28 giugno 2005

fino all’8.VII.2005 Grayson Perry – Pottery Venezia, Galleria Il Capricorno

 
La prima personale italiana dell’artista vincitore del Turner Prize. Poeta di un materiale antico e affascinante, la ceramica. Quando l’espressione nasce dalla pratica artigianale…

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Proseguendo scelte espositive ormai consolidate, rivolte principalmente alla scena artistica inglese ed americana, Il Capricorno ha inaugurato l’estate veneziana (e biennalesca) con una mostra interessante, dai toni intimistici. In controtendenza sia rispetto al clamore della Biennale, sia rispetto alle principali linee di pensiero dell’art system internazionale, almeno rimettendosi al punto di vista delle due curatrici spagnole. Espone l’inglese Grayson Perry (Chelmsford, 1960), raffinato ceramista, cavallo di razza della Victoria Miro Gallery di Londra e vincitore del Turner Prize 2003. L’ambìto premio ha rappresentato non solo la consacrazione personale di Perry, ma anche la dimostrazione che non necessariamente l’arte debba ricercare l’espressione in forme di comunicazione innovative, futuribili. Attratto dalla ceramica fin da bambino, l’artista ne studia la lavorazione a Londra, nei primi anni ’80, frequentando il gruppo dei Neo-Naturisti.
Perry recupera intatto il fascino di un sentire lontano, interpretando materiali e tecniche già conosciute nel tardo Neolitico, quando compare la prima, rudimentale, produzione di ceramica e strutturando continui rimandi con quella produzione vascolare nata inizialmente come attività spendibile nella pura utilità pratica e solo successivamente consacrata a simbolo artistico dal bisogno estetico insito nell’uomo, tradotto in decorazione. La ceramica è insieme materia e supporto, forma del contenuto e connettore tra la radice artigianale della creazione artistica stessa ed il suo imprescindibile intento comunicazionale, rimasto immutato nel tempo. I vasi, oggetti a tutto tondo silenziosi e solenni, sfruttano i ricorsi storici per dar vita a nuovi significati, innocenti nelle forme paciose, ma portatori di messaggi caustici e spiazzanti perché inattesi. L’ironia e la schiettezza dissacratoria delle storie, espressionisticamente dipinte ed incise sulle superfici lucide, radiografa il nostro sentire sociale, stridendo con l’innocenza evocativa dell’archetipo “vaso di porcellana” e la tranquillità domestica da questo suggerita. Lo stupore come risultato emozionale atteso, la guerrilla tactic (fondere cioè all’interno della stessa arte elementi antitetici, secondo la definizione dell’artista stesso) come pratica linguistica. Gli opposti si mischiano, l’apollineo del passato al dionisiaco del presente, la costruzione dell’atto artigianale alla distruzione dell’atto mentale, il bene al male, il maschile al femminile (l’artista spesso ricerca nel pubblico un ulteriore senso di straniamento indossando abiti femminili e dando vita all’ alter-ego Claire). I sette vasi decorati -i grandi An Ultimate Consumer Durable e Cemetery of Beliefs tra gli altri- di recente realizzazione, raccontano i vizi (e le poche virtù) degli uomini contemporanei, soggiogati da sesso, denaro, sfarzo e religione. Alle pareti campeggiano due grandi incisioni all’acquaforte, la “carta geografica” Map of an Englishman ed una splendida veduta a volo d’uccello e dai molteplici punti di fuga, entrambe rappresentazioni di realtà immaginifiche in cui sono il vizio, le perversioni, le false credenze a descrivere le categorie sociali e ad organizzare il mondo –lo stesso dal quale trae ispirazione l’artista- in infiniti gruppi di individui, omogenei ed isolati. I colori brillanti degli smalti, la sinuosità dei vasi trasformano però quegli stessi vizi in feticci da piedistallo, fulcri dei nostri sguardi attenti. In un gioco caotico di rimandi che vive, come recita il titolo di una delle opere in mostra, Between Kitsch and Shit

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Grayson Perry – Pottery
Galleria Il Capricorno
San Marco 1994, Venezia
Orario: 11.00 – 13.00 e 17.00 – 20.00; chiusura: giorni festivi
Ingresso libero
Tel/fax 041- 5206920
e-mail galleriailcapricorno@libero.it


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