20 maggio 2007

Vuoi fare l’artista? Trovati un altro lavoro. Un’indagine della Fondazione Agnelli

 

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L’artista, in Italia, deve trovarsi un’altra attività per vivere. L’arte, spesso, non dà pane. Questa sconcertante, ma assai realistica asserzione, è il frutto di una ricerca di due studiose condotta grazie a una borsa stanziata dalla Fondazione Agnelli e dalla UniCredit Private Banking, e ripresa dal quotidiano La Stampa. Oggetto, in particolare, l’arte, il suo mercato, il reddito che fornisce, realtà indagate grazie a 150 questionari e 250 incontri con artisti, galleristi, critici. «Intanto la maggior parte di essi proviene da famiglie benestanti e quasi due terzi hanno un secondo lavoro», rivela Giulia Bondi, che con Silvia Sitton ha condottolo studio. A vivere di sola arte, è solo uno su cinque. Il reddito medio dei giovani artisti – compresi aiuti famigliari, stipendi e borse di studio – s’attesta attorno ai 13mila euro e diventa inferiore del 20% se si tratta di donne. La vita dell’artista italiano è difficile specie se – come sostengono i ricercatori e come sottoscrive anche il fotografo Francesco Jodice – vive in certe città del Sud. E allora che fanno i giovani artisti italiani? Emigrano. «Olanda, Inghilterra, Germania, Usa rappresentano i miti – assicura la ricerca -. Ma il 66% degli intervistati rinuncerebbe volentieri a cercare il successo lontano da casa se potesse avere, qui, uguali opportunità».

[exibart]

19 Commenti

  1. Le giovani ricercatrici sono state brave. Vorrei avere la copia del loro lavoro.Noto che pur essendo un campione limitato, la probletatica risponde “in generale” alla situazione, nel Sud non tanto, è molto più difficile. Per scoprirlo? Fare una indagine sulle pagine dei quotidiani locali leggere le recensioni,chi scrive e di quali artisti, gallerie,incontri,commenti,proposte etc. Anche dall’oservatorio locale tutto ciò emerge. Non c’è nessuna opportunità seria.Un giovane laureato,preparato, o un giovane ricercatore hadifficoltà mastodontiche nel Sud da supe-rare. L’artista,nenache se riesce ad andare
    alla Biennale può vivere d’arte dopo e anche dopo i suoi studi, le sue ricerche. I commit-tenti dove stanno?Il collezionismo da chi s’informa? Perchè le “manifestazioni colla-terali” della Biennale di Venezia non vengono fatte e aperte in ogni regione? Gestite dagli addetti ai lavori di provata professionalità con titoli di studio specifici e delle AA.BB.AA/MIUR-AFAM. L’Istituzione della Biennale Veneziana quale programma ha in piedi per sostenere la ricerca di tutti gli artisti pur se validi, non sono presenti nei vari padiglioni della Biennale Veneziana? Vivere per fare arte nel Sud ci vuole più coraggio
    che ad emigrare. La Fondazione Agnelli approfondisse con altre brave ricercatrici come le due dell’oggetto, affiancandole ai giovani delle AA.BB.AA. ampliasse i fondi per le borse di studio, dall’Acheologia, all’arte contemporanea(Attinga “denaro” dai Vari Ministeri e dalle varie Associazioni degli Industriali, promuova anche la Cultura della Committenza, faccia un Convegno/FORUM di livello Europeo per avere proposte fattibili ed applicare soluzioni pratiche,snelle, efficaci, operative…), non sono un “utopista francescano” del Sud…, sono un “ingegnere del tempo libero”…Si.E-mail: delpiano.artepura@libero.it

  2. fantastico, f. jodice che si pronuncia su quanto e’ difficile fare l’artista. Non c’e’ limite al ridicolo in Italia

  3. se poi le gallerie vendono e pagano all artista meno di ciò che era stato pattuito o peggio non pagano nulla di nulla è più che una sconcertante realtà!

  4. concordo con Marco (se non erro il nome),tutto questo l osapevamo già , è difficile guadagnare anche perchè ormai è diventato uncircolo vizioso , la maggior parte della gente cerca il risparmio per arredare le proprie case non la qualità o l’unicità.Come già detto altrove , il problema sta soprattutto nel poco interesse che si ha vrso la materia artistica ,si pensa troppo al materiale e poco allo spirituale ,di conseguenza molto lavoro per le industrie e per tecnologie e pochissimo per la creazione artistica .

  5. Un po’ misera come ricerca. Una semplice fotografia dello stato attuale dei giovani artisti in Italia in numeri e percentuali. E la parte qualitativa?

  6. Caro Adalberto… poi pensa se galleristi noti non pagano asolutamente cercando di scappare con soldi e quadri!
    E poi vanno inviano articoli facendo gli onesti a noti mensili carta straccia…
    Purtroppo si capisce perfettamente come mai le gallerie straniere non collaborano con le italiane….

  7. Hanno scoperto l’acqua calda…bravi!!
    E chi non è benestante e/o non ha accesso alle borse di studio si deve arrangiare come può…caspita, dovevamo sentirlo da loro per crederci!

  8. certo mica ci andiamo tutti a drogare come certe persone e poi facciamo le felpe fiat!censuratela adessoc he ne siete capaci

  9. nell’arte non si va piu’ avanti per meritocrazia ma per raccomandazioni .
    Piu’ il lavoro di un artista e’ impegnato e puo’ rompere le scatole piu’ viene insabbiato.
    alle biennali e nei premi vedi quello new york e altri solo gente innocua e gente di lingua svelta figli di questo o amici di quello.

  10. già!
    che bella scoperta!
    lo sapevamo già!
    avere un altro lavoro? certo! ma non è così facile. bisogna anche studiare per avere un’ altra specializzazione. per esempio, fai la specializzazione per insegnante…. e poi? insegni? non si sa!
    10, 15 anni di precariato, ma forse qui in sicilia neanche, non ti chiamano, allora devi andare nel paesino sperduto del lombardo veneto. bello!
    non solo, e se insegni, e vuoi portare avanti la carriera “d’artista” , non hai nessuna agevolazione, cioè se fossi insegnante di ruolo allora si, ma precario no! non ti spetta niente. nessun diritto, nessuna assenza giustificata se per caso hai da fare una mostra o vinci qualche concorso.
    poi dicono che in Italia manca la creatività, che altri paesi sono avanti a noi, che da noi non si guarda al futuro, ma certo, ovvio…come si fa?
    ci vorrebbe una reale politica di incentivazione e di opportunità, per far crescere la cultura e l’arte. oppure emigriamo tutti!
    oppure inventiamoci qualcosa!
    S.

  11. Se invece di invitare e far lavorare gli artisti stranieri alle varie biennali, musei di fotografia contemporanea ecc. adottassimo più un’attitudine sciovinista, vedremmo fuggire meno gli artisti nostrani.
    Vorrei aggiungere che non solo gli artisti emigrano, ma pure i ricercatori e – nel mio caso – gli architetti. Segno che in Italia ci sono un po’ di cose che non funzionano…

  12. guardare in report su rai tre la figuraccia che ha fatto sgarbi che vergogna.
    e poi in molte citta’ italiane manca il gai e cosi non si puo’ partecipare ai concorsi nazionali bella selezione nazionale.
    e’ sconfortante e qualcuno deve fare qualcosa.

  13. abbasso le gallerie truffa italiane nullita’ a livelo europeo e internazionale.
    i giovani curatori piu’ vecchi dei vecchi curatori.
    abbasso le fondazioni che comprano dagli artisti cn cifre da miseria avendo i soldi. vergogna .
    scusate ma e’ un piccolo sfogo

  14. Finalmente un sondaggio CONCRETO, altrochè le migliori gallerie, i migliori galleristi, quelli di qualità e quelli più cortesi! Io penso che il secondo lavoro (che poi sarebbe il primo perchè ti da subito i soldi) è una componente di tutti gli artisti. I casi rari li conosciamo tutti, il fatto è che non si può fare 24h su 24h Arte, impazziremmo tutti!
    Percuì che si rispetti il secondo lavoro e lo si proclami con orgoglio, fin’ora nelle interviste ai giovani artisti nessuno ha il coraggio di dire ciò che fa per campare!
    Cari direttori di giornali questi sono le questioni contemporanee dell’arte come della società!!!
    PER QUEL CHE RIGUARDA LA CATTEGORIA GALLERISTI: cari ARTISTI FATEVI RISPETTARE, SE NON VI PAGANO MANDATELI A QUEL PAESE, NE TROVERETE ALTRI PIU’ PROFESSIONALI, NON FATE LE PECORELLE…siete voi che gli date la materia prima!

  15. vedi Omar, hai centrato il punto: la vergogna.
    Gli artisti che si vergognano a dichiarare cosa fanno per vivere invece di rivendicarlo come un segno di coraggio e dedizione è un segno dei tempi.
    Lavorare per mantenersi è da falliti mentre non combinare un cazzo e farsi magari mantenere dai genitori ma carriera artistica non è motivo di vergogna.
    D’altra parte gli addetti ai lavori non ti aiutano, persino questa testata.
    Ricordo l’articolo di Sigolo che dava degli sfigati (con tanto di test) a tutti quelli che in pratica non avevano un successo internazionale.
    Oltra il danno la beffa.
    A noi italiani Omar ci piacciono i nullateneti, i raccomandati, i figli di papà: è una questione di cultura.

  16. Ma perchè all’estero come funziona? L’arte dà reddito a tutti gli artisti? Qui a Londra, come a New York o Berlino, la maggior parte degli artisti lavorano in un bar o in call centre senza avere nessun tipo di vergogna, questa è forse la differenza con l’Italia, dove fanno tutti finta di campare d’Arte, e poi svendono le opere a prezzi ridicoli pur di piazzarle o non le piazzano affatto (e di casi ne conosco che neanche vi immaginate, alcuni proprio tra le exibinterviste…).

    Ma se invece di fare questa ricerca ridicola la fondazione Agnelli mi mandava su un po’ di soldi non era già meno vero quello che dichiarano le due geniali studiose? Gli ha dato una mano anche Unicredit! Poi dicono che la ricerca scentifica in Italia non funziona…

  17. l’arte e’ poco credibile come ogni sistema italiano.
    E’un sistema di favori, garantista dei difettosi, anti innovativo, marcio marcio da fare schifo.

    mille fiere in italia si pensa solo a vendere e a non comunicare piu nulla .
    si fanno le gare a chi fa piu’ esposizioni, a chi vende di piu’.
    si guarda un artista e una galleria per quello che ha e non per quello che e’.

    e poi nessuno ci vuole all’estero.

    le riviste fanno reclame sarebbe meglio aprire le pagine e trovarci salumi o assorbenti pubblicizzati.

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