19 luglio 2007

fino al 30.VII.2007 Kimiko Yoshida Venezia, Galerie Benamou & Galeria D’Arte Venezia

 
Spose cosmonaute. Un viaggio intimo nei meandri dell’autorappresentazione alla ricerca dell’universalità dell’Io. Una mostra piccola ma importante...

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Nubili, vulnerabili, inaccessibili e inviolate sono le spose di Kimiko Yoshida. In un susseguirsi di identità drammatiche e contraddittorie, inteso come flusso di coscienza, riflessione sulle infinite declinazioni dell’Io e della sua conseguente decostruzione, l’artista/fotografa giapponese (nata a Tokyo nel 1963, ma trapiantata in Francia dal ‘95) costruisce i suoi autoritratti sulla base di un intenso dialogo tra elementi minimalisti, barocchi, antropologici ed etnografici. Senza tralasciare riferimenti artistici a Barnett Newman, Yves Klein, Gerhard Richter, Robert Ryman e Richard Serra.
Le venti fotografie presentate da Albert Benamou a Venezia, estratte da diverse serie di autoritratti, rappresentano un viaggio geografico e nella storia, una riflessione fortemente simbolica sulla condizione della donna nel suo paese natio. Nomade, vagabonda, fuggitiva, come lei stessa ama definirsi, Yoshida propone, attraverso un’attenta preparazione di trucco e costumi, la rielaborazione di fantasie stereotipate, archetipi femminili multiculturali, ma tutti accomunati da un unico elemento: il desiderio. Sottile, proibito, inappagato, sempre.
Il velo, o l’ornamento etnico con cui copre i volti delle sue spose, dice che il matrimonio non è ancora stato consumato; esprime una sensualità innocente, una promessa non mantenuta. Evoca l’attesa, la resistenza, la caducità, e allo stesso tempo è simbolo di annullamento, cancellazione. La quasi totale monocromia delle immagini concorre ancor di più a rendere evidente questo processo di Kimiko Yoshida, The Black Akha Bride, Thailand. Self-portrait. Courtesy Pace-Primitive, New York, 2004 autonegazione, di dissolvimento della figura nello sfondo che è anche metafora di trasformazione, transizione, passaggio.
Davanti al colore puro, unico, totale, bianco o nero, che contiene, oppure nega, tutte le variazioni cromatiche, lo sguardo si apre all’infinità del tempo, all’irrealtà, alla tensione tra rappresentazione e sottrazione, per giungere, attraverso un processo di moltiplicazione, all’estrema negazione dell’Io. Ciò che interessa Kimiko Yoshida non è la ricerca delle proprie identità inespresse, ma esattamente il suo opposto. Attraverso il rifiuto del narcisismo e della propria storia personale, l’artista mira ad afferrare l’universalità dell’esistere. Quale ultimo traguardo di questo percorso, la morte, evocata anche nel titolo della mostra, rimane al centro delle sue opere in modo esplicito, come nel caso della statua del teschio in vetro di Murano, memento mori da comodino, o come un’allusione sottile nei grandi quadrati luminosi grazie alla tecnica che utilizza, come per le nature morte, due lampade da 500 watt.
Questa mostra, se non può essere certamente considerata esaustiva dal punto di vista di quantità di opere esposte (imparagonabile alla grandissima esposizione monografica a lei recentemente dedicata dal Museo di Madeira) risulta essere comunque un prezioso cammeo per una delle fotografe più interessanti del momento.

link correlati
La grande retrospettiva di Kimiko Yoshida al Centro das Artes – Casa das Mudas di Madeira, Portogallo
Kimiko Yoshida all’Israel Museum di Gerusalemme

eleonora mayerle
mostra visitata il 3 luglio 2007


dal 1 giugno al 30 luglio 2007
Kimiko Yoshida – La Mia Morte non lo saprà mai
Galerie Albert Benamou & Galeria D’Arte Venezia
3336 Salizada San Samuele – 30124 Venezia
Fermate del vaporetto: San Samuele (linea 82) o Sant’Angelo (linea 1)
Orario: aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 16 alle 20.00
Entrata libera – Info: tel. +39 348 8270021- albertbenamou@gmail.com
www.benamou.net


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1 commento

  1. Mi piacciono le sue opere..mi piace l’idea di queste donne che non si vedono..perchè anche se siamo nel 2007 esistono queste realta al di fuori della cultura irakena o cinese anche in europa esistono donne che non si vedono che sono insoddisfatte di se perchè mettono al primo posto la cultura del crearsi una famiglia prima di realizzare i propi obiettivi

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