08 febbraio 2002

‘Restituite all’Etiopia le opere trafugate’, lo dicono studiosi inglesi

 

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axumPensate se durante l’attuale guerra in Afghanistan gli americani trafugassero opere e reperti dai monasteri indigeni, il mondo si scandalizzerebbe”. Ecco una delle considerazioni estrapolate da uno studio di ricercatori universitari etiopi e inglesi. L’ammonimento polemico è indirizzato ai governi inglese e italiano, colpevoli – rispettivamente ai tempi della Regina Vittoria e di Benito Mussolini – di aver sottratto al paese africano una gran quantità di opere d’arte. Il materiale inglese – a detta dell’associazione per il ritorno dei tesori etiopi, Afromet – si troverebbe naturalmente nel British Museum a Londra e nelle grandi biblioteche di Oxford e Cambridge, altri reperti anche nel sontuoso castello di Windsor.
Per quanto ci riguarda gli occhi sono puntati naturalmente sull’Obelisco di Axum che dovrebbe tornare in Etiopia, come prevede un accordo bilaterale del 1997. “E’ troppo pretendere che il governo italiano mantenga ciò che ha promesso?” chiede Richard Pankhurst, professore inglese di Storia dell’Etiopia. Tra gli articoli correlati i link alle notizie di Exibart che fecero partire un acceso dibattito (che sfociò sul Corriere della Sera) sulla questione Axum. (m.t.)

articoli correlati
Il primo articolo di Exibart su Axum
Il secondo articolo

[exibart]

5 Commenti

  1. Invece Urbani non vuole restituire due tele che sono a Brera ai familiari di un collezionista perseguitato dai nazisti.
    Comunque gli Inglesi potrebbero stare zitti: e i fregi del Prtenone quando li restituiscono ad Atene?

  2. Carissima Tableaunoir,
    hai solleticato la mia curiosità….
    mi puoi dire quali sono queste due opere conservate a Brera per favore?
    Grasssssssssieeee…
    Ciao, Biz. 😉

  3. Le due tele richieste dalla famiglia di Federico Gentili di Giuseppe sono ‘Cristo che porta la croce’ di Girolamo Romanino e ‘Vergine con il bambino’ del milanese Vincenzo Civerchio.
    Hanno ottenuto invece la restituzione di due Tiepolo dal Louvre e dalla Gemaldegalerie di Berlino, e di un’opera dal museo delle Belle Arti di Lione.
    L’obiezione del gabinetto del ministro è dovuta al fatto che le due opere di Brera furono messe all’asta sotto l’occupazione tedesca, senza tener conto della dichiarazione solenne pronunciata dagli Alleati nel ’43, che ha stipulato la nullita’ delle cessioni ottenute durante l’occupazione.

  4. Cara Tableaunoir,
    grazie infinite, mi sento come un assetato che ha avuto soddisfazione da chiare, fresche, dolci acque.
    Ciao Ciao, Biz.

  5. Cara, anzi Carissima Tableaunoir,
    la curiosità che mi hai suscitato solo poche ore fa si è sviluppata in ricerca, che grazie a te ha avuto risultati sorprendenti, oserei dire prodromi di un interessamento nuovo, insistente, una vera, verissima novità insomma. (Grazie).
    La mia ignoranza mi ha delittuosamente impedito, sin’ora, di conoscere un essere umano al quale io, abusando della più cosmica presunzione, attribuisco la qualità di Genio assoluto del Dramma.
    Dramma umano? E qui sta il sorprendente: di tutti i drammi.
    Certamente non sarà il disgustoso ritocco barocco del drappo a impedirmi di considerare come questo eccelso artista ha saputo lasciarmi la testimonianza di una vera sofferenza, quasi estremamente tecnica, come fosse una Messa di Bach, o una battuta volgare di Molière (evviva Aristofane).
    Ho visitato ancora, dopo Millenni di visite assidue, la mia Brera.
    Proprio oggi, alla ricerca di quell’Opera che mi hai indicato.
    Sai che la tua delicatezza andrebbe preservata come si dovrebbe solo immaginare, senza toccarla per non corromperla, la tua profumatissima anima?
    Parlo del Romanino – Girolamo de’ Romani, e il suo “Cristo portacroce trascinato da un manigoldo”. Conservato alla Pinacoteca di Brera, Milano – appunto.
    Il manigoldo che tira la croce al collo del Cristo, dal volto abbattuto, e troppo simile al nostro di ogni giorno che incontra un’ingiustizia, ci può mai dar significato d’arresa? No, vero?
    Guardate le mani come stringono la croce, non assomigliano forse ai nostri artigli avvinghiati ai nostri rimorsi?
    E il pennacchio del malandrino in alto a sinistra non ha forse il colore dei nostri desideri di vendetta?
    La mano sinistra del Cristo abbraccia la Croce come ultima e unica speranza di un’esistenza che può offrire di meglio.
    Lo sfondo è sfocato. E tutto sommato lo è anche il nostro passato.
    Chi mai accetta di farsi l’esame di coscienza mettendo sul tavolo le nostre azioni ormai trascorse?
    Meglio promettere per il futuro.
    Ed io in questo sono il più pigro di tutti, il che non è una bella cosa.
    Ma vorrei proporvi una bella frase di un mio amico di Elsinor, si chiamava Amleto, e il suo papà era un certo William Shakespeare:
    “Essere, non essere, qui sta il problema:
    è più degno patire gli strali, i colpi di balestra di una fortuna oltraggiosa, o pretendere armi contro un mare di affanni, e contrastandoli por fine a tutto?”
    In sostanza: è meglio proseguire ad essere incompresi e soffrire gli strali dell’ignoranza, o soffrire una volta per l’eternità e rinunciare alla vita e quindi stoicamente alle sofferenze, “usando” la Morte?.
    Cara Tableaunoir, vedi come sei preziosa?
    Sei un angelo, ti prego illuminami ancora.
    Ma soprattutto, ancora, grazie.
    Ciao, Biz.

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