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«Sensibile comune, una discussione trasversale che tocca tantissimi ambiti». Parole della direttrice della ex GNAM Cristiana Collu, che presenzia alla conferenza stampa di questo progetto, dal titolo appunto “Sensibile Comune, le opere vive”, che sarà ospitato nelle sale della Galleria Nazionale con ingresso in Viale Gramsci dal prossimo 14 gennaio fino al 22.
È entusiasta la direttrice; è evidente quanto le stia a cuore questo progetto, assai singolare ma per certi versi in perfetta sintonia con le pratiche attuate negli ultimi mesi dalla Galleria. Cerchiamo di capire cosa succederà dunque, e lo facciamo attraverso le parole di due dei curatori di questo progetto – il terzo assente per cause di forza maggiore è Cesare Pietroiusti – che non è una mostra, ma nemmeno un festival. Ilaria Bussoni ci spiega che il tentativo alla base del progetto è un voler ripensare la relazione tra estetica e politica – ecco perché ci sarà anche, ma non solo, una conferenza sul comunismo (sopra: Claire Fontaine, Untitled – Paris 11 april 2006) Un progetto che sarà articolato in sei sezioni più una, attraverso le quali si cercherà di dare una nuova vita a talune relazioni.
Ma anche un progetto che, ribadiamolo, non è una mostra e nemmeno un festival, arriva ad identificarsi però con la parola mostro, e ce lo dice il secondo curatore, Nicolas Martino. Sono proprio sue le parole: «è un mostro in senso positivo, perché si sta annunciando qualcosa di bello». E lo si vuole fare, ribadisce, «attraverso la tensione tra mostra-festival-progetto, in un luogo fatto di grandi intrecci tra una parola ed un’altra».
Insomma, difficile capire cosa avverrà in quegli otto giorni; tante, tantissime cose da vedere, da osservare, da considerare. La parola forse più opportuna da utilizzare è sperimentazione, e lo ribadisce di nuovo la Collu, che sottolinea come sia interessante in questo momento storico non parlare così strettamente di contemporaneità. Una Galleria Nazionale che di nuovo viene manipolata, per dirla con le parole di Pablo Echaurren. Aspettiamo curiosi l’esito. (Sabrina Vedovotto)