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Ottava edizione, con la collaborazione di cinque municipi romani, per la prossima “Memorie d’Inciampo”, il progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig che installerà 24 nuove Stolpersteine (pietre d’inciampo) nei marciapiedi antistanti le abitazioni di alcuni deportati razziali e politici, a cura di Adachiara Zevi.
Per chi non lo sapesse, ricordiamo brevemente la storia di questa iniziativa, che a Roma arriva il prossimo 11 e 12 gennaio.
Nel 1993, invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti, Demnig si trivò di fronte alll’obiezione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom. Così, l’artista, decise di dedicare tutto il suo lavoro alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili, per ricordarli con un segno concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria deve costituire parte integrante della nostra vita quotidiana.
Ed ecco così che per ricordare viene scelto un sanpietrino comunissimo, dimensioni 10 per 10 centimetri, installato esattamente di fronte ai portoni dove i cittadini abitavano e dove vennero strappati alla loro vita, che riporta nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte.
Un inciampo mentale, che oggi in Europa conta 60mila sanpietrini finanziati direttamente da sottoscrizioni private (una Stolperstein costa 120 euro); un numero enorme, e allo stesso tempo una piccola pietra nella storia dannata dell’Europa.