09 giugno 2001

biennale_assegnati tutti i premi

 
Trionfano la veterana Marisa Merz e i giovani Anri Sala e John Pilson. Successo anche per gli artisti canadesi e per uno dei francesi. Leone al padiglione tedesco invisitabile durante tutto il vernissage a causa di una lunga e continua fila. Tra le 'menzioni' spicca il padiglione cileno, di cui vi avevamo parlato in anteprima...

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I premi ufficiali della 49. Esposizione Internazionale d’Arte


Premi ufficiali
La giuria internazionale della 49. Esposizione Internazionale d’Arte, composta da Ery Camara, Carolyn Christov-Bakargiev, Manray Hsu, Hans Ulrich Obrist, Virginia Perez-Ratton, ha deciso di assegnare i seguenti premi:

Premi speciali “La Biennale di Venezia”
Janet Cardiff e George Bures Miller
Per la capacità di coinvolgere gli spettatori in una nuova esperienza cinematica in cui finzione e realtà, tecnologia e corpo, convergono in molteplici e mutevoli viaggi attraverso lo spazio e il tempo
Marisa Merz
Una tra le più grandi figure artistiche visionarie del nostro tempo
Pierre Huyghe
Per la capacità di esplorare l’esperienza dello spettatore nello spazio della videoproiezione, ed in generale dei media digitali, affrontando i temi della durata, della partecipazione, della circolazione e della collaborazione

Premi speciali per giovani artisti
Federico Herrero
Per la sua fresca pittura murale nelle Artiglierie in cui la fantasia viene proiettata sulla realtà che trova nel sito
Anri Sala
Per il suo rispettoso e filmico ritratto della vecchiaia, della solitudine e della marginalità nel contesto urbano contemporaneo
John PilsonJohn Pilson
Per la sua rappresentazione umoristica ed anarchica dell’ambiente aziendale. L’arte può apparire dove meno la si aspetta
A1-53167
Per l’ efficace testimonianza di un’azione solitaria e coraggiosa per le strade del Guatemala, azione che è sia politica sia poetica

Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale
Padiglione tedesco
Per la trasformazione operata da Gregor Schneider di un’architettura autoritaria e monumentale in un labirinto di stanze ossessivo, Totenhaus ur, che riflette segrete condizioni di disagio, ma anche auspici di libertàPadiglione Cile, Biennale di Venezia, Juan Downey

Menzioni
Yinka Shonibare
Tiong Ang
Samuel Beckett/Marin Karmitz
Juan Downey

Leoni d’oro a due maestri dell’arte contemporanea
assegnati dalla Biennale a Richard Serra e Cy Twombly




Premio non ufficiale

Premio Fondazione Panathlon “Domenico Chiesa”
Urs Lüthi
Per la sua derisione di un mondo eccessivamente preoccupato della forma fisica e per l’autoironia con cui affronta l’invecchiamento e il mutarsi dell’identità da più di tre


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9 Commenti

  1. Sapete cosa ha detto Harald Szeemnn quando un giornale gli ha chiesto come si sente quando sa che un artista da lui scelto per la Biennale triplica il suo valore?
    Ha detto che non gli importa perché non riceve una percentuale a differenza dei corrotti critici italiani…….che ne dite?

  2. sono uno scultore probabilmente interessante, non sono mai stato invitato al festival di venezia.
    secondo me:
    noi artisti lavoriamo per la gloria odiando i critici perchè fanno i soldi, i critici lavorano per i soldi odiando chi fa arte perchè sono artisti falliti…

  3. non lo so chi l’ha messa in giro questa voce che i critici fanno i soldi…solo poche, vendute e non credibili popstar fanno i soldi….e chi vuole intendere intenda…

  4. Sgarbi dixit: “alla Biennale si dovranno rendere conto che qualcosa è cambiato, non ha senso che per quanto riguarda l’arte ci siano solo epigoni di Duchamp e di Manzoni e nessuno di Guccione e di Baltus…
    Ci aspetta una biennale 2003 tutta pittorica??? Staremo a vedere

  5. Purtroppo le cose non stanno come ci vogliono far credere e sarei curioso di sapere da voi se non ritenete sbagliato che molti dei critici e curatori italiani ambiscano più a posti di potere che non a posizioni di ricercatori o studiosi del fenomeno dell’arte contemporanea, mi piacerebbe poi sapere se considerate giusta la scelta di molti di questi di essere legati a situazioni di galleria e poco propensi a premiare il lavoro d’artisti indipendenti che fanno una ricerca realmente sperimentale. Io credo che l’opera di un artista diventi importante quando influenza e condiziona ambiti extra artistici. Infatti, é ormai troppo facile far passare per eccezionale e strabiliante il lavoro di falsi artisti emergenti creati ad hoc da una stretta cerchia d’addetti ai lavori, per pochi collezionisti ed appassionati che spesso si ritrovano, dopo pochi anni, con un pugno di mosche in mano. Restando in tema di mosche, sono le difficoltà che s’incontrano in un lavoro che si confronta giornalmente con la gente e la vita di tutti i giorni che fa si sia solo poche mosche bianche gli artisti che camminano con le proprie gambe senza bisogno di protettori, ma la strada e lunga e sempre più difficile e la battaglia è sempre più aspra.

  6. Beh, il mio parere è che, innanzitutto, non si possa fare di tutte le erbe un fascio. Certamente che esistono critici che ambiscono a ruoli di potere, ma come biasimarli? Una cultura forse troppo statalizzata come la nostra (e non è detto che ciò sia sbagliato per la situazione italiana) tende ad attribuire maggior credito e spazio a chi occupa posti chiave nelle istituzioni. Oltre a ciò non dobbiamo dimenticare che occuparsi di arte contemporanea in Italia non è così gratificante come lo può essere in altri paesi, e perciò immagino che molti giovani critici che ne abbiano l’opportunità non si facciano scappare l’eventuale occasione di ricoprire ruoli di un certo prestigio che permettano loro di lavorare in modo sistematico e programmatico senza tema di vedersi franare la terra sotto i piedi. Per quanto riguarda le gallerie ti dico cose che ho già detto in passato: anche qui non bisogna generalizzare, non sono tutte uguali, e ci sono gallerie di scoperta che investono sui giovani quasi in modo esclusivo. Che i critici si leghino alle gallerie non credo sia scandaloso: le gallerie svolgono un ruolo importante sul territorio, sono forse il primo accesso al mercato ma anche l’occasione per segnalarsi alle grandi strutture espositive nazionali ed internazionali. Le poche mostre di giovani organizzati dagli enti pubblici o privati di prestigio pescano i loro nomi innanzitutto dalle gallerie (lì per lì mi viene in mente villa delle Rose a Bologna come esempio esemplare della traduzione di giovani critici ed artisti dalle gallerie di scoperta ad un importante ente pubblico).

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