02 aprile 2002

Predappio, alla Casa di Mussolini i rapporti tra lo sport e l’arte nel secolo scorso

 

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Con la mostra “SPORTARTE. Mito e gesto nell’arte e nello sport in Italia 1900-1950” (30 marzo – 20 ottobre 2002) il Comune di Predappio propone un’ulteriore tappa nel percorso intrapreso da alcuni anni e incentrato sulla storia del Novecento, prendendo in esame il tema dello sport che proprio nella prima metà del XX secolo, anche grazie all’apporto decisivo delle arti figurative, si affermò come fenomeno di massa

La mostra, a cura di Massimo Cirulli e Maurizio Scudiero, propone un percorso reso ancor più interessante dalla bellezza delle circa 55 opere esposte: dipinti e sculture dei più grandi artisti del Novecento italiano (da Carrà a Depero, da Sironi a Thayhat, da Mancioli a Mino Rosso) e manifesti pubblicitari realizzati in occasione di grandi appuntamenti sportivi.
L’inizio del secolo XX è caratterizzato dai coloratissimi manifesti murali che oscillano tra uno stile simbolico-allegorico ed i primi tentativi di art-nouveau, fatti di accese tinte piatte e linea di contorno. Ne sono esempio, nel primo caso, il Concorso Ginnastico di Varese, di Galli (1909) e, nel secondo, la pubblicità per i Magazzini Mele, di Laskoff (1905), nel quale due sollevatori di peso sono intenti a sollevare la parola “Oggi”.
I futuristi, in particolare, tenderanno a leggere il gesto atletico nelle sue componenti di “dinamismo plastico”, secondo le teorie boccioniane, e questo ben oltre la morte del grande futurista (1916). Ad esempio, Tullio Crali, futurista della terza generazione, ci offre del tema dell’ostacolista un’interpretazione lungo “linee-forza” che riducono la visione ad un complesso di coni e triangoli dinamici. Ivano Gambini, invece, mantiene l’immagine ad un livello di maggiore leggibilità, e ne suggerisce il moto, il “volo sopra l’ostacolo” operando con una sorta di vibrazione cromatica che circonda la figura dell’atleta. Giampiero Mughini, co-autore del catalogo di questa mostra scrive nel suo saggio “Da Mario Sironi a Enrico Prampolini, da Thayat a Fortunato Depero, tutti i futuristi sono come ipnotizzati dai corpi che si slanciano e dai nuovi strumenti che permettono all’uomo una maggiore velocità e un maggior ardire, dall’auto all’aeroplano. “Velocità! Velocità! Velocità” è la parola d’ordine del fondatore del futurismo e dei suoi seguaci ”.

Il periodo storico analizzato e la scelta dell’argomento portano nuovi elementi alla riflessione e al dibattito sulla società dei primi cinquant’anni del Novecento. In questo periodo si verificò una larga diffusione dello sport che fu spontanea, organizzata e anche imposta per vari motivi: svago, controllo sociale, salute, spettacolo. Pratica inizialmente elitaria, riservata ai ceti privilegiati, che trovava i propri spazi negli ambienti delle classi borghesi e militari e successivamente negli oratori e nelle prime forme di associazionismo popolare, lo sport divenne fra le due guerre un fenomeno di massa, utilizzato in tal senso dalla propaganda e dalla strategia di controllo sociale del regime mussoliniano, per poi trasformarsi in strumento della politica del consenso che passava anche attraverso le strutture del Dopolavoro e delle organizzazioni giovanili nelle quali si prestava anche alla disciplina pre-militare.
L’ultima porzione della mostra è riservata all’immediato dopoguerra, con la ricostruzione della società italiana dalle macerie del secondo conflitto mondiale e la nascita dello sport democratico e popolare, lo “sport di tutti”.

Il catalogo della mostra contiene la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e saggi di Maria Grazia Diana, Giampiero Mughini, Stefano Pivato e Maurizio Scudiero.

Il progetto di fare di Predappio un luogo di cultura, avviato a partire dalla metà degli anni ’90, ha dato vita ad importanti iniziative: il recupero e l’utilizzazione a fini espositivi della Casa Natale Mussolini nel 1999, l’analisi di alcuni strumenti utilizzati dalla propaganda del regime fascista come le cartoline postali nel 1999, l’architettura e l’urbanistica nel 2000. Nel 2002, oltre alla mostra, vi sarà in autunno un altro momento fondamentale di questo percorso, quando, nel corso di un convegno al quale parteciperanno storici e studiosi di fama nazionale ed internazionale, verrà istituito il “Centro di studi sulla crisi delle democrazie fra le due guerre del Novecento”.

[exibart]

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