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fino al 4.XI.2007 Ori dei cavalieri delle steppe Trento, Castello del Buonconsiglio
trento bolzano
La vastità delle steppe eurasiatiche, teatro di continue migrazioni nell’arco di due millenni, è motivo sufficiente di dispersione? Una mostra rivela la raffinata precisione opposta dai nomadi alla propria instabilità…
L’oro come simbolo della ricchezza, non solo materiale, dei nomadi che popolavano le pianure dal Centro Europa all’odierna Cina, risplende esaltato dall’eleganza aristocratica del Castello del Buonconsiglio, sede di una bellezza tanto sorprendente quanto sconosciuta e, soprattutto, inattesa. Riuniti in una mostra che vuole far luce sui costumi di Sciti, Sarmati, Cimmeri e altre popolazioni delle steppe, gli oggetti del potere e del piacere dei signori dei “territori a settentrione e presso l’Oceano” (Strabone, Geographika) potrebbero essere collezione permanente del Castello, per l’equilibrio e la naturalezza con cui dialogano con le sale affrescate, i giardini ritagliati nei cortili, la labirintica disposizione dei corridoi. La ricostruzione di un’atmosfera d’altri tempi, possibile solo se si coniuga in un rapporto paritetico l’oggetto della mostra con il fascino antico del palazzo, non è un elemento secondario pensato solo per di-vertire il visitatore, ma un’esigenza estetica primaria sentita dai curatori Gianluca Bonora e Franco Marzatico e dall’architetto responsabile dell’allestimento Michelangelo Lupo. È questo uno dei tre livelli di fruizione della mostra, che si possono sperimentare visitando le 14 sale dei nuovi padroni del Castello, i nomadi, abitanti delle steppe fra il I millennio a.C. e gli inizi del I millennio d.C., quando la cristianizzazione e l’impulso invasivo dei Mongoli posero fine ad un’esperienza che aveva saputo tramandarsi ben definita nei secoli, malgrado le spinte disgregatrici del tempo e dello spazio.
In nove sezioni si ricostruisce una cultura attraverso le uniche testimonianze lasciate: gli oggetti, un trionfo di oro e pietre preziose. Per meglio sviluppare lo studio a livello storico si è felicemente deciso di conferire alla mostra una linearità nell’articolazione dei “momenti”.
A partire dalla prima sezione, dedicata alle popolazioni sedentarie che abitavano le steppe prima dell’avvento dei nomadi (simboleggiato dall’allestimento di una tenda, la yurta, arredata con elementi originali in un’esplosione cromatica offuscata solo dalla penombra all’interno), fino all’ultima, relativa al mondo sacro, che si chiude con la diffusione della fede cristiana e la spinta alla stabilità derivante dalla costituzione del Principato Rus di Kiev. Una concatenazione temporale che si fonde con la successione leggera delle sezioni centrali della mostra, le più significative ai fini della conoscenza dell’arte nomadica. Ogni sala tratta un’occasione, e anticipa quella successiva. Prima l’arte “animalistica”: rappresentazioni in brattee e statuette di delfini, cervi, cinghiali e altre prede di caccia. Talvolta le figurazioni derivano dalla sovrapposizione di diverse forme animali, in un anticipo di quella che sarà la ricchezza dei bestiari medievali, la magia dei grilli, la slanciata austerità delle sculture gotiche che adornano le cattedrali europee. Successivamente, in un crescendo che è anche sociale, è ricostruito un kurgan (la tomba dei principi) all’interno di una grotta che conduce all’esposizione del corredo funebre. Si ammirano da una parte i monili raffinatissimi delle principesse, tutti in metalli preziosi, testimonianze dell’abilità miniaturistica e della raffinatezza estetica degli artigiani, dall’altra i simboli del potere di principi e cavalieri: armi, una faretra in oro minuziosamente cesellata, scettri, placche decorative che rivestivano i guerrieri in battaglia.
L’interscambio culturale con le civiltà sedentarie del Mediterraneo è dimostrato da evidenti corrispondenze negli stili e negli oggetti figurativi e nella compenetrazione fra leitmotiv letterario ed excursus decorativo. Ma anche dalla comune passione per il banchetto, i cui riti greci e scitici si assomigliano notevolmente, come si evince dalle raffigurazioni su vasi e coppe. Infine la religione, un percorso tra gli idoli del culto sciamanico, tra cui spicca un coronamento d’asta che raffigura il dio scitico Papai. Il secondo livello di fruizione della mostra è quello estetico rivolto alla bellezza e allo splendore custoditi e tramandati dai popoli nomadi come cifra culturale e artistica in opposizione alla dispersività della migrazione. Precisione estrema e simmetrica rigidità sono il loro abito mentale.
Il risultato di questo viaggio nelle steppe può quindi sorprendere: laddove l’aggettivo barbaro si carica di pregiudizio, il mondo nomadico è invece dedito al lusso, sensibilissimo all’estetica mediterranea dell’equilibrio e della simmetria. La mostra si pone, a un terzo livello, come strumento conoscitivo, senza cadere in semplificazioni didascaliche o in un interattivismo finto-innovativo. Solleva interrogativi storici (dove è nata la ruota?) e suscita riflessioni attuali sul rapporto tra diverse civiltà. Tutto nell’eleganza di un castello abitato nuovamente da cavalieri indomiti, su cui aleggia una nebbia di approssimazione. Dissolta da una mostra destinata ad avere un meritato successo.
marco d’egidio
mostra visitata il 2 giugno 2007
fino al 4 novembre 2007
Ori dei cavalieri delle steppe – Collezioni dai Musei dell’Ucraina
Castello del Buonconsiglio, Via Bernardo Clesio 5 – 38100 Trento
Orari: martedì – domenica 10-18; chiuso il lunedì
Biglietti: Intero 6 euro; Ridotto 3 euro :studenti fino a 26 anni, gruppi di almeno 15 persone, soci o tesserati di enti convenzionati con il Museo; Gratuito: insegnanti accompagnatori di scolaresche in visita al Museo, o comunque accreditati presso il museo, guide turistiche ed interpreti nell’esercizio della loro professione, portatori di handicap e loro accompagnatori, forze dell’ordine, giornalisti accreditati presso il Museo, professionisti del settore beni e attività culturali accreditati e con tessera di riconoscimento, ragazzi fino a 18 anni, persone con almeno 65 anni.
Catalogo: Silvana Editoriale – Informazioni: tel. 0461 233770, fax 0461 239497
info@buonconsiglio.it – www.oridellesteppe.it – www.buonconsiglio.it
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