, alla didattica accademica e al
lato patinato dell’arte, si inseriscono poi figure provenienti da mondi
paralleli che poco hanno a che fare con la superficie sottostante: istogrammi e
grafici presi a prestito dal management aziendale, spaccati idrogeologici e
schemi di dendrologia presi a prestito dalle scienze naturali.

È
proprio in questo processo di stratificazione e occultamento che si riconosce
qualche residuo del writer che è in Pareja, in bilico tra costruzione a
vandalismo, tra occasione di critica ed espressione. Negli esiti figurativi
invece si trovano giustapposti universi estranei all’arte che ricreano
meccanismi di ibridazione simili a quelli presenti nei dipinti
proto-surrealisti di Max Ernst.

In
questo modo l’opera di Pareja sembra volersi interrogare sul fare pittorico,
pratica sempre più bistrattata dalle ricerche contemporanee ma oggetto di
continua discussione e sperimentazione da parte degli addetti ai lavori. Il
superamento dell’impasse viene qui affidato a strumenti già sedimentati nelle
tradizioni moderniste – l’impiego di oggetti trovati e l’inserimento di
linguaggi estranei – con in più un offuscamento di immagini già esistenti
realizzato attraverso interventi contemporanei. Questa pratica permette di
creare un simbolico distacco dal passato e di sviluppare al tempo stesso forme
legate in modo spesso misterioso alle superfici sottostanti.


Inoltre,
come un Christo
della pratica pittorica, l’azione di occultamento può diventare occasione di
riflessione su ciò che ci viene tolto dagli occhi. Così, se gli interventi di
Pereja creano immagini accattivanti, forse anche ciò che viene nascosto (la
didattica accademica, la formazione dell’artista e le banalizzazioni dello star
system) reclama
un po’ d’attenzione.

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salvaterra

mostra
visitata il 2 luglio 2010


dal 26 maggio al 26 luglio 2010

Rafael
Pareja – The same voice

NumeroDue
Arte Contemporanea

Largo
Carducci, 26a – 38122 Trento

Ingresso
libero

Info:
mob. +39 3482443533; info@numeroduearte.it; www.numeroduearte.it

[exibart]

2 Commenti

  1. Interessante,
    dico interessante notare come i protagonisti di quell’arte digitale, di quel melting pop, tanto decantato da Gianluca Marziani si siano poi volatilizzati, rinnegando la propria creatività. I collezionisti però non possono rinnegare i loro acquisti…
    Mi chiedo dove sono finiti i Sebastian, i Tubi, gli Oliva, tutti i protagonisti della pittura mediale?!!!
    Periodo modaiolo vendibile un tanto al chilo

  2. Sarà lei vendibile un tanto al kilo caro Steve, gli artisti seri continuano a lavorare con la pittura mediale.
    Saltano come al solito i furbi e gli improvvisati, ci vuole sempre e comunque una idea non una furbizia tecnologica per andare avanti.

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