23 febbraio 2013

Scossa calabra

 
Anche nella regione considerata (a torto o a ragione) la più restia a farsi contagiare dalla febbre dell'arte contemporanea, stanno accadendo alcune cose che smentiscono il clichè. Ma in realtà non è solo cronaca recente l'attività legata a mostre, festival, addirittura residenze. Con meno clamore, ci sono strutture che da anni lavorano in questo senso. Ecco una mappa ragionata per sapere che si muove lì, nel profondo Sud

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Mostre, eventi, happening, premi, distribuiti con continuità – due anni – su un periferico fazzoletto di territorio, la Calabria. Come mai in tempi di crisi si registra tutto questo fermento? L’ “invasione” di eventi si deve a un mega finanziamento di 3 milioni e mezzo di euro che la Regione ha stanziato a favore di sette progetti, attingendo dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 (FSER), prova che ogni tanto anche in Italia, e al Sud, si riescono ad usare questi fondi. L’entusiasmo è tale che, con una certa enfasi, l’Assessore alla Cultura, Mario Caligiuri, in più di una occasione ha sottolineato la volontà di prendere a modello l’operazione Guggenheim di Bilbao e di fare della cultura un traino anche per l’economia della regione, investendo nell’arte contemporanea (sta diventando un must, vedi anche il programma di Zingaretti per la Regione Lazio, e speriamo sia tutto vero), portando avanti un’azione politico-culturale che già nel 2004 si era palesata con il progetto Sensicontemporanei, che installò sezioni della Biennale di Venezia in diverse sedi del Mezzogiorno.

Polemiche a parte, da quel momento anche in Calabria si parlò di “sistema” dell’arte e non perché prima l’arte non esistesse, ma perché si entrò a fare parte di un circuito e di una programmazione al di fuori dei “margini” regionali (cosa che dal punto di vista della critica, era già accaduta negli anni Ottanta, quando Enrico Crispolti e Filiberto Menna si interessarono al gruppo dei Post- meridionali).
In questi ultimi dieci anni, alcune realtà sono nate ex-novo favorite da questo nuovo modo d’intendere l’arte contemporanea, delle altre preesistenti, sono state a tratti sostenute, ma in generale hanno continuato la loro lotta per la sopravvivenza, con o senza finanziamenti. Tre esempi di particolare interesse sono il Museo MARCA e la rassegna Intersezioni al Parco Archeologico di Scolacium, il Lanificio Leo e il MAON – Museo dell’Arte dell’Otto e Novecento.

Nel primo caso si è riusciti ad attivare degli attrattori territoriali, coniugando la specificità degli spazi – un edificio storico nel cuore del capoluogo calabrese e un parco archeologico – ad una programmazione di ampio respiro (Angelo Savelli, Enzo Cucchi, Mauro Staccioli, Michelangelo Pistoletto, Evan Penny, tra le ultime mostre), merito delle scelte del Direttore Artistico, Alberto Fiz, del sostegno della Provincia di Catanzaro e di una forte campagna di comunicazione. Da due anni, inoltre, la collaborazione tra il MARCA e la Dena Foundation for Contemporary Art ha lanciato il progetto di residenze per giovani artisti calabresi all’Omi Art Center nello Stato di New York.

Negli altri due casi si tratta invece di realtà, nate prima del 2004, connotate da una forte identità territoriale, sia degli spazi che del “prodotto”, ma con una programmazione che ha sempre guardato al di fuori dei “margini”. Il Lanificio Leo a Soveria Mannelli (CZ), diretto da Emilio Leo, è stato antesignano di un nuovo modo di “fare cultura” in Calabria, realizzando già negli anni Novanta un museo azienda e un Festival del Pensiero Contemporaneo, “Dinamismi Museali”, arrivando finalista al Premio Guggenheim Impresa e Cultura. Il MAON a Rende (CS), invece, diretto da Tonino Sicoli, primo critico militante sul territorio, si caratterizza per avere nella regione la collezione più completa sul Novecento, in particolar modo calabrese, ed è il risultato di un percorso che, iniziato negli anni Ottanta, ha portato poi alla creazione del museo che continua tuttora la sua operazione di ampliamento della collezione e di progettazione di mostre. Per inciso, gli ultimi due casi non hanno beneficiato di quest’ultima tornata di fondi.

Accanto a queste, ha preso corpo una costellazione di varie realtà come Palazzo Arnone, che grazie all’attività del soprintendente Fabio De Chirico è diventato un luogo aperto a mostre e dibattiti, la galleria Ellebi di Cosenza, la Fondazione Rocco Guglielmo di Catanzaro (di cui, ancora per pochi giorni è in corso la rassegna “Lo Sguardo Espanso” e il ciclo d’incontri sul cinema d’artista), il MU.SA.BA, museo all’aperto nel cuore della Locride, il MACA di Acri (CS) che, oltre l’attività espositiva, promuove il concorso “Young at Art” ed una generazione di giovani artisti che però fatica a conquistare un posto nel coriaceo “sistema” dell’arte, come Alessandro Badolato, Shawnette Poe, Domenico Cordì, Fabio Nicotera, Giuseppe Negro, solo per citare alcuni.

Il Bilancio? Negli ultimi dieci anni gli interventi pubblici programmati sembra aver prestato più attenzione alla costituzione di un sistema – mutuato da un modello esterno che coinvolge sia pubblico che privato – piuttosto che alla valorizzazione integrata delle risorse. Proprio perché la regione risulta vivace, è necessario che questo processo in divenire porti al rafforzamento o alla realizzazione ex novo di strutture permanenti che possano divenire centri di produzione di cultura e ponte con l’esterno per agire in maniera organica e continuativa sul territorio.

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