21 maggio 2009

VOCI DAL FUTURISMO

 
di ginevra bria

Sono finalmente esplose le celebrazioni del centenario del movimento di Filippo Tommaso Marinetti. Quello stesso Futurismo che, cent'anni fa, ha dovuto varcare i confini per trovare ascolto. Futurismo che, per non morire mummificato sull'altare dell'arte, ha voluto liberarsi da qualsiasi forma di museificazione. Quello stesso Futurismo che, infine, sembra oggi dimentico delle aderenze al Regime, che lo hanno oscurato per alcuni decenni...

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Per evitare che venga mistificata o specularizzata l’aura, ormai centenaria, dei seguaci di Marinetti, “Exibart” ha incontrato alcuni tra i curatori dei principali eventi italiani legati a questo primo centenario. L’intenzione è quella di ricostruire, attraverso il pensiero di alcuni studiosi della cultura d’avanguardia futurista, che cosa significa proporre e indagare il Futurismo oggi.

Cent’anni fa, Filippo Tommaso Marinetti completava l’ultima stesura del Manifesto di fondazione dell’appena nato Futurismo, che, per una serie di eventi, non riuscì a declamare in Italia. Forse fu solo grazie alla cassa di risonanza offerta da Parigi che il Manifesto divenne un caso internazionale e di portata messianica”, spiega Ada Masoero, curatrice a Palazzo Reale di Milano della mostra Futurismo 1909-2009. Dinamismo+Arte+Azione. “Cent’anni dopo, si moltiplicano un po’ ovunque le celebrazioni, la prima delle quali, in anticipo su tutti gli altri eventi, è ‘Le Futurisme à Paris’, inaugurata a ottobre al Centre Pompidou, un omaggio di tipo gallocentrico che rilegge il Futurismo come un movimento gregario del Cubismo francese”. Ada Masoero prosegue: “In mostra a Palazzo Reale, invece, attraverso un percorso di quasi 400 opere sono esposti tanto i geni delle radici futuriste quanto chi, dopo la morte di Marinetti, ha avuto rapporti filologici diretti con i futuristi e ne ha tratto una lezione. A Palazzo Reale è in mostra la cultura della quotidianità futurista, attraverso elementi che rappresentano il movimento nel momento in cui ha riportato le dimensioni di arte e vita all’interno dell’orizzonte umano. Ci sono più di cento opere nella sezione riguardante il primo decennio del secolo, si trovano parolibere, libri, e oggetti. Ancora: sono visibili sale interamente dedicate al Teatro delle Luci, agli anni ‘20 con prevalenza dell’Arte Meccanica, agli anni ‘30 con le sperimentazioni materiche. Non mancano le salette dedicate alla cinematografia e alla fotografia futuriste, curate direttamente da Giovanni Lista”.
Carlo Carrà - I funerali dell'anarchico Galli - 1911 - olio su tela - cm 185x260 - Museum of Modern Art, New York
Ed è proprio Lista a sottolineare che, “per la mostra milanese, ho deciso di proporre una visione storiografica serena e matura del Futurismo in seno all’arte italiana: come si è articolato, cos’ha proposto sul piano dei valori formali, da dove è venuto e dove è finito. La mostra comincia da Previati e si conclude con Fontana, passando ovviamente attraverso Boccioni, Prampolini ecc., ma escludendo le figure minori, che non hanno conquistato un posto duraturo nella storia. È una visione da manuale e non un guazzabuglio di pittori poco significativi, anche se attivi al seguito di Marinetti. Il Futurismo, oggi, va consegnato alla storia”. E per quanto riguarda l’attualità del Futurismo? “Per me, prima del mondo delle idee artistiche viene innanzitutto un’attualità di natura etica e morale”, sostiene Lista. “Sono sicuro che per Marinetti il superamento del passato significasse anche abolire la tradizione dei Capuleti e dei Montecchi, dei Guelfi e dei Ghibellini ecc., da sempre causa della rovina degli italiani”.
Seguendo lo stesso filo logico-temporale interviene anche Daniele Lombardi, curatore a Roma con Achille Bonito Oliva di Futurismo Manifesto 100×100: “Marinetti nasceva poeta simbolista, uomo di alta cultura in tutte le sue manifestazioni. L’avanguardia che ha creato era immaginazione e creatività al potere secondo un’idea di interattività la quale rende improbabile un sistema piramidale di potere. La sua piramide casomai era rovesciata, secondLa musica futurista (Manifesto futurista), in Il Futurismo. Rivista sintetica illustrata - dicembre 1924 - cm 29x23o un procedimento iperbolico, e l’arte serviva a rendere possibile una comunicazione orizzontale che non prevedeva alto e basso, bensì un atteggiamento estetizzante che faceva alzare a tutti lo sguardo. In questo senso”, prosegue Lombardi, “il parallelismo tra regimi totalitari del passato e l’attuale società mediatica rende visibile una forte risonanza in quanto, mentre verso gli anni ‘30 la cultura scivolava verso le masse con lo strapaese, oggi le televisioni commerciali e gli altri media hanno anestetizzato le nuove generazioni, facendo scivolare la vita culturale nel trash. Cosa avrebbe pensato Marinetti del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi o di tutti questi giochi di ruolo e lotterie che sono sintomo di una forte crisi identitaria?”.
Preservare il nome del Futurismo da simulazioni erronee, ecco il compito dell’Isisuf: “È la sigla che identifica l’Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, fondato a Milano nel 1960 dagli ultimi futuristi”, spiega il Presidente, Atto Belloli Ardessi. “Questa è l’unica istituzione creata per raccogliere l’eredità diretta e le ultime conquiste del Movimento. Lo stesso poeta visivo Pino Masnata scrive: ‘2 dicembre 1944. F.T. Marinetti muore a Bellagio. Noi Futuristi in una riunione fatta a Milano, nella mia casa, il 1° marzo 1950, dichiariamo chiuso il Futurismo perché nessuno ne possa sfruttare il nome limitandone o rovinandone l’importanza. Si progetta un Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo sotto la Presidenza onoraria di Benedetta Marinetti’. Ed è con questa stessa intenzione che stiamo per inaugurare FuturDome, proprio alla fine del 2009”. Di cosa si tratta? “Questo progetto sarà un non-museo, creato su ispirazione futurista, all’interno del quale la gente potrà abitare. Noi dell’Isisuf riteniamo che per le celebrazioni del centenario sia più importante parlarne non attraverso rivisitazioni forzate. È più corretto storiograficamente, invece, rievocare il Movimento o attraverso mostre documentali con materiali originali (eventi che inaugureremo persino durante il 2010 a Tokyo) oppure promuovendo i micro-movimenti di avanguardia, attraverso progetti artistici paralleli che non emulano il Futurismo, ma che invece portano avanti l’idea e il concetto di futuro, anche attraverso il panorama contemporaneo”.
Progetto FuturDome - aprile 2009 - interno - courtesy Isisuf, Milano
Sembra dunque lecito affermare che il Futurismo in sé, oggi, possa esser considerato “estinto”, dopo la morte di Marinetti, avvenuta nel 1944. La pensa così anche Luigi Sansone, curatore per la Fondazione Stelline di F T Marinetti = Futurismo: “Il Futurismo muore con la morte di Filippo Tommaso Marinetti. Viene infatti a mancare l’anima e il movimento si spegne anche perché poi i membri stessi sono stati decimati dalle due Grandi guerre mondiali. Ci sono stati poi, è vero, artisti quali Crali, Acquaviva, Belloli, Regina e altri, che hanno concluso il Futurismo superandolo; e hanno di fatto cercato di conferire una nuova continuità storica al movimento. Ma è filologico e fisiologico affermare che la loro è un’impronta quasi totalmente diversa rispetto agli inizi. C’è stato un periodo storico nel quale i futuristi sono stati messi da parte e accusati di strumentalismo fascista, quando in realtà alcuni di loro erano in politica solamente a scopo patriottico, per recuperare le terre irredente di Fiume, come Boccioni e Gargiulo”. E Marinetti? “Marinetti si è presentato in politica alle elezioni con il Futurismo, ma lui è uno spirito libero e se ne vuole fin da subito andare. Il poeta ha rapporti difficili con il fascismo, fin da subito, dissentendo apertamente dal partito alla promulgazione delle leggi razziali. La mostra alla Fondazione delle Stelline vuol fare il punto sulla figura di Marinetti, che sponsorizzava il movimento. Lui era il grande pubblicitario del Manifesto, esportandolo in tutto il mondo. Luigi Russolo - Solidità nella nebbia - 1912 - coll. Gianni MattioliMarinetti è da ricordare anche come artista delle ‘Parole in libertà’ e delle ‘Parolibere’, che hanno influenzato molte correnti e artisti degli anni ‘10 e ‘20 e ’30, portando poi al manifesto della Fotografia e dell’Aeropittura. Marinetti era un personaggio ipercinetico”,prosegue Sansone, “era interessato a tutto quello che rappresentava la modernità: dalla scienza, alla meccanica, dal movimento all’abbandono, in letteratura, della metrica in versi. Lui è un grande esploratore della moda, del teatro e più in generale della cultura; di quel motore cioè che racchiudeva tutto lo scibile umano e anticipava, rivoluzionandoli, i cambiamenti in atto della società. La vera rivoluzione di Marinetti è stato il cambiamento radicale apportato a una nazione che era ancora di stampo ottocentista; un’Italia fatta ancora di agricoltura e poco propensa a farsi guidare dal mondo delle scoperte. Innovazioni che avrebbe dovuto cambiare per sempre l’umanità”.
Dello stesso avviso è Gabriella Belli, direttrice del Mart: “Tutta la storia del Mart, a partire dagli anni ’80, è sempre stata legata ai grandi fenomeni dell’arte italiana del Novecento e dunque necessariamente anche al Futurismo. Il Mart si è sempre impegnato ad agire come centro di studi e di ricerche delle avanguardie, diventando luogo di promozione e progettazione di mostre. Il Mart, per questo motivo, ha sempre curato moltissimo le acquisizioni dei diversi patrimoni archivistici, ottenendo, fra gli altri, gli archivi Carrà, Crali, Russolo, Thayaht e, non ultimo, quello Depero. È venuto dunque a costituirsi un fondo importante, che può contare su un vasto patrimonio, fonte di progetti che hanno continuato e tuttora continuano a gravitare attorno al Futurismo”. E la ricorrenza di quest’anno? “Il centenario è da considerarsi come un motivo in più per dimostrare la nostra responsabilità culturale tanto nei confronti del Trentino e di artisti come Depero o Baldessarri, quanto del Museo Casa Depero. Sede che ha riaperto esattamente come era stata concepita dall’artista, e cioè sulla base dei progetti originali dell’epoca, anche se ampliata per fornire maggiori servizi, e come sede museale, non come abitazione privata. Con ‘Futurismo 100. Illuminazioni’, inoltre, grazie allo studio, alle ricerche e ai grandi apparati critici stilati per questa rassegna, intendiamo inserire il Cubofuturismo e le avanguardie tedesche come sorgenti del Futurismo. Fonti vive di relazioni artistiche ed estetiche che non erano ancora state messe in rilievo, in precedenza, in alcuna mostra. Antonio Sant’Elia - La città nuova, casa a gradinata su più piani - 1914 - matita e inchiostro su cartaÈ importante, infatti, che il Futurismo alle soglie del suo centenario venga visto, oggi, secondo una prospettiva di continuità. Lungo la mia carriera trentennale ho avuto spesso a che fare con il Futurismo. E mi sono resa conto che il Movimento creato da Filippo Tommaso Marinetti rappresenta il filo rosso dell’arte italiana del XX secolo. Per quanto riguarda il Futurismo, infatti, è impossibile decidere quando sia finito realmente. All’interno della sua spinta avanguardista si trova tutta la storia, gli aspetti performativi, l’arte della parola e le sperimentazioni fotografiche che hanno spaccato i confini dell’arte nel secondo Novecento”. E oggi? “Ritengo che il Futurismo, al di là di confuse rievocazioni e di ‘scimmiottamenti’, debba continuare a esser considerato come una matrice di grande innovazione, celebrando un movimento che ha dato all’arte italiana una sua continuità e un’aura di modernità”.
Resta in argomento Ester Coen: “La mostra che ho curato al Mart vuole dare al Futurismo una prospettiva diversa. Quel che ho voluto fare, come storica dell’arte, è stato di conferire uno sguardo ben focalizzato su uno dei molteplici aspetti del Futurismo. Anche dal titolo è intuibile che io abbia voluto mettere in evidenza il senso di energia, di accensione e di vitalismo che il Futurismo comunica alle avanguardie del Nord Ovest. Il punto di partenza di questa mostra è fissato all’esposizione futurista del 1912, presso la galleria Bernheim-Jeune a Parigi. A partire da quest’evento, mi è piaciuto far riverberare tutto il senso di espansionismo estetico che connota il Futurismo. Questo tipo di irradiazione avviene attraverso un impegno fervido e incessante del gruppo di Filippo Tommaso Marinetti, gruppo che stilisticamente trasmette innovazione e prende contatto con le altre avanguardie. A me, in qualità di storica dell’arte, interessa far emergere, da questo percorso, uno sguardo più analitico e una ricerca di senso precisa. Con ‘Illuminazioni’ dimostro una delle mie intuizioni, storicamente comprovata, riguardante l’impressionante diffusione, l’allargamento e l’estensione del pensiero che influenza, in quel periodo, molti artisti”. Le prove? “Siamo riusciti ad avere in mostra un dipinto di Ernst del 1916. In questa tela si avverte tutta la tensione energetica, la direzionalità delle linee e la forte carica emotiva che, come una risposta potente, arriva da parte di giovani pittori, in approdo sulla scena artistica di quegli anni. È da dire che questo percorso si sofferma maggiormente sul primo Futurismo, periodo più propenso a creare iniziative che dimostrassero la forza e il dinamismo dell’arte, mentre nel secondo Futurismo si avverte l’idea replicante di alcune poetiche. Questa mostra è quindi una ricerca alla bellezza e alla scoperta di quell’enorme cassa di risonanza che è stato il Futurismo; una rassegna che passa dalla frammentazione cromatica e brillantissima di Severini, al primo Chagall cubista per arrivare a un primo Kandinsky. Tutte opere eccellenti ottenute grazie alla generosità di musei come la Tate Modern, il Pompidou e il Metropolitan”.

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a cura di ginevra bria

[exibart]

6 Commenti

  1. La mostra del centenario futurista presentata a Palazzo Reale a Milano, è stata curata integralmente da Giovanni Lista e da Ada Masoero, come indicato in catalogo. Ne sono quindi il legittimo curatore. Aggiungo che la proposta di fare questa mostra, la sua concezione generale e il modo in cui è stata strutturata, sono opera mia, come può capire chiunque conosca i miei libri dove si trova lo stesso approccio critico e storiografico del futurismo. Non ho curato “direttamente” alcune sezioni, tra cui ci sarebbero quelle di cinema e fotografia, ma ho curato direttamente la totalità della mostra, cioè tutte le sezioni e opera per opera, come potrà confermarvi la stessa Ada Masoero. Ovviamente, io e Ada Masoero abbiamo lavorato in perfetto accordo e complementarietà. Il giornalismo ha un suo codice deontologico che impone la correttezza delle informazioni date e la cura di una documentazione certa e provata. I miei recapiti sono disponibili ovunque, a cominciare dall’Editore Skira che può confermare quanto detto in questa lettera di cui esigo la pubblicazione integrale sul vostro sito.

  2. Accogliamo la rettifica di Giovanni Lista in merito al ruolo da lui assunto nella curatela della mostra milanese, come d’altronde è chiaramente indicato anche nella recensione della stessa, pubblicata il 24 febbraio 2009 su Exibart.com.

  3. come mai avete modificato il commento di giovanni lista in cui scriveva che ginevra bria aveva agito con superficialità e aveva scritto un articolo poco serio, mal fatto e altro?

    A questo punto è chiaro che non ci si può più fidare di voi.. agite con leggerezza, e non usate gli stessi criteri per tutti..
    se non pubblicherete questo commento ne avrò la prova definitiva
    a questo scopo avete danneggiato perfino il server?

  4. Gentile “critico serio”,
    il suo commento, come vede, è stato pubblicato. Il commento di Giovanni Lista è quello che ci ha inviato via mail avvalendosi del sacrosanto diritto di repica. Replica, fra l’altro, che si riferisce in almeno un punto importante a un virgolettato, dove dunque la responsabilità dell’estensore dell’articolo è piuttosto limitata.

  5. CA REDAZIONE

    Da quando il diritto di replica significa modificare il testo originale del commento di Lista?

    E’ una prassi a cui non siete mai ricorsi.
    assolutamente non corretta.
    Mi chiedo come mai abbiate considerato necessario agire così.

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