10 novembre 2010

Art-factor. Al talent show di Rai 2 le video-scenografie di Paolo Consorti

 

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Una video-scenografia di Consorti
Ancora arte in televisione. Questa volta su X factor, il noto talent show di Rai 2 condotto da Francesco Facchinetti. Per l’undicesima puntata, un episodio speciale che ha unito alla partecipazione della giuria curriculare – composta da Elio, Anna Tatangelo, Enrico Ruggeri e Mara Maionchi – la presenza dei giudici delle tre precedenti edizioni (Morgan, Simona Ventura, Claudia Mori), si è voluta una scenografia “ad arte”.
Il programma non è nuovo a questi esperimenti: già in passato Luca Tommassini, direttore artistico e coreografo di X factor, ha collaborato con artisti e creativi, che hanno affiancato con le proprie opere le esibizioni dei cantanti in gara. Ieri è toccato a Paolo Consorti il compito di interpretare le performance dei cinque concorrenti in lizza per la semifinale. L’artista, classe 1964, originario di San Benedetto del Tronto, dove vive e lavora, porta avanti una ricerca tra pittura e nuovi media, dove incrocia cinema e teatro, costruendo delle narrazioni all’interno di set articolati di cui è regista.
Lo stesso ha fatto per la trasmissione televisiva, per la quale ha realizzato cinque video creati ad hoc, interagendo con i soggetti (in questo caso con i cantanti) e trasferendone immaginario e temperamento, accompagnando musica e personaggi con paesaggi gotici, evocativi e atmosferici, in cui la figura umana si perde nel confronto con una natura lussureggiante, quasi fantascientifica. Un approccio non dissimile è riproposto per l’immagine che fa da sfondo al duetto tra Anna Tatangelo e Morgan. L’obiettivo? “Senz’altro quello di comunicare ad un pubblico più ampio e infrangere il tabù dell’autoreferenzialità dell’arte contemporanea“… (santa nastro)

[exibart]

6 Commenti

  1. Questi momenti di accostamento sono sicuramente stimolanti. Però bisogna chiedersi che ruolo ha l’arte e l’artista in queste operazioni. Rispetto alla performance l’arte assume un ruolo marginale, dire accessorio e scenografico. Non vorrei entrare nelle polemiche anni ’70 da decorativismo, ma quanto meno credo che ci si debba porre qualche interrogativo sul ruolo di artista. A detta di tutti il 1900 è una secolo di accelerazione in tanti settori, e questo è valso anche per l’arte: ma l’autoreferenzialità dell’arte contemporanea non vuole ammettere questa “accelerazione”, e quindi sembra condannata alla marginalità. Non siamo certo difronte a Damien Hirst che negli anni ‘ 90 prende il premio Turner a reti unificate in UK. Forse siamo di fronte a colui che ha fatto le coreografie per lo stesso Premio Turner. Ben diverso. La strada non è il pop per come lo intendiamo tutti.

    Viviamo una fase pervasa e satura di creativi, creatività e sedicenti “artisti”. L’artista, per come comunemente inteso, non si sta rendendo conto di questo, e continua a lavorare nei soliti paramentri della rappresentazione. Questo significa proporre soluzioni spuntate che trovano già nel pubblico gli anticorpi per diventare “acqua fresca”.

    E l’acqua fresca va anche bene. Ho visto X Factor e i video dietro erano questo: un piacevole bicchiere di acqua fresca, il piatto era giustamente l’esibizione (e grande nevruz direi). Non va bene quando l’acqua fresca diventa pretenziosa perchè significa che non ha consapevolezza di quello che è. Allora molto meglio un Martin Creed o un Tino Sehgal che riescono ad essere più leggeri, e quindi acqua fresca “consapevole”, piacevole e non pretenziosa.

  2. “L’artista, per come comunemente inteso, non si sta rendendo conto di questo, e continua a lavorare nei soliti parametri della rappresentazione”.Ma il suo ruolo è anche questo.Se,ad esempio, Taryn Simon avesse fatto la semplice reporter, il significato politico delle sue opere non avrebbe avuto la stessa portata. E’ la forza estetica delle sue opere che ne determina lo scarto rispetto all’informazione mainstream. E questa è rappresentazione (non fine a se stessa).No?

  3. Non ha senso parlare di ruolo dell’artista nella società dell’iperspettacolo. Oggi il concetto di arte si manifesta e si confonde, proprio nella ricezione della cultura di massa. (la cultura dell’intrattenimento). In questa babele di immagini, si fruisce di tutto e tutto viene confuso, omologato e digerito nel ventre multimediale: arte, pubblicità, cinema, teatro, zapping, ciberrpank e altre espressioni reative. L’arte contemporanea, anche quella più innovativa, si presenta in catene, appare impotente e moribonda, perchè, ha perso proprio la carica di raccontare il mondo e di influenzre la realtà.

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