05 luglio 2004

fiere_resoconto Liste 04

 
La prova del nove arriva dalla quarta edizione della Young Fair. Una conferma al bilancio positivo dell’edizione 2004 di Art Basel: Liste quest’anno non stecca. Location da centro sociale, 49 gallerie, 4 italiane. Vi raccontiamo il nostro giro all'ex fabbrica Warteck…

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In tempo di Europei di calcio, viene comoda una metafora. Sia chiaro che lavorare sui giovani costringe a giocare sempre all’attacco. In una scuderia di artisti accreditati a livello internazionale esistono delicati equilibri di carattere relazionale, promozionale, strategico ecc. ma certo, dal punto di vista della qualità e dell’opera secca, una spirale di Richard Serra o una colonna tortile di Toni Cragg offrono garanzie anche per periodi non proprio favorevoli. E’ concesso, in qualche modo, di giocare anche in difesa. Alle gallerie che svolgono ricerca nel campo dell’arte emergente no.
E solo un coktail difficile di scelte programmatiche, scelte progettuali e soprattutto scelte di singole individualità, pescate in mezzo ad un cospicuo mazzo, porta dei risultati che, tuttavia, sono sempre rimessi in gioco. Stante che, i giovani artisti, o diventano famosi e allora spesso finiscono per prendere il volo verso porti più sicuri oppure… rimangono giovani tutta la vita.
Ecco perché, tener d’occhio le gallerie degli emergenti, è un po’ come dare un’occhiata allo stato dell’arte nel breve-medio periodo.
Una premessa per spiegare, in modo semplice, il ruolo della Liste nell’ambito dell’annuale kermesse estiva di Basilea.
Da anti-fiera ad anti-pasto e anti-camera della medesima, fermo restando il suffisso è questione di desinenza. Semmai ci fosse ancora qualche illuso che -tradito dalla location da centro sociale dell’ex fabbrica di birra Warteck (in barba a quelle che, in un paese civile, dovrebbero essere le più elementari norme di sicurezza e di accessibilità) e dai galleristi trasformati in una sorta di squatters– pensa di trovarsi al cospetto di un evento dallo spirito libero e antagonista, sarà il caso che abbandoni quest’idea in fretta. Qui la selezione è durissima, la professionalità degli operatori coinvolti altissima, gli investimenti cospicui.
Consci di questo, possiamo pure farci il solito giro.

peres project, vista dello stand
Le gallerie

49 gallerie provenienti da 20 paesi. La parte del leone la fa la triade Gran Bretagna (6), Germania (7) ed USA (8), con quest’ultima che può contare su ben 4 new entry. Per quanto riguarda l’Italia, stesso numero di gallerie di Francia e Svizzera, 4, con l’unica novità di T293 di Napoli, che ha preso il posto di Francesca Kaufmann, promossa alla Messe come già era successo per Noero e Raucci/Santamaria lo scorso anno. Rispetto allo scorso anno mancano all’appello Sonia Rosso e Laura Pecci, per scadenza di mandato. Che prevede che a Liste partecipino gallerie aperte da non più di 5 anni e che le presenze non possano essere, per logica matematica svizzera, più di 3 o 4.
E’ una pittura piuttosto vivace quella di Oliver Ross, ad Ausstellunggraum (CH), specie perché, partendo da un immaginario stradaiolo vicino ad Erik Parker, sviluppa un’originale plasticità concettuale attraverso la collocazione, sulla tela, di rifiuti (lattine) od oggetti (rotoli di carta igienica).
Magari è un’esagerazione, ma che la canadese Lawrence esponga le seghe dipinte di Jason McLean fa tanto genius loci, specie perché nell’ironia del dettato tradisce pure la vicinanza all’area Royal Art Lodge e Raymond Pettibon.
La polacca Raster si segnala soprattutto per le semplici ma efficaci planimetrie domestiche fatte di scatti dal soffitto di Aneta Grzeszykowska (una tortura per la lingua) e Jan Smaga: le sequenze disegnano strutture geometriche che sintetizzano vissuto e abitudini quotidiane.
david casini
Interessanti, dalla tedesca Kadel, le foto del collettivo inglese Henry VIII’s Wives, anziani che rimettono in scena icone della storia del ‘900, impersonandone i protagonisti, dalla guerra dalla Conferenza di Yalta alla guerra in Vietnam.
Bene lo olandesi e soprattutto con artisti locali, la video artista Saskia Olde Wolbers, vista anche in giro per l’Italia, da Diana Stigter, e l’attivista Marc Bijl da Upstream.
Lo spirito trasgressivo di Los Angeles emerge tutto nell’allestimento di Peres Project: il contesto industriale giova senza dubbio a composizioni di stickers come quelli di Ryta Silvester, che si sviluppano dal muro lungo il pavimento. Ma c’è altra buona pittura e disegno, con i lavori di Dan Attoe e quelli di Matthew Greene, ispirati da un immaginario magico e sulfureo.
jason mc lean
C’è anche una galleria turca, dal nome fantasioso, Galerist: scherzi a parte, il video di Hussein Chalayan non è neppure male.
Konig (D) e Krupp (CH) si spartiscono il rigore geometrico di Johannes Wohnseifer, piace il video scanzonato di Phil Collins dalla newyorkese Maccarone.
Infine le italiane. Artisti nord europei per Maze, con l’interessante islandese Katrin Sigurdardottir e il danese Henrik Plange Jakobsen. Per Zero, invece bene gli italiani, Frosi, Gennari, Roccasalva e Micol Assel. Alla 404, più che il diluito Angelo Mosca, si fa apprezzare un surreale e sempre ispirato Ivan Malerba mentre la new entry napoletana T293 gioca bene le sue carte, con Casini ed i suoi i paesaggi disegnati, montati su ampie e atre cornici rotondeggianti art nouveau, ma anche con la prima e indetia sculturina in ceramica su minerale di quarzo, Gonzato, con il noto telaio di biciletta rubata bagnato in oro 18 Kr., Pennacchio Argentato, con una spirale roteante vicina allo spirito dell’esplosione di caramelle alla moviola vista ad Assab One, i video di Rossella Biscotti e l’olandese Erik Van Lieshout.
Per la prima volta anche Liste assegna un premio, di 15.000 franchi, ad un giovane artista diplomato nelle scuole d’arte svizzere. E l’assegnazione al lavoro sperimentale, tra disegno e suono, di Kathrin Stengele, è sembrata una buona scelta.

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alfredo sigolo

[exibart]

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