21 gennaio 2003

Asse Venezia-Milano, accordo Bevilacqua – Viafarini – Careof. Ma era proprio indispensabile?

 

di

VeneziaLa Fondazione Bevilacqua la Masa per promuovere i giovani artisti sceglie Milano come polo di arte contemporanea. E non solo per quanto riguarda i curatori (per le prossime mostre saranno Gianni Romano e Roberto Pinto, per non dire appunto che la nuova direttrice artistica è Angela Vettese). Seguire la missione indicata dal testamento di Felicita Bevilacqua La Masa, secondo cui l’opera avrebbe dovuto occuparsi della promozione dei giovani artisti, è il principio guida della collaborazione che la Bevilacqua La Masa ha stipulato con il centro di documentazione Arti visive Care of Viafarini di Milano.

L’accordo raggiunto con l’associazione Viafarini/Care Of di Milano riguarda
l’archiviazione e l’esame del lavoro dei giovani artisti: i dati veneziani affluiranno a un bacino di carattere nazionale in via di formazione, denominato indicativamente “Italian Area ”.

Fin qui la notizia cui, come ci piace, apponiamo il nostro pensiero. E infatti vediamo questa scelta come ennesima occasione persa per la città lagunare. Comportandosi in questo modo, Venezia non fa che incrementarie la sua caratteristica rinunciataria, non fa che abdicare a suo rolo di città polo dell’arte contemporanea riconoscendo il vero polo – come dice il comunicato qui sopra – in Milano.Piazza San Marco
Ma, ci chiediamo, davvero Venezia ha bisogno di appoggiarsi alle città vicine? Davvero la città della Biennale non ce la può fare da sola neppure ad organizzare un archivio di giovani artisti?
Venezia avrebbe, potrebbe avere, un ruolo geopolitico formidabile. La sua posizione, la sua cultura e la sua storia potrebbero farne il punto di riferimento culturale di tutto l’est europeo dal punto di vista artistico. Tutto un ventaglio di centinaia di artisti, da Praga al Pireo, potrebbero convergere su un nuovo archivio da crearsi autonomamente a Venezia e avente come compito ed obbiettivo proprio quello di far da ponte tra est ed occidente europeo. Forse, dunque, l’ennesima occasione perduta.
Ci pare che la bravissima Angela Vettese faccia come fanno molti milanesi: pensare – in buona fede, per carità – che al mondo esista solo Milano. Pazienza.


per informazioni: info@bevilacqualamasa.it; www.bevilacqualamasa.it

[exibart]

16 Commenti

  1. ma chi se ne frega di viafarini e del fratello gemello careof?????? Non se li caga più nessuno perchè apertamente troppo “alla moda” e spinti più dalla novità per la novità senza badare al contenuto che alla promozione di veri talenti. Venezia deve cambiare certo, ma non assomigliando a milano.

  2. Bene, bene, bene! Ci voleva. Un grande articolo. Inutile farsi le pippe sulle potenzialità dei paesi e delle arti dell’est se poi nemmeno le istituzioni deputate hanno il coraggio di investire su questo. E poi, non c’era il G.A.I.?

  3. triste triste triste..la colonizzazione continua…
    colpa anche di chi li chiama certi personaggi, pensando di svecchiare un po’ si svende

  4. mi unisco al coro dei ‘forza venezia’. la città fa uno sforzo talmente sovrumano ad ospitare la biennale che difficilmente si impegna in lavori che prendono tanto tempo e pazienza (la costituzione di una collezione permanente di arte contemporanea ad esempio). mentre assolutamente dovrebbe farlo. però chissà, l’asse bevilacqua-via farini può anche significare interdipendenza, non necessariamente dipendenza. che non è male. e non vedo niente di male nel diffondere la pratica di archivio di giovani artisti che ha intrapreso milano con viafarini. magari a venezia con gli artisti dell’est. o no?

  5. Cara Valeria; a Venezia una grande collezione d’arte contemporanea c’è, ed è Ca’ Pesaro, finalmente appena restaurata. Che poi una grande parte dei capolavori che contiene sia nei magazzini è altro discorso. A Venezia c’è inoltre il più grande archivio d’arte contemporanea italiano, l’A.S.A.C.; quindi, dal punto di vista delle potenzialità in chiave storica e di ricerca, Venezia ha le carte in regola più di Milano. In merito all’accordo con Viafarini, il principio espresso nel comunicato stampa diffuso (cito: La Fondazione Bevilacqua la Masa per promuovere i giovani artisti sceglie Milano come polo di arte contemporanea), di per sé stride con quello che auspichi. Se Venezia deve risorgere, lo deve fare grazie a Venezia e non grazie a Milano, perché Venezia non è una città marginale che abbia necessità di appoggiarsi a qualcuno (sono parole rubate dalla discussione in chat). Ok la politica di rete, ma questa va vissuta in modo propositivo, attraverso la progettualità, non subendo passivamente un modello, così territorialmente identificato, localizzato.
    Venezia ha un ruolo strategicamente importantissimo, tra est e ovest, e su questo bisognerebbe creare un modello. Per altro a Venezia e Padova gli archivi ci sono, e sono quelli del G.A.I.; la scelta fatta li delegittima in modo allarmante.

  6. che milano sia ‘polo’ non significa che sia l’unico nucleo d’arte contemporanea; di poli di solito ce n’è due, si presume che l’altro (sottinteso) sia venezia. no? non vedo tutta questa negatività nel volere unire le forze di 2 città che in modi diversi sono importanti snodi dell’arte contemporanea. che poi dietro ci sia tutta una truppa di curatori/critici milanesi, in testa la vettese, dietro pinto, è vero. ma alla fine è gente che per venezia si sta impegnando e ci sta portando qualcosa, non vedo scopi ‘predatori’ in tutto questo. a volte il problema dell’italia è proprio questo localismo eccessivo, il voler affidare (per conoscenze, per tradizione, per conservatorismo) le città ai propri abitanti e basta, ‘venezia ai veneziani’ etc. L’identità è importante, ma va costruita nell’interazione continua con il diverso ed il nuovo. ora, che venezia sia eccessivamente ‘aperta’ da questo punto di vista non c’è dubbio, ma è aperta in modo superficiale, per eventi effimeri che non durano nel tempo. ci vorrebbe un cambiamento radicale, a rischio di mutarla fortemente. e comunque mi risulta che la costituzione della collezione a ca pesaro sia rallentata fortemente dagli anni 70 in poi. ti (alfredo) prego di correggermi se sbaglio.

  7. non sono d’accordo con Arabella. Pinto e Romano sono inattaccabili. Oltre ad essere milanesi sono di residenza (l’uno è romano, l’altro è campano). Il vero problema è questa scelta milanocentrica sull’archivio

  8. e’ vero, forse vifarini e’ un passo falso, ma chi sarebbero “certi personaggi”? i nomi chiamati da Vettese hanno un curriculum invidiabile, chi altro ci sarebbe in Italia?

  9. 1
    l’articolo è mal posto, forse si critica bonami perchè è fiorentino?

    2
    venezia è isolata tranne che per la biennale, vogliamo fare qualcosa per aiutarla o dobbiamo dare retta a qualche artista sfigato (arabella, trovati un gallerista!)

    3
    Vettese, Romano, Pinto… ce ne fossero. Qual’e’ l’alternativa (bravo Elia)? I curatori del Trevi Flash Art Museum? O quelli che firmano mostre di cui non conoscono neanche gli artisti? Vi meritate Alberto Gin Fiz!

  10. caro Tonelli
    sono sempre ben disposto quando si fa una critica, c’è sempre molto da imparare, però in questo caso non mi sembra che tu entri molto nel merito della questione … non credo che i giudizi debbano passare attraverso una questione di certificato di residenza. Io, come Gianni Romano (o tanti altri critici e artisti), abito a Milano perché in questa città è più facile lavorare e spostarsi. Non credo che Milano sia l’unico centro culturale italiano (soprattutto di questi tempi), ma se ci sono delle esperienze positive con cui creare delle sinergie ben vengano. Mi piacerebbe che si discutesse di più sui contenuti proposti come spesso avviene già su exibart. Con l’ammirazione di sempre

  11. Caro Roberto, non mi pare che l’articolo sia critico nei confronti di Bonami. Anzi, se qualcosa mi sentirei di dire di Bonami è che, almeno fino ad ora e nonostante alcune critiche prive di fondamento, sta facendo bene il suo lavoro: e non parlo solo di Exit che, nel bene e nel male, ha fatto discutere molto di arte ed in modo costruttivo, ma anche per le numerose occasioni in cui ha fatto parlare di sé (interviste, incontri, conferenze, mostre, ecc.). Insomma ha fatto sentire la sua presenza, non si è sottratto, è andato in prima persona a vedere e a discutere. Gli articoli su Ex a lui dedicati non si contano negli ultimi mesi.

  12. Caro Roberto,

    questo mio articoletto velenoso forse stato interpretato in troppi modi. Non era assolutamente mia intenzione criticare la scelta della Vettese di incaricare te e Gianni per realizzare delle mostre a Venezia. Anzi, e mi è capitato di dirlo a Gianni per telefono qualche tempo fa, la notizia mi ha fatto piacere. Citarvi all’inizio di questo pezzo mi è servito esclusivamente per delineare una linea di tendenza che poi ha portato alla cosa che criticavo: l’affidamento dell’archivio Bevilacqua alle tutele di Viafarini e Care/of.
    Ovviamente la stima per queste istituzioni è totale, e lo stanno a dimostrare le numerose recensioni apparse su questa testata. Ma ci siamo permessi di dissentire sulla scelta che ha portato “Venezia a scegliere Milano come polo del contemporaneo”, come citava il comunicato stampa che mi ha fatto saltare sulla seggiola. Io credo che Venezia non debba puntare su niente se non su se stessa. Anzi, credo che la città lagunare abbia potenzialità per diventare polo aggregante del movimento artistico dell’est europa.

    Ti saluto anche io con stima. M.

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