23 giugno 2011

Le aperture regionali del Padiglione Italia: qualcuno parlerà di arte?

 
Le aperture regionali, con le difficoltà e le chiacchiere annesse, diventano un interessante spunto per riflettere sull’assenza dell’arte nelle operazioni svolte da Sgarbi per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia di quest’anno...

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Per prima cosa tiriamo un bel sospiro. Lungo e profondo.

Per scrivere del Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011 bisogna essere calmi e razionali (cosa alquanto rara anche in chi fa informazione, ultimamente).

Prima di attaccare il “sistema Vittorio Sgarbi” a 360 gradi facciamo un passo indietro e cerchiamo di valutare alcuni passaggi relativi alla vicenda Sgarbi – Biennale. Poi ne potremo, in un secondo momento, sottolineare i limiti.

Per prima cosa Vittorio Sgarbi ha affidato a coloro che incarnano l’intellighenzia italiana il compito di scegliere gli artisti che avrebbero potuto meglio rappresentare l’Italia.

Già da questa prima scelta avrebbe potuto limitare il numero degli intellettuali selezionati, ma ha preferito fare un’operazione su larga scala.

In secondo luogo ha chiesto a questi artisti, di numero piuttosto consistente, di spedire la loro opera a causa del budget economico drasticamente ridotto. La richiesta ha ovviamente destato stupore e dissidenze a distanza sempre più ridotta dall’inizio della manifestazione. La cosa ha destato opinioni anche da parte di chi non è stato neppure invitato: numerosi artisti facevano girare in rete attraverso mail e social network le loro sensazioni, esprimendo la fortuna di non essere stati coinvolti. Come se questa necessità di esprimersi potesse dar loro la luce che da anni sognano.

Sgarbi ha inoltre disposto che venissero aperte anche altre sedi regionali del Padiglione Italia che consentissero l’esposizione di molti altri artisti al di fuori del consueto contesto veneziano, e anche che ci fossero mostre negli istituti di cultura italiana all’estero per poter celebrare con degna nota i 150 anni dell’unità d’Italia.

Per poter dislocare l’esposizione e frammentarla nelle diverse regioni, Vittorio Sgarbi ha affidato a professionisti la curatela degli eventi regionali, in parte suggerendo alcuni artisti che voleva fossero coinvolti, in parte no.

Partiamo dal presupposto che noi italiani siamo arrivati tutti all’inaugurazione di questa edizione della Biennale stanchi e annoiati: le polemiche alimentate da Vittorio Sgarbi oltre a essere un’ottima operazione di marketing hanno sfinito le nostre energie ancor prima di esserne coinvolti sul piano artistico. La visione del Padiglione Italia è stata il colpo di grazia.

Galleria

Si pensava inoltre che la cosa a un certo punto finisse di essere oggetto di dibattiti sull’efficacia o meno di tutta questa operazione condotta in modo assolutamente spettacolare.

Invece no.

Si parte dall’inaugurazione della Biennale di Venezia i primi di giugno, le critiche negative nei confronti della conduzione italiana dell’esposizione fioccano da tutta la stampa internazionale e nazionale, ad eccezione di Giancarlo Politi che mette in circolo un comunicato stampa in cui attacca Venezia come città, attacca la Biennale come istituzione e salva l’ironia di Vittorio Sgarbi.

All’interno di questo clima la conduzione delle manifestazioni regionali non è chiara: gli artisti ritengono nella maggior parte dei casi che l’operazione sia interessante, anche se in realtà la gestione confusa, la mancanza di notizie certe in merito alle aperture e la carenza organizzativa hanno destato molte perplessità, oltre al fatto che la scelta di aprire molte mostre dislocate squalifica ulteriormente la funzione istituzionale della Biennale.

Le discussioni sulle aperture regionali continuano a essere confuse, addirittura fino a pochi giorni fa con l’annuncio della rottura tra Sgarbi e Luca Beatrice in Piemonte in seguito alla quale la manifestazione non avverrà, anzi, avviene in parte, ma solo con alcuni artisti perché molti si rifiutano di partecipare, viene rimandata in settembre nella versione definitiva (ma la Biennale non finisce a novembre?) per cercare di riparare, ma forse non si fa niente, e invece si farà solo nel modo giusto perché il Piemonte che presenta 25 artisti soltanto in una sede sbagliata non va bene.

Bisticci, come tra i ragazzini.

Bisticci che sono emblematici di quale siano le sorti della cultura in Italia.

Bisticci che sono il segnale lampante che non solo ci troviamo a che fare con uno storico capriccioso e provocatorio, che ha fatto un’operazione in cui emerge soprattutto lui, ma soprattutto una situazione in cui è evidente la totale delegittimazione delle istituzioni in Italia: da noi fare cultura non è considerato un lavoro per cui non ci sono offerti gli strumenti per operare nel modo adeguato. Allo stesso tempo, non essendoci alcun controllo dall’alto, chi viene incaricato e ha una fama come quella di Vittorio Sgarbi, usa le stesse tattiche televisive a cui è avvezzo per attirare l’attenzione: insomma, bene o male, purché se ne parli.

La lectio magistralis di Sgarbi

I Padiglioni regionali sono un’estensione della filosofia che permea tutta questa Biennale: una specie di tentativo democratico, di apertura nei confronti di molti artisti, in cui tutto però è mal gestito, non è chiaro. Le aperture stanno lentamente avvenendo, ma senza destare stupori né fastidi se non per le solite polemiche sterili che vanno ad aggiungere alle incapacità gestionali di qualcuno, le occasioni per schierarsi politicamente da parte di qualcun altro.

Accanto a questo atteggiamento provinciale e noioso, ci sarebbero arte e artisti. Ma chi sta parlando delle opere? Chi parla di arte? Gli artisti vengono strumentalizzati a seconda del capriccio del momento, accantonati o messi al centro dell’attenzione secondo necessità.

La tendenza che si sta manifestando è quella per cui l’attenzione si concentra su Vittorio Sgarbi e su tutte le chiacchiere annesse e connesse e nessuno parla di arte, esattamente come sta accadendo in politica, tutti parlano delle vite private e nessuno fa più politica.

Sarebbe bello tornare a quei tempi in cui la cosa interessante dell’andare in Biennale era vedere l’arte.

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a cura di piera cristiani

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3 Commenti

  1. SULLA BIENNALE SI PARLERA’ DI ARTE…MA QUANDO?
    _________________

    < >
    _________________

    SCRIVE/VITTORIO DEL PIANO di “Atelier MediterraneArtePura” Grottaglie-Taranto-Nizza.
    delpiano.artepura@libero.it
    _________________

    IL VUOTO DELL’IMPOSTAZIONE E’ANCHE NELLO STATUTO… LO ABOLIREI CON TUTTE LE CARICHE. L’ARTE NON HA BISOGNO DI “CURATORI”. L’ARTE LA FA CHI LA SA e CHI LA SA FARE E LA BIENNALE E’ DA RIFORMARE, COME?
    Ecco lcune ipotesi:

    – BASTA CONVOCARE UN’ASSEMBLEA APERTA E DEMOCRATICA

    – NOMINARE UNO CHE LA PRESIEDA (CHE ABBIA
    TITOLI VERI E NON FALSE MEDAGLIE DI “CARTONE”…)

    – DEMOCRATICAMENTE FARE UN PROGETTO-PROGRAMMA
    DOVE CHI HA TITOLI CULTURALI, ARTISTICI POSSA ESPRIMERSI E DARE LE PROPTRIE INDICAZIONE CON CONFRONTI APERTI E SINTETICI.

    – E GLI SIA DATA “CARTE BLANCHE” CON UN BADGET
    EGUALE PER TUTTI.
    ED EGLI SOLO SIA IL CURATORE E IL CRITICO E IL MERCANTE DI SE STESSO.

    QUESTA IPOTESI E’ FORSE UTOPIA PURA? E’SEMPLICEMENTE ARTE-PURA, E’ ARTE TOTALE.
    IL RESTO VERREBBE DA SOLO.

    Copyright by delpiano.artepura@libero.it
    (Sabato – 25/06/2011 – h 07:35 Continua)
    Vittorio Del Piano – Grottaglie-Taranto-Nizza

  2. Gentile Ivan (di Bassano del Grappa)
    ___________________________________________
    ABBIAMO LETTO QUANTO SCRIVI:
    “Mah… articolo un po’ di parte (sinistra) e abbastanza fuorviante.
    ___________________________________________

    Anche noi (senza ego…né di sinistra , né di destra)essendo stati presenti all’inaugurazione e al discorso di Sgarbi però NON TI ABBIAMO VISTO (forse perché SEI SCONOSCIUTO A NOI…).
    Essendo molte le ragioni che motivano le tue prese di posizioni – gentile Ivan di Bassano del Grappa scelta – ti lasciamo alla tua intelligente segnalazione del “link del video del discorso” così te lo riascolti e magari fai un sunto in seguito,per te stesso però! http://www.youtube.com/watchv=KsAJuPCWGRU&feature=related
    P.S.
    Per noi vale molto il giudizio di gia scritto da Gillo Dorfles. E anche le buone critiche di A.B.O (Achille Bonito Oliva) il quale va molto rivalutato e sfrondato di molti rami secchi (speriamo intenderete la metafora).
    By 27/06/20111 – ora 10:37
    _________
    Atelier MediterraneArtePura/Grottaglie-Taranto-Nizza.
    delpiano.artepura@libero.it

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