05 ottobre 2003

Paolo Picozza. Pittore sconosciuto, rassegna stampa formidabile. Ecco perché…

 

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Paolo PicozzaAbbiamo notato un lungo articolo su Repubblica.it –testata che non dedica molto spazio all’arte giovane- ma non abbiamo dato peso alla cosa. Poi abbiamo trovato una segnalazione con tanto di foto nelle pagine di “Società” de L’Espresso e abbiam fatto finta di niente; successivamente una bella scheda su Il Venerdì di Repubblica, sempre in uno spazio che non dà mai visibilità alle gallerie private. E per finire un piccolo articolo sul supertrendy D – La Repubblica delle Donne
La mostra del pittore Paolo Picozza (nato a Latina nel 1970 e Roma-based) ha collezionato una rassegna stampa formidabile pur essendo in una galleria di seconda o terza fascia e pur vantando un protagonista semi-sconosciuto e dal curriculum acerbo (anche dalle non geniali opere, a vedere dalle immagini pubblicate…).

Alla fine di questa Picozza-week le domande, come diceva un vecchio anchorman, ci sono sorte spontanee. Perché testate importanti e prestigiose che dedicano così poco spazio all’arte giovane hanno avuto tutto questo entusiasmo per un mediocre pittore? E soprattutto perché la stessa mostra è stata segnalata da quattro testate della stessa casa editrice (Gruppo Editoriale L’Espresso) creando un clamoroso effetto ridondanza che è considerato il fumo negli occhi da qualsiasi editore che possa disporre di più testate?

Spesso lasciamo le domande aperte all’interpretazione dei lettori. Questa volta, indagando un poco, abbiamo tentato di trovare una risposta.
Eccola: il testo in catalogo della mostra incriminata è firmato da Gregorio Botta.Paolo Picozza Chi è Botta? Nientepopodimenoché il vice-direttore de La Repubblica. Il quotidiano incorruttibile e moralissimo, il quotidiano che si schifava davanti all’Italia marcia degli anni Ottanta, il quotidiano -udite, udite!- che da dieci anni insiste come un vecchio bisbetico sul trito tema del conflitto d’interessi. Insomma potremmo aver preso un abbaglio, ma tutti gli indizi indicano proprio che Botta, in barba al prestigio (?) del quotidiano di cui è dirigente, sia riuscito a piazzare un articolo sul suo amico pittore in tutte le testate del gruppo. Togliendo spazio a mostre ed artisti sicuramente più meritevoli e facendo cadere i quattro giornali coinvolti in una serie di contraddizioni e banalissimi errori editoriali.

Vorremmo che anche i lettori notassero, indipendentemente dalle nostre dispettose segnalazioni, queste assurde anomalie. E che, in edicola, scegliessero di conseguenza, distinguendo con cognizione di causa chi informa e chi disinforma. Ma questo, in un’Italia intellettualmente sonnacchiosa e abboccona, è chiedere troppo. Per ora.

link correlati
L’articolo su Repubblica.it


La mostra:
Paolo Picozza – Terrain Vague
Galleria L’Affiche, via dell’unione 6, Milano. fino al 18 ottobre
testo in catalogo di Gregorio Botta


[exibart]

18 Commenti

  1. Mi rattrista leggere articoli di questo tipo. Credevo poi – ingenuo – che una rivista d’arte (l’articolo credo non sia firmato) non volesse abbassarsi tanto da sparare offese così puerili. Pazienza. Spero sia solamente un fulmine a ciel sereno.
    Premessa: io non sono un lettore di Repubblica, né dell’Espresso, né tantomeno avevo mai sentito nominare questo Paolo Picozza.
    Punto primo: caro pubblicista, non le fa onore criticare un autore ammettendo di non conoscere le sue opere! (le sue parole: “anche dalle non geniali opere, a vedere dalle immagini pubblicate”)
    Punto secondo: bene, può andare il fatto che sia riscontrabile un’anomala pubblicità per la mostra di Picozza. Questo – certo – è doveroso farlo notare ma lei, caro pubblicista, avanza dei dubbi sul prestigio stesso di Repubblica, una delle testate italiane indubbiamente più importanti, professionali, prestigiose, serie, storicamente fondamentali, e su cui scrivono alcuni tra i più validi intellettuali del paese. E avanza dei dubbi (su una rivista d’arte!)con una leggerezza insopportabile (le sue parole:”indicano proprio che Botta, in barba al prestigio (?) del quotidiano di cui è dirigente….)
    Punto terzo, e il vaso trabocca: lei non può, caro pubblicista, cercare di convincere i suoi lettori a non comperare Repubblica, perché le persone (attenzione) sanno scegliere che giornali leggere, e magari anzi ne leggono più d’uno, senza bisogno degli stimoletti paternalistici di un anonimo salvatore della patria. Ecco le sue parole (a tratti inquietanti): “Vorremmo che anche i lettori notassero, indipendentemente dalle nostre dispettose segnalazioni, queste assurde anomalie. E che, in edicola, scegliessero di conseguenza, distinguendo con cognizione di causa chi informa e chi disinforma. Ma questo, in un’Italia intellettualmente sonnacchiosa e abboccona, è chiedere troppo. Per ora”.

    Spero che quel secco “per ora” conclusico sia una minaccia soltanto, come dire “ideologica”.

    In fede,
    Filippo Toppi.

  2. Ritengo sia giusto segnalare l’anomalia ed il conflitto d’interessi del caso in questione. Comportamenti di questo tipo sono da censurare senza discussioni.
    Ma paragonare questa piccola storia con l’enorme conflitto d’interessi di Berlusconi offende l’intelligenza dei lettori.
    Siate seri, per favore!

  3. penso che non ci sia niente di così stupefacente nel vostro articolo, sicuramente Paolo Picozza ha fatto quello che fanno tutti gli “ammanicati”, ha sfruttato delle conoscenze.
    iniltre trovo però poco corretto e poco professionale il vostro comportamento nel giudicare mediocre questo pittore che a me risulta nella norma e in linea con gran parte del panorama artistico e con la merda che oggi gira e che voi condite con ricchi giudizi solo perché di gente conosciuta!!!!!!!
    vergognatevi!!!!!!
    almeno non dite nulla.
    faccio i miei complimenti a Paolo Picozza
    BRAVO!!!!

  4. Vi siete resi conto che il caporedattore della Repubblica-Cronaca di Roma, tal Giuseppe Cerasa sembra conosca solo un gruppo di artisti (o frequenta solo il salotto della Simona Marchini) perche tutti gli anni, da almeno tre, solo loro ilustrano il racconto pubblicato ogni settimana assieme alla cronaca.
    Anni ’60 fino alla fine degli ’80. Ma cosa è succeso a questo Cerasa dopo? E’ diventato cieco? Paralizzato? Non si è più guardato in giro? Ma Botta dove era? Il Pratesi dove era?

  5. da notare anche la pubblicità che gianluca marziani fa a dario ghibaudo tramite lo “Specchio” della stampa di questa settimana.
    Scandaloso!!!

  6. E bravi i nostri segugi di Exibart, peccato che abbiate messo insieme molti indizi.. tralasciando poi la notizia vera. La quale notizia è: il povero (e bravo in verità) Paolo Picozza, occasionale capro espiatorio di un’abitudine assai diffusa nelle riviste d’arte, altri non è che il… figlio di un redattore di Repubblica, tal Carlo Picozza.
    E ci voleva tanto, segugi dei miei stivali??

  7. “Mai giudicare un libro dalla copertina”.
    come si può essere attendibili critici di una mostra che non si è vista?Tutti dovremmo essere liberi di esprimere i nostri giudizi ,che sono sempre rispettabili,ma mai cadere nell’errore di avere pregiudizi,che suonano sempre come strumenti per parlare di altro e non giudicare l’oggetto in questione con cognizione di causa.
    La differenza tra me e l’anonimo autore dell’articolo è che io alla mostra a milano sono andato e l’ho potuta apprezzare moltissimo e lui che ha giudicato “mediocre ” Paolo Picozza da quattro piccole foto di quadri che tra l’altro non comparivano nella mostra senza aver veramente conosciuto il lavoro ed eventualmente il merito dell’artista.
    Mi chiedo se l’anonimo conosca la differenza tra un buono e un cattivo ufficio stampa?

  8. Come amante della comunicazione più che dell’arte mi chiedo se l’autore pensasse di fare “informazione” attraverso il panegirico banalotto e qualunquista che, “con cognizione di causa”, non si da nemmeno la pena di firmare.
    E proprio perché l’incitamento ultimo è quello di spronare l’Italia, “intellettualmente sonnacchiosa e abboccona”, a carpire le “assurde anomalie” propinate dalla stampa faziosa che mi permetto, con umile spirito in verità, di far notare al Watzlawickiano anonimo la singolarità del suo articolo.
    Le sembra normale, Dott. Nessuno, che si pretenda di fare informazione per sentito dire?
    E’ come affermare che una pietanza è prelibata senza averla mai assaggiata, descrivere le meraviglie di un luogo senza averlo mai raggiunto, affibbiare ad un autore l’epiteto di “mediocre” senza conoscerne il percorso artistico.
    Mi chiedo invece se il dietrologico pubblicista non sia stato sobillato da qualche gruppo editoriale di opposta fazione e che l’oggetto vero del testo delatorio non fosse quello di gettar fango sull’antagonista più che sull’autore e la mostra in se.
    Caro Dott. Nessuno, se fosse così la capirei, visto che la pagnotta è dura da conquistare e che la voce del padrone strilla oggi più forte che mai.
    Altrimenti se l’intenzione era un’altra, lei mi conferma nuovamente l’opinione che l’arte va lasciata agli artisti più che alla critica, riservando unicamente alle persone impressioni e sensazioni.
    Comunque, in entrambi i casi, ha colpito nel segno: mi ha decisamente convinto a visitare la mostra!
    Michela Valeri

  9. Caro Paolo Picozza..
    In barba a tutti sbrigati, diventa famoso che ho bisogno di raccomandazione.
    Non ho visto la tua mostra..
    ma conosco te…
    che dire crepi chi ci ostacola.
    Saluti cari

  10. Vorrei far notare all’anonimo, “coraggioso” estensore dell’articolo, che il conflitto di interessi tutto è tranne che trito, purtroppo per il paese e per chi manco se ne rende conto. Leggere megalomani farneticamenti di tal fatta, pur riconoscendo un uso diffuso in tutte le testate di segnalazioni per amici e conoscenti (exibart compreso), e considerare più grave il pezzettino su un pittore che ha la grave pecca di non essere conosciuto da chi scrive rispetto alla mostruosa situazione di “anomalia” democratica dell’Italia, fa solo dubitare della sanità mentale di tale ridicolo fustigatore di costumi (altrui, naturalmente)

  11. definire Picozza “…artista mediocre…” fa pensare due cose: o non avete visto la mostra o è stata recensita da uno che s’intende di pittura…. EDILE!!!!
    Fareste più bella figura a togliere questo articolo.

  12. Chi ha scritto l’articolo, presumo lavori in una redazione e chi, come me, lavora in una redazione sa benissimo che le pubblicazioni avvengono prevalentemente per scambi di favori…. che sia repubblica, il corriere, o chissà chi succede così… quindi caro redattore, smettiamola con questi atteggiamenti meravigliati, quando tu per primo, la prossima volta che scriverai un articolo sarà solo per fare un favore ad un amico……… tutte le testate lo fanno… TUTTE!!!

  13. Non è per fare il buonista, ma che ne dite, dopo la scomparsa di questo pevero ragazzo non sarebbe forse il caso di togliere questa stronzata di articolo, astioso e infamante, dalla rete?

  14. un ragazzo che muore 40 anni, sia esso pittore muratore, attore, fa sempre una gran tristezza ci tocca….ma non negate la verità oggettiva di quest’articolo

  15. Non posso non scrivere due righe su quanto letto..sopratutto sul commento del Sig. FIlippo…o meglio no..il suo commento…si commenta da solo..io penso che molte persone farebbero bene a stare zitte.

    per quanto riguard ail sig. pubblicista..lui fa il suo lavoro ed espone un pensiero e considerazione…e certo non è che la “morte” di un pittore..di un uomo sopratutto..possa far cadere nel silenzio tale considerazione..

    Siamo ancora di fronte al finto buonismo?credo proprio di si..

    E certo non si deve vergognare chi fa delel considerazioni..chi espone un problema..chi “denuncia”..

    Ma poi i morti son tutti buoni e belli..no?

    Per onorare una scomparsa ci vorrebe il silenzio..un pensiero tra se e sè e basta.

    bell’articolo invece.i miei complimenti…ce ne fossero di coraggiosi…

  16. si, ma poi, erano davvero “Amici” il pittore e il relatore del testo del catalogo? ne è così sicuro lo scrittore dell’articolo? E se proprio vogliamo provocare: è peggio un presidente del consiglio amico di mafiosi, piuttosto che un pittore amico di relatori di testi di cataloghi d’arte, o sbaglio? insomma, non è un po’ poco per far polemica e tirare in ballo la decadenza culturale italiana?

  17. Non è un caso che molti geni muoiano incompresi.
    A sentire certi commenti appare chiaro ed evidente.
    La qualità dell’informazione, si sa’, non è generalmente gran cosa.
    Spenderei invece le parole in questi spazi per elogiare la pittura di Paolo che, grazie al cielo, molti di noi hanno avuto modo di vedere in questi anni e sono sicuro continueremo ad ammirare per molti ancora.
    Ricordo che quando acquistai una sua opera non si volle neppur far riconoscere. Mi chiamò qualche tempo dopo e più d’una volta perchè era preoccupato che la tela sul telaio s’alletasse.
    Ritengo che veramente amasse la sua pittura ed i suoi segni.
    Segni che arrivavano dritti dal cuore alla tela.

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