08 maggio 2015

9.V.2015 La chiaroveggenza di Nicola Samorì Palazzo Loredan, Venezia

 

In occasione della presentazione veneziana del catalogo della mostra “Religo” di Nicola Samorì, mostra che si tenuta a Stettino, in Polonia, ne pubblichiamo una recensione. Samorì è presente anche al Padiglione Italia

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Clairvoyance, chiaroveggenza, lungimiranza. Indubbiamente è questa la pratica che ha seguito Nicola Samorì nell’ideazione e presentazione di “Religo” al museo TRAFO di Stettino, in Polonia. La personale dell’artista include 36 lavori e si costituisce su quattro livelli. Sono ininterrotti i dialoghi tra le opere, come se nell’esposizione si potesse fare esperienza della telestesia: un fenomeno che permette ad una persona di percepire un oggetto situato oltre il campo visivo o di scorgere un fatto accaduto altrove o in tempi diversi.  I lavori, realizzati nel periodo degli ultimi cinque anni, si raccolgono idealmente attorno ad un “naos”, definito tale da Friedhelm Mennekes, una cella nera dove indisturbata si colloca la dea della fertilità, interrogata da Nicola Samorì in merito alla sua natura.
Tuttavia, il rituale della visione protetto, cui l’artista invita lo spettatore, si dispiega anche e soprattutto lungo il periptero, i camminamenti che accompagnano negli spazi in una composizione non dissimile da quelle di Escher. Non ci sono strappi nel tessuto di “Religo”: questo grazie ad un’estrema coesione tra il lessico dell’artista e la sintassi espositiva arricchita da una ricerca di una precisa illuminazione. Un raro dipinto a foglia d’oro, realizzato indubbiamente nella Cueva de los Manos in Argentina tramite lo scivolamento della mano dell’artista sulla superficie, costituisce  un punto di vista privilegiato per una visione d’insieme della mostra. Da questa chiave dorata (l’opera costituisce di per sé una stanza infinita, misure cm 30,5 x 27) si possono osservare gli spazi che si aprono sul salone principale, rivelando i segreti contenuti al loro interno. 
Nicola Samorì, Il vizio della Croce
Il livello sotterraneo è scoperto da dei lucernai, che squarciano l’orbita ossea del museo, senza però concedere la visione intera dei segreti custoditi nelle stanze. Qui lo spazio ospita un discorso intorno all’archeologia personale dell’artista, capace di visualizzare il tempo con il tatto. Ci sono le fonti stesse di quella narrativa espressa in mostra: bozzetti, frammenti, ombre e impronte, così come l’ultimo lavoro realizzato da Nicola Samorì in marmo, cesellato con il marchio del polpastrello dell’Atlante, ritratto poi in pittura al piano superiore. 
È affidato allo spettatore il compito di pronunciare in sequenza i nomi dei lavori, in modo da definire una cronologia della produzione: non ci è dato sapere quali siano i figli che la storia o l’artista hanno rispettivamente divorato prima. Di questa antropofagia del tempo e di Nicola Samorì, o forse di Nicola Samorì del tempo, troviamo traccia anche nel dipinto della Maddalena presentato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista adiacente al Museo. Un rituale della pittura si compie di fronte alla sacra figura: l’epifania si fa aspettare, d’altronde la nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo.
La presentazione del catalogo “Religo” si terrà presso la Sala delle Adunanze a Palazzo Loredan il giorno sabato 9 maggio alle ore 16.00. Si consiglia la prenotazione del posto tramite l’invio di e-mail a religorsvp@gmail,com

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