26 novembre 2008

in fumo_recensioni Rughe

 
Ciò che vedi e senti, non è. Ciò che ti appare reale, è solo ricordo. Un ricordo che lento inizia a svanire. E niente può fermarlo, mentre scivola via solcando le tue Rughe. Un'opera poetica di Paco Roca, che ci racconta l'età dimenticata...

di

Un percorso di involuzione tragica attende Emilio, ex-direttore di banca, relegato dal figlio in una casa di cura per anziani a seguito di manifestazioni comportamentali vicine alla demenza senile. “Cos’hai?”, gli chiede il suo compagno di stanza, Michele. “Quale malattia ti ha portato qui?”. “Nessuna”, risponde Emilio, “sono solo un ospite momentaneo in questo ospizio. Mio figlio non poteva occuparsi di me in questo periodo”.
Michele annuisce e diventa la sua guida nella vita quotidiana all’interno del rifugio: il duo attraversa i padiglioni della struttura dove i momenti della giornata sono scanditi con ossessiva precisione e un senso incombente di squallore. La colazione, il pranzo, la cena, le medicine, gli svaghi (un unico televisore perennemente sintonizzato su un canale che nessuno guarda), i pazienti e il “piano di sopra”, la zona dove il calvario trova il suo apice e dove stazionano i degenti più bisognosi di cure. Una carrellata di nomi, istanti, luoghi e vite che lascia Emilio stupito: ogni elemento ospite ha un male peculiare, un proprio dolore e una storia da raccontare.
Emilio s’inserisce così in un gruppo di anziani, diventandone amico e scoprendo i loro piccoli frammenti esistenziali. Da Giovanni, ex conduttore radiofonico, che ripete al modo di un pappagallo tutto ciò che gli altri dicono, alla signora Sole, ossessionata dal bisogno di chiamare i familiari e, al tempo stesso, condannata a dimenticare questa necessità nel percorso che la conduce alla cornetta. DUna tavola di Paco Roca tratta da Rughealla signora Rosaria, perennemente seduta accanto ai vetri di una finestra con la ferma convinzione di essere ringiovanita nel suo splendore e a bordo di un vagone dell’Orient-Express, a Dolores che accudisce grazie alla forza di un amore profondo suo marito Modesto, gravemente ammalato di Alzheimer, a Renato, che non riesce più a camminare ma vive nel ricordo del suo glorioso passato di atleta, e Carmelina, spaventata da un possibile rapimento a opera degli alieni. Con questi compagni di sventura Emilio si appresta a spendere il suo “momentaneo” tempo all’interno dell’ospizio fino a quando l’orrore dell’Alzheimer si pone dinnanzi a lui senza possibilità di fuga.
Rughe è un viaggio in un mondo non visto, sconosciuto nella sua completezza all’opinione comune e forse schivato per paura e angoscia. La casa di riposo, ultima meta prima di un nulla consegnato dalla morte o da una malattia degradante, è un contenitore di piccole esistenze che non vogliono rinunciare alla vita. Consci o non consci del loro involversi, i pazienti diventano l’allegoria dell’umanità che, sebbene senta l’approssimarsi della fine, continua a respirare la bellezza dell’essere.
C’è poesia e leggerezza nel torpore di questo viaggio cupo e triste e i testi di Paco Roca raffigurano con bravura unica ogni piccolo segmento del percorso, unendolo a un tratto realista ed estremamente gradevole. Gli anziani di questo microcosmo sono metafore grafiche del tempo vissuto e dell’esperienza acquisita. Sono scrigni di ricordi perfetti e affetti in attesa di esser abbracciati. Sono anziani in mezzo a un cammino prossimo al termine, fiaccati da un dolore che debilita il fisico e la mente ma mai il vigore del loro animo. Sono l’affetto e il sentimento di un autore spagnolo nei confronti di un’età troppo spesso dimenticata.

matteo benedetti

la rubrica in fumo è diretta da gianluca testa


Paco Roca – Rughe
Tunué, Latina 2008
Pagg. 104, ill. col, € 12,50
ISBN 9788889613382
Info: la scheda dell’editore

[exibart]

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