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Certo la cosa non farà piacere ai moltissimi visitatori di Verona, che dopo il passaggio d’obbligo al balcone di Giulietta – e al limite alle Arche Scaligere – pensano di andarsi a vedere uno dei grandi capolavori del Rinascimento italiano, la Pala di San Zeno del Mantegna. Rimanendo con il classico palmo di naso, visto che l’opera si trova per un restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e la ricollocazione nella Basilica di San Zeno Maggiore è prevista solo tra un anno, in occasione della Festa del santo, a 550 anni dalla sua realizzazione. Ad un anno dall’inizio del restauro si è ora tenuta a Firenze la presentazione dell’avanzamento dei lavori. “Un intervento molto graduale, ispirato alla minima invasività possibile”, ha assicurato Marco Ciatti, direttore del restauro, che ha interessato sia la superficie pittorica che il supporto ligneo e la cornice decorata, queste ultime mai trattate prima d’ora. L’intervento ha messo in evidenza che è proprio l’eccellente qualità tecnica con cui il Mantegna realizzò la Pala ad averle permesso di passare quasi indenne cinque secoli di complesse vicende storiche ed i precedenti restauri, alcuni dei quali molto invasivi.
[exibart]