12 novembre 2002

A Roma un nuovo museo. Per Venanzio Crocetti

 

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Il giorno 13 novembre 2002, alle ore 17.30, alla presenza dell’On. Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e di Gianni Borgna, Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma , in via Cassia 492 sarà inaugurato il Museo Venanzio Crocetti.
S.E.R. l’Arcivescovo Francesco Marchesano della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa impartirà la benedizione.
E’ un avvenimento significativo sotto un duplice punto di vista: per l’ubicazione nella zona nord di Roma, anzitutto, che contribuisce all’auspicato decentramento delle attività culturali della capitale; per la promozione e la gestione che, dopo estenuanti trattative con le Autorità competenti, sono a cura della Fondazione omonima, in secondo luogo. L’edificio, con le 82 sculture, 15 disegni e 2 olii che vi sono ospitati, è stato infatti donato nel 1997 al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, che l’ha prima accettato e poi, a seguito delle difficoltà frapposte dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, restituito.
Il Museo, articolato su due livelli, è composto dagli ambienti dell’esposizione permanente e da una sala-conferenze che potrà ospitare anche esposizioni temporanee. Nell’interrato, inoltre, l’artista ha allestito una cappella decorata con bassorilievi marmorei e candelabri in bronzo da lui stesso forgiati.
Il Museo – diretto dal Professor Floriano De Santi – è ospitato in quello che, a partire dal 1951, è stato lo studio di Crocetti, ove egli si trasferì per far fronte all’incarico, ottenuto attraverso un concorso in due gradi, di eseguire delle porte di S. Pietro. Tale incarico rappresenta una sorta di spartiacque nella carriera dello scultore, nato a Giulianova (Teramo) nel 1913 da famiglia operaia ed impostosi progressivamente all’attenzione del pubblico e della critica grazie alla vittoria al concorso di scultura indetto dall’Accademia di S. Luca nel 1932 (a soli diciannove anni). Un sodalizio, quello con questa Accademia, che attraverserà l’intera esistenza di Crocetti culminando con la grande mostra del 1970 e con la successiva (1972) nomina a Presidente della stessa.

Nel 1938 l’artista riceve il Gran Premio per la Scultura alla XXI Biennale d’Arte di Venezia, che gli dedica tre sale.
Negli anni ’30 e ’40 l’artista partecipa alle principali esposizioni nazionali ed internazionali e riceve numerosi incarichi per realizzazioni a tema religioso ma non solo.
Nel ’41 ottiene il Premio Verona con “La gallina”, che Ugo Ojetti, in virtù della risonanza ottenuta, ribattezzò “la gallina dalle uova d’oro”.
L’attività produttiva di Crocetti si accompagna, lungo l’intero arco della vita, con quella didattica, che inaugura nel 1946 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove eredita la cattedra lasciata vacante dal suo Maestro Arturo Martini, con il quale aveva stabilito fin dagli esordi un rapporto diconfronto piuttosto che di dipendenza. La meteora Martini – dichiara infatti Crocetti – era per me piuttosto una prospettiva che un risultato, mi invogliavo a guardare dove lui guardava, era di una capacità di assimilazione straordinaria, ma io volevo rifarmi alla forma… l’assolutezza della forma quale robusto contenitore del contenuto. Un contenitore peraltro mai statico, se è vero com’è vero che la forma quale la intende il Crocetti – come precisa Enzo Carli – non è mai disgiunta dal movimento, da un vivace dinamismo, che si manifesta anche nelle figure statiche o in riposo e che si affida alla flessibilità e alla tensione dei profili lineari che nitidamente scandiscono e riassumono i voumi e ne determinano i rapporti in un ‘legato’ rigoroso e incalzante che non ammette dispersioni episodiche o ‘punti morti’
Il suo magistero si trasferisce a Firenze nel ’55 ed infine a Roma dal ’66.
Negli anni ’50 ha inizio la stagione dei grandi incarichi: la statua di Sant’Agnese nella nuova Basilica di S. Eugenio a Roma, la grande Crocifissione per la nuova Basilica di S. Leone Magno a Roma, la grande Via Crucis per la nuova Basilica di S. Giovanni Bosco a Roma. Sul fronte dell’arte civile realizza, fra molte altre opere, il grande Monumento ai Caduti di tutte le Guerre di Teramo. Di quest’ultimo complesso monumentale Fortunato Bellonzi afferma che è doveroso additare, oltrechè la qualità espressiva, il conveniente inserimento urbanistico ideato dallo scultore come fulcro-fontana di uno spazio aperto alla vista della campagna, delle colline, dei monti.
Questa stagione culmina con il grande gruppo equestre “Il giovane Cavaliere della Pace”, che compie un viaggio bene-augurante per il mondo a partire da Hiroshima nel 1989, per continuare con il Palazzo dell’Onu a New York, quindi con l’Ermitage a Pietroburgo ed il Museo Tretiakov a Mosca, il Parlamento Europeo a Strasburgo, la Galleria d’Arte Contemporanea a Budapest. per posarsi infine stabilmente sulle colline di Colignì a Ginevra.

Grandi mostre antologiche di Crocetti si svolgono alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele” di Roma ( 1984), all’Ermitage (dove dal 1992 gli viene dedicata una sala permanente), in Giappone (1998) con un’esposizione itinerante che raggiunge tre importanti Musei e viene visitata da 50.000 persone.
La notorietà dello scultore giuliano in Italia è decisamente inferiore alla sua grande produzione. Una sproporzione derivante certamente anche dalla sua mancata adesione, nell’arco dell’intera esistenza, a qualsivoglia “movimento”:l’artista – scrive Carlo Ludovico Raggianti nel 1984 – fin dai suoi primordi non si è posto problemi che ha considerato intellettualistici od inutili, e in ciò ha notevoli analogie con Manzù, compresa la convinzione profonda, anche se inespressa, che l’arte si cambia con l’individuazione formale, non con dottrine o programmi e con i loro verbali e contingenti combattimenti.
In Venanzo Crocetti, del resto, il senso della classicità è quasi congenito: migrato dentro la sua mente, la sua maniera di guardare il mondo e di comunicarcene l’apparenza per il tramite delle forme. Ma lo scultore, ovviamente coltissimo, si muove nella storia artistica senza alcuno scolasticismo o spirito di culto, la sua convivenza col passato è naturale come la sua sicurezza di distaccarsene. E’ indubbio che questo atteggiamento di libertà e di consapevolezza deriva dalla preminenza che l’artista dà all’imperativo, che ogni volta si presenta, di siglare formalmente una temperatura sentimentale spesso insinuante e talora scottante. (Ragghianti).


Museo Venanzio Crocetti
via cassia 492 – 00189 roma mar_dom 10-13/15-18, ingresso 2 euro.
inaugurazione 13.XI dalle 17.30
apertura al pubblico dal 12.XII


[exibart]

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