03 giugno 2000

Dal 7 maggio al 4 giugno 2000 Gianfranco Ferroni. Opere grafiche Rovigo: Galleria La Porta Verde

 
Recentemente a Rovigo è stata inaugurata la galleria d'arte "La Porta Verde" diretta da Osvaldo Forno, artista egli stesso, di quelli che hanno vissuto i burrascosi eventi degli anni '60

di

Uomo dalla barba bianca fluente, di grande fascino, con quella favella da artista militante, contro il sistema, il mercato, i critici, le false sperimentazioni recenti. “A che mi serve aprire uno studio dove non viene nessuno? Meglio aprire una galleria dove gira gente, si discute, e dove, di quando in quando, posso esporre anche le mie opere”; è questa l’idea di Osvaldo, e con questo spirito ha inaugurato l’ esposizione di una selezione di recenti opere grafiche dello storico artista Gianfranco Ferroni. Nato a Livorno nel 1927, Ferroni seguì le correnti astrattiste, per abbandonarle poi, negli anni ’50, aderendo al gruppo dei “Realisti esistenziali” con Ceretti, Romagnoli, Vaglieri, Guerreschi e Banchieri. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni italiane e straniere, tra cui la Biennale (1950, 1958, 1964, 1968, 1982), la Quadriennale di Roma (1959, 1972, 1999), la Biennale del Mediterraneo (1959), la Biennale di Tokio (1964), il Salon de la Jeune Peinture di Parigi (1966).
FerroniAveva iniziato la sua attività espositiva nel ’55, alla Galleria Schettini, ma già nel ’50 aveva vinto il V Premio Lissone. Nel ’91 è stato eletto “Membro onorario” all’Accademia di S. Luca, nel ’90 Conegliano gli ha dedicato la prima mostra antologica, con opere dal 1959 al 1990. Nel ’94 la G.A.M. di Bologna ha presentato una selezione di sue opere dal ’57 al ’94 e infine, nel settembre dell’anno scorso, ha vinto il premio alla XIII Quadriennale di Roma. Ferroni, che oggi vive a Bergamo, definisce la sua attività grafica come “natura morta esistenziale, equilibrio di silenzio, polvere e luce”. Anche in queste opere, esposte a Rovigo, appare evidente quella sua ricerca del “microscopico ordine cosmico”, condotta sotto il nume di una profonda partecipazione emotiva che è tangibile nelle sue nature morte, sensibilità che le immagini restituiscono all’osservatore, che viene quasi precipitato in un luogo di estrema solitudine e silenzio, dove l’unica strada percorribile è quella spirituale, della riscoperta della propria individualità. Sorprendente è in Ferroni quella capacità di operare con precisa scientificità e ottenere risultati che superano il freddo procedere matematico e geometrico, all’insegna di una iconicità quasi sacrale. L’ artista persegue l’ideale di ricostituire l’ordine nel caos dell’età contemporanea, ma aggiungerei anche che coinvolge in questa operazione anche la dimensione temporale. Le sue opere, infatti, costringono l’osservatore ad una osservazione lenta e minuziosa, provocandogli una sorta di
sbalestramento temporale: ad un tratto si è colti dalla consapevolezza di essere entrati in una dimensione dove il ritmo vitale non è più scandito dalle frenetiche attività cui ci costringe la società contemporanea.
Il tempo pare quasi rallentato, finalmente possiamo fermarci ad osservare le cose, assimilandone la loro natura più profonda. E sono oggetti di uso quotidiano, eppure caricati di significato allegorico, simbolico, sacralizzati, appunto. Prassi metafisica quella di Ferroni, certo, vicina alla sensibilità e alla perfezione morandiana, eppure diversa rispetto a quella se non altro per la trattazione dello spazio che circonda le figure.
Vengono in mente le teorie leonardesche sulla composizione dell’aria, materia che si frappone tra l’osservatore e le cose osservate, fino a far calare sui paesaggi più lontani un velo trasparente di colore azzurrognolo.
In Ferroni si avverte la stessa attenzione per l’atmosfera, addirittura per la polvere che galleggia intorno alle cose, quella polvere che da piccoli ci
incantava davanti alla lama di luce estiva che entrava da una finestra socchiusa. Ed ecco che gli oggetti di Ferroni sembrano sospesi nel vuoto da besilissimi filamenti: la loro leggerezza è commisurata alla loro trasparenza. Non a caso accade questo e anzi qui sta la vera lezione di Ferroni, che ci indica come la materia universale è nel vuoto come nel pieno, e quindi v’è presenza nell’assenza.


Mostra “Gianfranco Ferroni. Opere grafiche”, Rovigo, galleria La Porta verde, via Umberto I, 11/b dal 07/05/2000 al 04/06/2000. Orari: Tutti i giorni 16.00-20.00, Domenica 10.30-12.30 e 16.00-20.00. Chiuso il lunedì.
Ingresso gratuito.


Alfredo Sigolo

[exibart]

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