20 novembre 2009

T-shirt da Milano, un Robot da Roma. Ribalta italiana alla Biennale di Amsterdam

 

di

70531
Una collezione di persone”. Segno distintivo: una t-shirt. Siamo alla prima edizione della Biennale di Amsterdam, in corso fino al 13 dicembre presso gli spazi di Mediamatic. Dove dall’Italia, per il padiglione dedicato a Milano, la curatrice-artista Sabine Delafon mette il pubblico… in maglietta. Con questi freddi…
Per l’inaugurazione è infatti prevista una performance che coinvolge trenta persone che indossano una t-shirt, segno distintivo della Sabine Delafon Corporation, progetto basato sulle nozioni di tempo e di identità che l’artista porta avanti da una diecina di anni.
Nella stessa giornata si inaugura anche il padiglione Roma, con l’artista-curatore Joe Francheschi che presenta il suo Monster Robot Romanus, mentre già da tempo è aperto il padiglione Napoli, nel quale Diana Marrone ha coinvolto gli artisti Danilo Capasso, Alessandro Cimmino, Roberto Paci Dalò e Marco Zezza.






Inaugurazione: sabato 21 novembre 2009
Fino al 13 dicembre 2009
Vijzelstraat 68, 1017 HL – Amsterdam
Web:
www.mediamatic.net

[exibart]

1 commento

  1. cari lettori,

    la news era carina, ma stringata per contenere la vera portata d’interesse di questa prima biennale di Amsterdam. Innanzitutto perché l’hanno fatta? Semplice, perché prima nessuno ci aveva pensato…Come funziona la mostra? I padiglioni aprono ogni fine settimana con performance, fino al 12 novembre.

    Napoli ha aperto con un pre-opening molto speciale, il 10 ottobre, prima ancora dell’opening ufficiale, insieme ai padroni di casa (il padiglione di Amsterdam).

    Mi fa piacere scrivere un update per voi tutti.

    Amsterdam Biennale è un gigantesco progetto sociale, oltre che una mostra.

    Oltre 60 città del mondo (soprattutto del secondo e del terzo) sono state legate da Mediamatic, fondazione 2.0 di stanza ad Amsterdam che si dedica all’arte, al design e alla creatività in modo assolutamente originale.

    Le città formano un gigantesco “social network di scopo” che è poi lo stile curatoriale di Mediamatic.
    Come sono state scelte le città e come i curatori, è un gran lavoro di fino di una fantastica fondazione olandese, Partizan Public (si occupa di ingegneria sociale, seguite quello che fa che è davvero unico).

    Queste città formano la prima net travel guide dell’underground, e ognuna esprime un curatore del padiglione nazionale/cittadino alla Biennale, (che può coincidere, come nel mio caso per Napoli e nel caso di Sabine per Milano).

    Al curatore viene affidato un padiglione di soli due metri per due metri (fatto di polistirolo, di bambù o di gomma gonfiabile, a scelta del curatore che ha un budget di soli 700 euro, viaggio e allestimento incluso, per crearlo) che viene ospitato nel basement di una ex filiale di una banca, sede delle mostre di Mediamatic e quindi anche della Amsterdam Biennale, il cui catalogo è una bellissima guida sui generis per visitare ciascuna delle città recensite.
    In olandese in carta, in Inglese sul web a travel.mediamatic.net la guida presenta tutto quello che volete sapere sulle città selezionate e non avete mai osato chiedere, visto che raramente potete contare su guide che abbiano i vostri interessi in fatto di arte e cultura undeground.
    In alcune città, come Beirut, i curatori della Travel Guide hanno talmente tante richieste di guida che hanno cambiato lavoro: scopo della guida, infatti, è far entrare gli interessati direttamente in contatto con le guide.

    Tornando alla prima Biennale di Amsterdam, il padiglione di Napoli, oltre ad ospitare in così pochi centimetri tanti artisti significativi (sia che l’abitano di frequente da non nativi, sia che l’hanno lasciata per altri lidi, sia che continuino a resistervi, resistervi, resistervi), è il primo “Regno dell’ ‘ntallio” mai costruito.

    Cosa è l”ntallio? Oltre a rispondere in qualità di curatore, ho girato la domanda agli artisti coinvolti. E’ quella sorta indefinibile ed indefinita di “godersi un caffè in due parlando d’amore” come dice Zezza, oppure è esplorare la latenza secondo Capasso, od ancora dragare la città all’alba quando sembra per una volta deserta ed immota secondo Paci D’Alò, ed ancora vedere scorrere da lontano e non visti tutti i passanti che scorrono senza tregua di giorno secondo Cimmino…Un digital frame di immagini tratte da N.EST (www.napoliest.it), progetto e think thank dedicato alla zona orientale, completa la mia personale Arca napoletana che ha, in così pochi centimetri, anche un mini bookshop dove si vende Reconnecting Naples, un tabloid in lingua inglese su Napoli che ho diretto e creato con la rivista Volume, fondata da Rem Koolhas e diretta da Arjen Oosterman, e N.EST l’anno scorso quando ho invitato Volume e l’Italiana Domus a una ricerca congiunta sulla città con giovani redattori locali.

    In mostra ad Amsterdam è una Napoli non vista, spolverati via i soliti cliché. Sì, è quella stessa Napoli continuo bersaglio del prime time – tra il trash di Casoria, Capri ed altre sue periferie – che è esplorata cercando di tradurre (con opere, scritti, film e foto) quella magia e spesso altra fonte di infiniti fraintendimenti che è l’ ‘ntallio.

    Unico verbo cittadino (‘ntalliarsi), unico orizzonte (a volte claustrofobico). Mai pigrizia, mai rassegnazione. Neanche prendersela comoda…Secondo me è l’unica forma di resistenza possibile.

    Prenotate una guida, scoprirete solo a Napoli l’ ‘ntallio in piena fioritura, in ogni stagione dell’anno.

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