22 novembre 2004

fiere_resoconto Artissima 11 barcolla ma non molla Torino, Lingotto Fiere

 
Ed eccoci giunti al momento della verità. La kermesse torinese era attesa al varco dopo la zoppicante edizione 2003 e le meritate critiche mosse subito da Exibart. Com’è andata? Sono bastate qualche pezza e buone vendite? Vediamolo...

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Se ne parleranno bene sarà per ingraziarsi per essere riammessi tra gli espositori il prossimo anno, se ne parleranno male sarà per ripicca per l’esclusione in questa edizione. Qualunque posizione avessimo tenuto nel tradizionale commento post fiera l’appiglio per le critiche sarebbe stato agevole trovarlo. Ce n’è mai fregato qualcosa? E allora spallucce e via.
Diciamo subito che il bilancio conclusivo della fiera non è negativo: i visitatori sono stati 30.000 circa come l’anno scorso, ma con un giorno in meno (anche se un giovedì in più non avrebbe fatto molta differenza). Soprattutto -parlando di cose serie- si è venduto discretamente e, considerati i numerosi concorrenti dell’affollato panorama fieristico autunnale (Frieze, Fiac, Bruxelles, Colonia, Miami), questo impone una sola via a Torino: stando che gli affari grossi sui big dell’arte contemporanea si fanno e si faranno sempre altrove, Artissima assuma definitivamente il ruolo di leader europeo nel campo del collezionismo dell’arte emergente, potenziando e valorizzando l’indiscutibile originalità del proprio format.
160 gallerie provenienti da 21 nazioni (50% di straniere), 21 New Entries tra le gallerie fondate dopo il ’99 e la sezione Present future, con progetti monografici selezionati da un board di curatori internazionali (Patrick Charpenel, Emma Dexter, Eike Munder, Rochelle Steiner), a loro volta riselezionati da una giuria di collezionisti per aggiudicare il prestigioso Premio Illy.
Due le novità rispetto allo scorso anno: la sezione Constellations riservata a 15 opere fuori scala selezionate dal Comitato Scientifico di cui faceva parte anche la neodirettrice dell’Arsenale alla Biennale di Venezia Rosa Martinez (forse una presenza intempestiva) e Art & Chat, interviste con importanti collezionisti internazionali a cura della Vogue arteditor Mariuccia Casadio.

artissima_jimmie durham
Constellations

L’anno scorso c’era stata Videolab, la rassegna di videoart che era una buona carta da giocare, magari sprecata dal punto di vista dell’allestimento. Al suo posto ecco la novità: opere di grandi dimensioni, museali, esposte dalle gallerie in giro per la fiera. Ma quale novità? Questa Unlimited in bagnacauda non ha né il fascino né la qualità dell’originale di Art Basel. Per di più la dislocazione tra gli stand rischia di paralizzare le opere per asfissia.
Fanno così brutta figura i pezzi stagionati di Luisa Lambri, da Guenzani, si perde la casa asimmmetrica di Vedovamazzei, del Magazzino d’Arte Moderna e, udite udite, non si salva neppure il Richard Long di Tucci Russo, non certo la migliore opera del maestro.
Sembra parcheggiata in un supermercato la storica carrozza per mozzarelle di de Dominicis da Pio Monti, soffoca miseramente un maestoso Kiefer di Lia Rumma, passa inosservata la nuova scultura di Enzo Cucchi (Paolo Curti&Annamaria Gambuzzi) incuriosisce ma si smarrisce anche la San Pellegrino Fountain di Rob Pruitt di Franco Noero (che raddoppia con una seconda installazione nello stand). Ad emergere, alla fine, è la Petrified Forest di Jimmie Durham di Franco Soffiantino, a suo agio nonostante tutto.

Present Future
Argomento delicato, perché proprio su questa sezione si sono concentrate molte delle critiche a questa edizione di Artissima. E l’attribuzione a sorpresa del Premio Illy (€ 10.000 + progetto per le tazzine Illy Collection) a Manuele Cerutti presentato da Estro di Padova non ha fatto che rincarare la dose.
artissima_Manuele Cerutti
Detto che è da constatare che la scarsa qualità complessiva dei progetti presentati e un dimesso allestimento hanno penalizzato questa sezione che è un punto di forza della fiera, alla fine Cerutti non ha rubato nulla: è un bravo pittore, un emergente com’è nello spirito del premio e, soprattutto, i collezionisti lo hanno votato. Ok, il giovane torinese ha un solo lavoro e forse acerbo. Ok, si sarebbe potuto premiare il bravissimo Malerba. Ma Malerba è da esportare più che da premiare in patria, dove è già noto. Tagliargli la faccia rischiandolo sul premiuccio italiano è un delitto.
Tra gli stranieri interessante soprattutto la ricostruzione dell’intervista a Sartre di Gerard Byrne (Green on Red, Dublino) ma andare a caccia di voti con un video di 44 minuti è da polli. E siccome la credenza spiritata di Vincent Kohler (Donzévansaanen, Losanna) è divertente ma leziosetta e la pur bella scultura di Jeff Ono (Perugi, Padova) appare troppo americana per l’Europa, i conti tornano.

Il giro delle gallerie
25 gallerie in meno quest’anno e la scelta di una selezione più rigida ci sta per conservare la godibilità dell’evento. Solo che se i tagli avvengono nel novero anglosassone (-8 tra GB e USA) e gli assenti sono del calibro di Aspreyjacques, Paul Stolper, Sadie Coles, Corvi-Mora, Spencer Brownstone e Clementine, allora non ci siamo proprio. Cresce decisamente la presenza italiana e, per una fiera che rivendica uno spirito internazionale, non è un bel segnale. Facciamoci il giro.
artissima_Luca Francesconi
Le torinesi
Eterogenee e a tratti originali le proposte delle gallerie padrone di casa.
Carbone.to porta le due ultime personali di Calignano e Laura Viale, il primo con ottimi lavori su packaging industriale, la seconda con eleganti mappature e tracciati in MDF.
Persano invece punta tutto sulla personale storica di Calzolari. Ci voleva, visto che nel sondaggio di Exibart sui poveristi, il vulcanico artista bolognese naviga in zona retrocessione.
In crescita la friulan-torinese Sonia Rosso: bene in fiera, con Myles, Bismuth, Monk, King e originale in galleria, con i sogni mostruosi ma innocui del bonaccione Peter Land.
Biasutti e Biasutti trasforma lo stand in un banco di frutta e verdura grazie a Piero Giraldi in veste di novello Arcimboldo, mentre da NicolaFornello brilla soprattutto una splendida interpretazione di Don Chisciotte di Sara Rossi. Cavalca la personale di Carol Rama in galleria Masoero, i video dell’ottimo Jesper Just Maze, forse il più interessante evento degli opening in città del sabato sera.

Le milanesi
Complessivamente le milanesi non spiccano per novità. Tutti classici per Lia Rumma, con Kentridge, Gursky, Ruff, Beecroft, Kosuth. E lo still da Lips of Thomas di Marina Abramovich (’75-’97) è una chicca.
Marella continua l’interessante approfondimento sull’arte cinese, che va pure di moda. Sia le acrobazie di Li Wei che le scolarette di Weng Fen, sebbene già viste, sono comunque di grande fascino. Tra gli italiani c’è il nuovo lavoro di un Francesconi in forma che si trascina un albero morto per le golene del Po.
Solito affollamento da Colombo, dal quale emergono Pancrazi, Laboratorio Saccardi e Scotto di Luzio. Tutti disegni per Emi Fontana: di Sam Durant, Monica Bonvicini, Mike Kelly, Liliana Moro, ecc.
Conferma la maturazione di Sassolino Galica, spiccano da Kaufmann gli Skull drawings di Brad Kahlhamer, decisamente originali e qualitativamente interessanti. Non si rompe la testa sull’allestimento Paolo Curti: non può sbagliare sui nomi di Erik Parker, Cucchi, Carsten Nicolai. Se poi piazza un ottimo Picco e indovina la new entry Ann Craven, che gli si può dire?
I freschi disegni pop e pseudo graffitisti del giovanissimo Dennis Tyfus, da Zonca e Zonca, sembrano usciti da un video di Radiohead o Moby. Uno invece che ormai regge alla distanza è Bartolini, che pianta la gente per terra da De Carlo.
Curioso allestimento infine da Toselli, con l’arte in miniatura di Francesca Fornasari e Francesco da Molfetta.

Le romane
Tra le romane, Bonzano mette in mostra Luca Rento, con lavori suggestivi che vien da definirli foto animate più che video, celebra Ontani, sempre lucido, la raffinata Lorcan O’Neill, dà lodevolmente spazio al video il Magazzino d’Arte Moderna.
Da rivedere le new entry Oredaria e V.M.21, forse poco coraggiose.

artissima_Pennacchio Argentato
Le napoletane

Umberto Di Marino presenta un Montesano che si sofferma sul dettaglio di oggetti quotidiani e il figlio di un Dio minore, Eugenio Tibaldo.
Matteo Basilé non può essere in discussione, ma ai nuovi lavori da Franco Riccardo manca solo lo slogan per essere manifesti pubblicitari: manierista!
Alla T293 ci sono le novità di Marco Zezza, Nemanja Cvijanovic, che rilegge Kosuth con i complimenti del maestro, una stimolante parentesi minimalista di Paolo Gonzato. Delude invece la pianta impiccata dei PennacchioArgentato.
Un Artiaco compassato mette in mostra un bel wall painting di Sol Lewitt e un grande lavoro di Charlton. Molto più schizzata invece Changing Role, ma nel disordine ci si diverte, e Guido Cabib lo sa bene.

Le altre
Nelle città minori si viaggia sul binario bifronte. A Brescia si confrontano Minini e Fabio Paris. Altalenante il primo, con ottime foto b/n di Elisabetta Catalano, inediti acquerelli di Chiasera ma anche un lezioso lavoro della Ligorio, fiasche e zampogne di Sabrina Torelli (“Respiri”). L’altro accoglie con uno zerbinone di Dario Neira e consolida la linea tecnologica di Ceolin e 01.org .
A Verona tenta la strada del rinnovamento Swinger Art, con idee ancora un po’ confuse; meglio Arte e Ricambi per il bel disegnone di Didier Rittener (già Swiss Art Awards) e il nuovo corso di Andrea Galvani.
Si confrontano le due facce di Padova, Estro e Perugi; vince la prima con il giovane Cerutti nel Present e Future, si rifà l’altro nello stand e in Constellations con Chris Gilmour.
artissima_Loris Cecchini
Fuori contesto le due bolognesi: L’Ariete e Spazia sono dei classici, Artissima dovrebbe cercare tra gli spazi alternativi.
Solitaria Continua che, tenendo fede al suo nome, non tradisce le attese: divertente Marcella Vanzo che trasforma la mamma in un pungyball, suggestivo l’intervento a parete di Cecchini, eleganti i nuovi lavori di Kendell Geers con inchiostro indiano.

Le straniere
Cominciamo con la nutrita e convincente rappresentanza giapponese. Murata and Firiends è avamposto berlinese di artisti orientali come Toko Takahashi, che presenta una spassosa rilettura dei tagli di Fontana su zainetti, affettati da samurai. La Japanese Experience è tutta rappresentata da Tomio Koyama, con Nara, Murakami e Miyake, del quale circolavano (anche da Suzy Shaammah) graziose sagomine a € 500. Tra le novità segnaliamo i teneri animaletti dipinti di Yuko Murata da Side 2.
Quasi imbarazzante la partecipazione spagnola, per fortuna si registrano segni di risveglio dal deserto transalpino. Magda Danysz scommette sul graffitismo di Miss Van e su Ultralab e il nostro Golia fa coppia con Kristallnacht di Matt Collishawartissima_Jeff Ono da Cosmic, quasi un parallelo raffinato con i cristalli infranti dei ritratti famosi di Jota Castro, da Kamel Mennour, probabilmente una delle opere meno appariscenti e più convincenti dell’artista.
Tra le belghe va sul velluto Maes & Matthys, con la rilettura della pubblicità Del Monte fatta da Minerva Cuevas, vista nell’ipermercato senese di Calabrese.
La lussemburghese Beaumont Public dimostra invece definitivamente che i bacherozzi di Jan Fabre non stupiscono più nessuno.
Sul fronte danese buona la prima di Gimm Eis e divertente il Peter Land (personale da Sonia Rosso) di Nicolai Wallner; su quello austriaco incanta sempre il trasformismo di Brice Dellsperger da Lisa Ruyter.
Le slovene Škuc e Gregor Podnar si caratterizzano per l’originalità delle proposte che non indulgono mai nel formalismo.
Ma la più bella sorpresa è la greca metallara The Breeder, con i ritratti dell’olandese Iris Van Dongen e i simboli americani incatramati di Marc Bijl.
E, a proposito di America, le newyorkesi fanno il loro senza strafare: c’è l’emergente Julie Mehretu per The Project, ci sono i suggestivi ritratti di Deborah Harry dei Blondie, fatti da Roberta Bayley per Modern Culture.artissima_Marc Bijl
Priska C. Juschka tradisce un po’ le attese, non può sbagliare Maccarone Inc., con un famoso video di Felix Gmelin celebrato all’ultima Biennale.
Alla fine la palma va a Lombard-Fried e non solo per i disegni sanguigni e crudi di Naomi Fisher ma anche per lo spassoso video di Cao Fei: in Cosplayers si rivive la giornata tipo dei supereroi giapponesi; e tra duelli e morti arriva pure il momento di farsi rammendare il costume dalla mamma, di prendere l’autobus come se niente fosse, di consumare una frugale cena in famiglia negli ingombranti costumi.

Conclusione
Artissima è un patrimonio da tutelare ma ha bisogno di nuova linfa, lo sa perfino la stampa locale. Dalle pagine di Torinosette, l’inserto de La Stampa emerge perfino il progetto di una collaborazione Torino-Milano per fondere la gloriosa Artissima e la mai decollata Miart in un unico appuntamento nel nuovo quartiere fieristico ambrosiano di Rho-Pero. Fantascienza? Chi vivrà vedrà. Ci vediamo ad Artissima 12. Con un nuovo direttore, per favore.

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alfredo sigolo

[exibart]





20 Commenti

  1. solamente una precisazione:
    manuele cerutti in present/future non ha mostrato un solo lavoro ma 3 dipinti per raccontare il progetto ” dodici gusti “.
    (l’immagine dell’opera inserita nell’articolo di Alfredo Sigolo non fa parte del progetto vincente).
    grazie
    elga pellizzari
    galleria estro

  2. forse non sono stato chiaro: intendevo dire che, giocoforza in quanto artista emergente, l’artista torinese non ha una carriera da raccontare. Ha un lavoro, un progetto da proporre intorno al quale lavora, lo stesso per il quale si era segnalato per la prima volta a Quotidiana.
    Questo, fuor di metafora, ha autorizzato qualche gallerista straniero a definirlo ancora un dilettante. Per quanto mi riguarda, come ho scritto, condivido l’attribuzione perché credo sia nello spirito del concorso premiare anche wild card che mostrino talento.

  3. Bravissimo Malerba? ma non scherziamo, per favore. E’ il peggio della provincia italiana. e tra 3 stagioni non se lo ricorderà più nessuno. Cerutti è una boccata fresca nella pittura italiana, finalmente!

  4. facile dire .. ha bisogno di nuova linfa..
    penso che artissima ne abbia gia troppa ..il denaro messo a disposizione per gli acquisti
    per esempio… dovrebbe servire come incentivo a
    gallerie giovani e straniere, invece come è stato speso quest’anno o gli altri anni…
    i collezionisti italiani, spendono più in patria o all’estero? torino, milano, bologna..
    il problema non sono le fiere, che comunque vantano allestimenti e organizzazioni che x esempio un armory show di ny sembra un mercatino a confronto… ma quanto l’arte contemporanea sia al centro di un interesse politico nel nostro paese.
    n.b. anche chi va in giro x gli stand a far notizia , dovrebbe essere meno superficiale.

  5. Credo che tra i doveri di un gallerista c’è anche quello di difendere un suo artista da critiche soprattutto se sono ingiustificate.
    Ho solo da confermare il trend che finora c’è stato, Malerba è acquistato non solo da importanti collezionisti ma anche da noti galleristi, tra cui la fondazione della nota galleria di Zurigo Hauser & Wirh (questo acquisto avvenne a LISTE04); la stessa cosa è accaduta anche ad Artissima. L’apprezzamento di importanti addetti ai lavori è un ottimo segno per il futuro dell’artista e mi dispiace per Luigi ma tra 3 anni, Malerba ci sarà, eccome!

  6. A chi non capisce l’importanza di Malerba se ne accorgerà fra qualche anno…quanto siete poveri e prevenuti. (oltre che invidiosi)

  7. Cerutti è più originale e tecnico di Malerba, mi dispiace per il suo gallerista. Il fatto che ci siano gallerie che lo acquistano, non dice nulla. Se ne dovrà riparlare tra 10 anni, forse. Comunque, discutere tra Cerutti e Malerba mi sembra di poco conto. I veri artisti innovativi in Italia non se li fila nessuno. Un nome tra tutti? Gli 01.ORG, i più grandi “net-artisti” visionati finora.

  8. Ma qua non è mica in gioco chi è meglio l’uno o l’altro, per me possono andare avanti entrambi. Una cosa però è indubbia, Malerba è un buon artista

  9. Malerba ha suscitato qualche interesse perchè rappresenta il folclore della provincia, fa tenerezza. Come tutte le cose ingenue, deboli e modeste che la storia spazzerà via inesorabilmente.

  10. A Vittorio, ma che stai a dì ??? Ma che folklore d’Egitto ??? ma dove lo vedi?? se non ci vedi bene, vatti a fare una pennica che è meglio !

  11. Giusta frase va ridetta :”A chi non capisce l’importanza di Malerba se ne accorgerà fra qualche anno…quanto siete poveri e prevenuti(oltre che invidiosi)”!

  12. Riccardo da Venezia ma quale pittura allo sbando, fatti un bel viaggetto a New York ma anche a Londra e renditi conto. I confini sono fatti da chi li attraversa.
    Alla deriva ci stai arrivando tu se non ti muovi!

  13. silvia, prima di vomitare il tuo nervosismo leggi bene ciò a cui vuoi ribattere. ho detto la pittura italiana, non quella londinese o newyorchese, che persegue soluzioni e ricerche aggiornate. da noi si premiano e si espongono (vedi la mostra di villa minin) poveri ragazzi come malerba o elisa rossi, privi di ogni cognizione di pittura. il risultato è, appunto, la penosa deriva che caratterizza il prodotto pittorico medio nazionale.

  14. Caro Riccardo… e meno male che Leonardo da Vinci disse che “la Pittura è cosa mentale” qua invece siamo ancora a ragionamenti tipo: “non ha cognizione della pittura”.
    Si vede che sei di Venezia. Traspiri muffa da tutti i pori !!!

  15. appunto, cognizione mentale. ha ragione riccardo. chiunque abbia frequentato la scena inglese o statunitense si rende conto perfettamente che la pittura italiana è claustrofobica, non incide, non ha cognizione, idee, sostanza ed energia. qualche eccezione sera stia venendo fuori, speriamo. ma certo non gli imrattacarte di cui sotto!

  16. Confondete la cognizione relativa all’uso del pennello con la pittura. La Pittura è soprattutto una attività intellettuale e poi di pennello. Se non hai una tua visione del mondo che te ne fai delle regolette imparate in accademia ??.. al max potrai fare i ritratti ai turisti a piazza S. Marco.

    Non a caso tra i maggiori pittori del 900 ci sono molti che voi avreste definito imbrattacarte (Matisse, Kirkner, De Kooning, Pollock etc…)

  17. siglio, guarda che stanno dicendo quello che dici tu anche riccardo ed enrico. secondo me sei una polemista da salotto, una arruffapopoli della domenica. ripigliati, è natale, non vedere tutto questo livore attorno a te.

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