19 marzo 2009

fino al 21.III.2009 Timothy Tompkins Verona, Studio La Città

 
Rappresentazioni che in apparenza scorrono brillanti. Ma non appena lo sguardo si fa più attento, tutto diventa poco leggibile. E, come una vertigine che attrae la visione, senza scampo, getta il soggetto nelle tragedie della nostra contemporaneità...

di

9.24.07 (After Memling), 5.12.07 (After Corot), 9.29.07 (After Constable), 24.11.07 (After Friedrich). Sono alcuni titoli delle opere in mostra firmate da Timothy Tompkins (Long Beach, 1967; vive a Los Alamitos), tutte realizzate lo scorso anno.
Ciò ch’è rappresentato nei lavori dell’americano non è il puro e semplice accadimento di un evento, ma una diversa rappresentazione della realtà, alternativa alle immagini mediatiche che scorrono continuamente davanti ai nostri occhi. La processione dei monaci birmani che protestano contro la repressione del regime di Rangon e che osserviamo in 9.24.07 (After Memling) è, nello stesso momento, la rappresentazione di un fatto politico avvenuto, ma qui è strappato alla banalità delle immagini televisive e restituito a una visione colma di un tempo pieno di significato.
Tutto è indistinto: si vede l’arancione delle vesti dei monaci che lentamente sfilano davanti alla folla, ma si coglie con nitidezza la tragicità del momento. I colori industriali, che strato dopo strato sono stesi sul supporto in alluminio, danno sì l’impressione di luminosità, ma la tecnica usata non conferisce chiarezza all’immagine. Si capisce ciò che sta accadendo, ma non si distingue nulla nettamente, perché l’obiettivo pittorico è la conoscenza e la percezione razionale, al di fuori della storia e dei media. Una conoscenza rubata allo scorrere delle informazioni, che spesso non lascia nessuna traccia degli eventi, ma che l’artista vuole far rivivere nella verità della pittura.
Timothy Tompkins - 9.24.07 (After Memling) - 2008 - vernici industriali su alluminio - cm 101,6x157,5 - courtesy Studio La Città, Verona
In 9.29.07 (After David), il quadro più grande in mostra, la scena è di guerriglia urbana, un movimento di forze dell’ordine in piena carica sui manifestanti, che si svolge nella strada di una città. Tutta la rappresentazione pare una ripresa filmica sfocata, volutamente distorta, che a Tompkins interessa solo per confrontarsi con la storia della pittura. Cita Jaques-Louis David, ma per arrivare all’opposto pittorico: dalla chiarezza di David, Tompkins arriva alla scena resa cromaticamente confusa come la nostra storia.
Con 5.12.07 (After Corot), altro quadro denso di attualità, una fila di guerriglieri camminano in mezzo a una piantagione; sullo sfondo, un folto palmeto funge da scenografia. Ma anche qui i colori predominanti del giallo e del verde diventano fluidi e, visti da vicino, sono macchie che richiedono attenzione per decifrare l’evento rappresentato.
Timothy Tompkins - 4.22.06 (After David) - 2007 - vernici industriali su alluminio - cm 243,8x424,7 - courtesy Studio La Città, Verona
Il ricorso al riferimento ai maestri del passato è lo spunto. Ma i lavori di Tompkins seguono un’altra direzione, quella che deriva da una ricerca che tiene conto delle nuove esigenze del vedere. Trasgredendo proprio tutto ciò che è passato.

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mostra visitata il 7 febbraio 2009


dal 7 febbraio al 21 marzo 2009
Timothy Tompkins – Temporal Arcadia
a cura di Luigi Meneghelli
Studio La Città
Lungadige Galtarossa, 21 – 37133 Verona
Orario: da martedì a sabato ore 9-13 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 045597549; fax +39 045597028; lacitta@studiolacitta.it; www.studiolacitta.it

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